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Gianni: un ragazzo fragile che chiede aiuto o un leader negativo da temere? Una vittima o un opportunista che si prende gioco dell’insegnante di sostegno?

Di A. P.
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L’attività dell’insegnante di sostegno inizia come sempre leggendo diligentemente la documentazione ufficiale dell’ASST – Regione Lombardia che presenta il nuovo caso. Il vero problema nasce vedendo che l’osservazione e i dati sintetizzati dall’unità multidisciplinare del Servizio Sanitario Nazionale sono in profondo contrasto.

L’insegnante di sostegno sa che l’osservazione diretta deve essere supportata dalla lettura della Diagnosi Funzionale e del Profilo Dinamico Funzionale che sono stati redatti in sede di Commissione, cioè alla presenza degli specialisti di riferimento.

Fino ad oggi questi esperti hanno deciso la modalità di erogazione dei servizi integrativi relativi all’inclusione scolastica a favore degli allievi con disabilità.

Ricordo che dal 1 settembre 2019 tutto ciò è stato sostituito da un unico documento il “Profilo di Funzionamento” che verrà redatto con la collaborazione dei genitori della persona disabile e con la partecipazione di un rappresentante dell’amministrazione scolastica.

Il PF sarà propedeutico e indispensabile alla stesura del PEI dell’allievo.
La diagnosi che stiamo leggendo descrive Gianni come disabile psichico con episodi dissociativi severi cioè come persona fragile, suggestionabile e con una significativa distanza dal mondo reale.

Lasciando a parte le gravi difficoltà relazionali e alcuni episodi di risposte aggressive, il profilo cognitivo dell’allievo è disomogeneo perché mentre indica importanti carenze nell’area logico-matematica, segnala che alcuni indici legati alle prestazioni linguistiche raggiungono livelli di assoluta eccellenza.

Invece l’osservazione in classe non ci presenta una persona in difficoltà ma ci parla di un ragazzo con il fascino del leader, grande affabulatore, in grado di emergere nel gruppo dei pari e di diventarne il punto di riferimento.
Anche se si tratta di un punto di riferimento negativo – perché costantemente in lotta contro il potere rappresentato di volta in volta dalla famiglia, dai bidelli o dagli insegnanti.

Esaminando il ragazzo si rimane impressionati dalla sua capacità di emergere all’interno del gruppo dei pari: Gianni infatti è in grado di utilizzare un vocabolario ricco, ha una profonda empatia con chi lo ascolta e una grande capacità di sedurre il proprio “pubblico”.

Il suo estremo bisogno di “brillare” nella classe è il metodo che istintivamente utilizza per negare le proprie difficoltà, mascherandole come una invincibile superiorità.

In poco tempo l’intero corpo docente capisce che nella classe è indispensabile rapportarsi con Gianni perché i suoi pareri condizionano il clima generale: quando lui decide che l’argomento è noioso, per tutti la situazione diventa complessa.

In quei casi infatti Gianni disturba, fa versi di animali e critica con precisione l’insegnate che sta parlando, spesso richiamando l’attenzione sui suoi punti deboli.

A quel punto i compagni si comportano da gregari e si lasciano trascinare in questo clima goliardico di allegra ribellione che impedisce all’insegnante di svolgere con successo il proprio lavoro.

Tutto ciò nega al ristretto numero di ragazzi interessati a seguire, la possibilità di lavorare in modo sereno e con ordine.

Quando si verificano questi episodi il clima della classe diventa negativo e soprattutto l’insegnante curricolare e quello di sostegno avvertono un pesante senso di impotenza.

Sembra che un solo ragazzo possa bloccare la professionalità dei docenti e distruggere la buona volontà di tanti.

In effetti in classe inizia a serpeggiare il malcontente perché alcuni compagni si sono ormai resi conto di essere ostaggi dei malumori di Gianni e non accettano di vivere “ai suoi ordini”.

Cioè la fiera baldanza di questi adolescenti è diventata indispensabile per uscire dallo stato di torpore e di rassegnata ubbidienza rispetto ai suoi umori.

Inoltre nelle ultime settimane l’insegnante di sostegno ha vissuto un reale stato di disagio, perché non riusciva più ad arginare la personalità dell’allievo.

Infatti Gianni dopo il primo periodo di frequenza scolastica, ormai ha preso confidenza con le persone e spesso rifiuta la mediazione didattica dell’insegnante di sostegno cercando di servirsene solo per potere spostarsi dall’aula alla palestra, all’aula di sostegno, alle macchinette del caffè senza dovere sottostare ai ritmi previsti per tutti.

Gianni, affermando di sentirsi prossimo a un attacco di panico, vaga da un’aula all’altra come un piccolo re senza territorio, aiutato dal fido insegnante di sostegno.

Dopo un lungo periodo di difficoltà è stato raggiunto un nuovo equilibrio quando il docente di sostegno è riuscito a limitare l’influenza di Gianni costruendo un rapporto vincente con la classe.

Infatti l’insegnante di sostegno ha intessuto con i compagni di classe una vera e propria collaborazione per consentire un buon funzionamento della vita scolastica.

Il cambiamento di punto di vista ha permesso di contenere le smanie di Gianni di essere l’unico protagonista dell’ambiente e ha ridato importanza a tutti gli altri compagni.

In questo caso l’allievo in difficoltà è riuscito a raggiungere uno stato di maggior benessere perdendo una serie di facilitazioni e di piccoli privilegi che non lo facevano sentire veramente parte della classe, i compagni si sono affrancati dalla sua “piccola” tirannia e i docenti hanno avuto di nuovo la possibilità di insegnare.

Per ora gli attacchi di panico tanto temuti da Gianni non si sono presentati e nella classe la vita è scandita da ritmi normali e condivisi da tutti gli allievi.

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