Da Gesù al Perù, dalla scuola statale a quella privata, si arriverà mai ad un sistema duale a finanziamento standard? C’è chi spera nel 2018

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Commento inviato da Suor Anna Monia Alfieri, Presidente Fidae Lombardia

Luigi Corbella – Leggo sul Corriere della Sera del 30 dicembre. “Gesù sostituito con Perù nel testo della canzone di Natale per rispettare gli islamici”. E un po’ mi deprimo. Per carità, massimo rispetto per l’Islam. E anche per i depressi. Ma per il Perù? Perche’ allora, meglio, non “piru’ “, tacchino, in portoghese. La rima c’è e il periodo è anche quello giusto d’altronde.

Non mi risulta che nessuno dal Peru’ abbia ancora commentato. Di tacchini che si lamentano per essere stati chiamati in causa impropriamente però non ho mai sentito. Hanno altro da pensare di questi tempi. La verità è che il social e political correct hanno anche effetti opposti a quelli desiderati. Parlare esplicitamente di sole d’inverno, per esempio, potrebbe imbarazzare, discriminandoli, i molti lombardi che a gennaio al posto del cielo spesso vedono accendersi e spegnersi solo una lampada al neon. Eliminare le parole, o sostituirle con una accurata interlocuzione, fa diventare misterioso e pauroso quello che non si può più chiamare con il suo nome. L’Innominato, il Manzoni insegna, spesso stigmatizza, anziché normalizzare. Cercare accurate e scientifiche sostituzioni per evitare di chiamare in causa le diverse prospettive che la vita offre semplifica, certo. E’ molto più difficile è faticoso spiegare. Ma sviare è un viatico eccezionale per creare nuove generazioni che avranno paura di tutto quello che per omissione gli è stato nascosto. Sole compreso. Ed è questo il compito della scuola? Laccare di vernice trasparente la storia, le culture, le esperienze, per neutralizzare i colori dell’arcobaleno? Chiudere tutti in una stanza asettica illuminata al neon? Un solo colore, un solo pensiero, neutro possibilmente. Ingegneria genetica e culturale per generazioni di consumatori, cittadini e contribuenti sempre più omologati.

Certo, la risposta è scontata. Almeno fin tanto che la prospettiva pluralista è confinata a quel 5/6% delle famiglie che possono, o osano, scegliere offerte formative diverse. Accidenti, di nuovo la diversità. A proposito, si potrà parlare ancora di scuole private nel nuovo anno, o diventerà discriminatorio? Per quelli che ci vanno o per quelli che non ci possono andare? Chissà. Chiunque ha un po’ di familiarità con la contabilità pubblica sa comunque che nel Bilancio dello stato, quello che la legge di stabilità (nome omen, con inchino all’Europa, sperando non vada a finire come al Giglio) programma ogni anno a dicembre per quello successivo, grandi spazi di manovra non ce ne sono. Le risorse sono assorbite in larghissima parte pressoché automaticamente dalle spese correnti per le “infrastrutture” sociali e di sistema già operanti. Sistema scolastico compreso. Però un po’ di spazio c’è e se non fossimo stati a fine legislatura qualche spiraglio per sperare in un po’ di fantasia ci sarebbe stato. Immaginare per la scuola un salto secco dal modello attuale a un sistema duale pubblico-privato a finanziamento standard è difficile. Ma iniziare a sperimentare l’idea, costerebbe poco. Ben vengano tutti i tavoli, insomma, ma provare a mettere a sistema anche qualche banco pubblico, vero, fuori dalla scuola statale sarebbe una benedizione.

Ecco, forse questo, anche alla luce dei risultati dei referendum sull’autonomia tenutisi in Lombardia e Veneto, può essere il vero obiettivo che ci possiamo dare per l’anno nuovo. Fissando magari come traguardo già l’inizio del prossimo anno scolastico, come si sta facendo per la riduzione sperimentale di un anno del percorso di studi superiore.

Trovare, anche in corsa, risorse adeguate nel bilancio dello Stato e in quello degli Enti locali interessati è certamente possibile. Rinvenire al riguardo armonia all’interno dei rappresentanti della scuola privata, altrettanto, si spera.

Il futuro della scuola è anche nelle nostre mani, insomma. A partire da quelle del Presidente Fidae Suor Anna Monia una delle voci più autorevole e accredita negli ultimi anni nel mondo della scuola. Mani operose e piene di lavoro che continuano a guardare al futuro con ottimismo. Mani come le nostre, che il 4 marzo del prossimo anno dovranno scegliere chi saprà meglio valorizzare quello stesso futuro che tutti vogliamo sia buono. Davvero. Auguri.

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