I giovani laureati sono insoddisfatti del proprio lavoro senza prospettive: meglio andare all’estero

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GB – Un’inchiesta dell’Osservatorio Bianco Lavoro ha rilevato che il 65% dei giovani tra i 20 ed i 35 anni si dichiara  “non soddisfatto della propria situazione lavorativa” paragonandola a quella dei propri genitori.

L’80% degli intervistati ha comunque  raggiunto un livello di studio e formazione superiore a quello del padre e della madre, ma sono pochissimi (meno del 15%) quelli che hanno ottenuto una posizione lavorativa consona agli studi effettuati e “superiore” a quella dei genitori.

GB – Un’inchiesta dell’Osservatorio Bianco Lavoro ha rilevato che il 65% dei giovani tra i 20 ed i 35 anni si dichiara  “non soddisfatto della propria situazione lavorativa” paragonandola a quella dei propri genitori.

L’80% degli intervistati ha comunque  raggiunto un livello di studio e formazione superiore a quello del padre e della madre, ma sono pochissimi (meno del 15%) quelli che hanno ottenuto una posizione lavorativa consona agli studi effettuati e “superiore” a quella dei genitori.

Motivo molto alto di insoddisfazione è  di non poter aspirare al “posto fisso”, infatti il 60% dichiara che almeno uno dei genitori ha (o ha avuto prima della pensione) un’occupazione nel settore pubblico o privato a tempo indeterminato, ma questo obiettivo è ormai precluso alle nuove generazioni.

Sono perlo più i laureati a non ritenersi soddisfatti, considerano infatti inferiori le loro opportunità di carriera rispetto a quelle dei loro padri e madri che hanno raggiunto al massimo il diploma di scuola superiore.

I laureati con almeno uno dei genitori a loro volta laureati: il 95% dichiara che non ha (e crede di non avere mai) le possibilità ed opportunità lavorative che hanno avuto i genitori.

Insoddisfazione anche per chi ha deciso di lavorare in proprio: il 65% del campione ritiene infatti molto più difficoltoso e “pericoloso” l’iter dell’apertura della partita iva e la strada della libera professione e l’imprenditoria, rispetto a come era 20/30 anni fa.

Va meglio per i giovani emigrati all’estero spostandosi nella comunità europea:  oltre l’80%  è soddisfatto della propria posizione ed opportunità e sente di poter crescere professionalmente ed economicamente per i prossimi anni.

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