Giovani violenti, famiglie non riescono più a leggere nei cuori dei propri figli. Lettera

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Inviato da Fernando Mazzeo – Senza il bisogno di conoscere il figlio nelle varie fasi dello sviluppo e di stabilire con lui una relazione d’aiuto, un rapporto educante, la famiglia non può definirsi autenticamente formativa.

Il triste e drammatico episodio di Manduria evidenzia i fallimenti e le nudità di famiglie che non riescono più a leggere nel cuore dei propri figli, ad offrire loro importanti insegnamenti di ordine morale rispettosi di ogni particolare condizione esistenziale.

Una famiglia è sana nella misura in cui essa, in un certo modo, esprime vicinanza e affetto, scolpisce nel cuore le prescrizioni, aiuta il figlio a dare una risposta agli interrogativi che lo assillano e che sono agevoli veicoli verso lo smarrimento del senso della vita.

La buona educazione è il presupposto fondamentale per orientare il ragazzo verso la cultura della bontà, per allontanarlo da ogni atto vigliacco e disonesto e aiutarlo a divenire se stesso.

Pertanto, le violenze e i soprusi nei confronti del povero e indifeso anziano sono attribuibili ad una famiglia, ad una scuola di formazione umana, ormai, senza radici e senza identità, che si trova in situazioni difficili e, quindi, incapace di riaffermare l’alto compito cui è chiamata.

La drammatica interruzione di un processo generazionale di trasmissione culturale e valoriale, iniziato con la costituzione della prima famiglia e, puntualmente, proseguito nei secoli, che in nome di una inquieta e disarmonica modernità ha demolito i vecchi modelli familiari e sminuito il valore della dimensione educativa dei genitori, fa vivere sulla pelle dei più deboli un senso di sradicamento e di abbandono, fa perdere alla scuola e alla
società il più importante e fondamentale punto d’appoggio, agevolando, così, il naufragio e la deriva verso seduzioni pseudo culturali che generano disagio sociale, fenomeni violenti, insuccessi, insoddisfazioni e paure.

La famiglia con le sue tensioni e i suoi limiti, non più unita dall’amore e dall’apertura verso la comunità, priva della naturale tendenza a correggere, ad educare, a promuovere la formazione della persona umana, non ha la forza e i mezzi necessari per continuare a tessere la cultura della comunione e creare nei figli uno stato positivo, piacevole e sereno della mente.

La famiglia, in pratica, non è più il luogo privilegiato dell’incontro tra persone riunite nell’atto d’amore di educare; nessuna voce suscita più fiducia, niente risveglia la passione del paziente cammino verso una vita orientata all’incontro e alla solidarietà.

Purtroppo, l’uomo d’oggi sperimenta sulla propria pelle l’opacità della perduta armonia della famiglia, l’allontanamento dalle radici fondanti la sua saggezza, i suoi insegnamenti, la sua dolce luminosità e corre il pericolo di livellarsi verso il basso, di cadere nel facilismo, di permettere il quotidiano menefreghismo che rattrista e allontana da quell’amorevole
presenza che, in qualsiasi momento, offre nutrimento, sostiene e incoraggia.

L’opera educativa, per essere efficace, deve inserirsi in un clima favorevole e in un vitale e fecondo incontro con i genitori che costituiscono il campo attraverso il quale si sviluppa un ben definito programma formativo, una Ratio Studiorum, volta a tramandare quello che è giusto, quello che è amabile, ciò che è più consono alle virtù e alla natura umana.

La famiglia, per continuare ad essere strumento e mezzo orientato a consolidare un precipuo metodo di formazione mentale, deve operare una continua verifica su se stessa, sul suo fare, sui risultati della sua attività.

In questi tempi di incertezza e di disordine, il venir meno dell’educazione impartita dalla famiglia e la diffusione di culture disgregatrici, impongono il ritorno all’intimità nel nucleo familiare e la coerenza con una missio educativa che si intreccia con l’amore e la gioia del ritrovarsi insieme, del voler abbeverare il proprio cuore alla fonte dell’amore filiale, simbolo di una potenza vitale che unisce e integra.

Una famiglia che non cerca di accompagnare agevolmente i figli nella
insidiosa traversata del deserto della vita, che non esprime il desiderio di donar loro preziosissime regole e risorse morali, è una famiglia anonima, senza memoria e senza futuro.

L’influenza della dimensione familiare dell’educazione sui giovani è
davvero incalcolabile, in quanto, la famiglia (moglie, marito e figli) incarna la memoria comune di un popolo e il ricordo della lotta ancestrale tra il bene e il male.

Per supplire al lento e graduale venir meno della funzione educativa della famiglia, si evidenzia, quindi, la necessità di regolare in modo uniforme la formazione genitoriale, la funzione e l’organizzazione della famiglia, attraverso politiche sociali atte a dare risposte concrete alle numerose richieste di educazione che ci obbligano a dare il giusto valore e il giusto peso all’autorità morale e alla credibilità etica della famiglia.

L’educazione familiare contiene importanti indicazioni pedagogiche che
hanno una notevole validità orientativa e formativa, capace di infondere nuova forza nei giovani e avvicinarli, non agli idoli, alle novità dell’effimero, alle misere luci della noia, ma alla tenerezza combattiva di un genitore che vigila e sussurra all’orecchio del figlio il linguaggio familiare dell’amore che rende buono ogni cuore.

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