Gestire l’insuccesso scolastico. Il lavoro di rete nei contesti formativi: il protocollo O.P.A

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A cura di Maria Anna Formisano* e Mara Passafiume* *Psicologa e Docente; Docente-Esperta di Legislazione scolastica

Chi opera nell’istruzione rivolta agli alunni con difficoltà di apprendimento sa che il lavoro in partenariato e l’integrazione con i servizi presenti sul territorio è fondamentale per costruire il progetto di vita dell’alunno che in altro modo non avrebbe senso.

Il lavoro di Rete, in questo senso rappresenta il crocevia di dialogo, di confronto e di crescita personale tra le istituzioni scolastiche e gli enti che hanno la presa in carico del soggetto con difficoltà di apprendimento.

Gli operatori della scuola e i rappresentanti degli enti che si occupano del soggetto disabile devono interagire fino a far diventare il lavoro di rete una vera e propria metodologia di lavoro, muovendosi per accogliere la suddivisione dei compiti pur lavorando per un obiettivo comune.

E’fondamentale che in tale macchina lavorativa vi sia l’uso di uno strumento fondamentale che è la costituzione di un Protocollo di Intesa, quale accordo formale sottoscritto dai partecipanti, utile a definire la responsabilità di ciascuno, le modalità di lavoro, le regole condivise e la messa in pratica dell’ attività

Il percorso del protocollo applicativo O.P.A. presentato all’Istituto Superiore di Sanità -ROMA dalle autrici nell’anno 2012 inserito nel Rapporto ISTISAN 11/33 curato da Aldina Venerosi e Flavia Chiarotti – Dipartimento di Biologia Cellulare e Neuroscienze ha preso avvio da una fase di osservazione di soggetti con difficoltà di apprendimento effettuata sia in ambito clinico che in ambito scolastico, tesa a rilevare criticità da superare e buone prassi da implementare, per giungere poi all’identificazione di obiettivi ed alla scelta di uno specifico, sul quale sviluppare il momento progettuale. Tale percorso evidenzia la necessità del lavoro di rete, pre-requisito di primaria importanza per la realizzazione di un adeguato progetto integrato.

Parlare di progettazione integrata genera numerosi dubbi, perplessità e resistenze negli operatori, soprattutto quando puntiamo sul progetto di vita del soggetto con difficoltà di apprendimento. L’impianto normativo conferma e prescrive tale necessità organizzativa, prevedendo un lavoro sinergico tra operatori sanitari e operatori scolastici in tutte le fasi del percorso di sostegno al soggetto con ASD, dalla diagnosi alla cura ed alla riabilitazione, passando attraverso la progettazione.

Il protocollo O.P.A. si configura come un triangolo, al cui vertice si trova l’ osservazione di rete, dalla quale discendono la progettazione integrata e l’azione complementare.

In tal senso, O.P.A. può essere considerato uno schema di sostegno per gli stessi operatori sanitari e scolastici che, pur considerando la diversità dei due contesti di riferimento, consente di realizzare forme di integrazione/collaborazione sul piano operativo. O.P.A. recepisce il modello sociale della disabilità ICF – International Classification of Functioning, Disability and Health, redatto dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità, considerando la persona non soltanto dal punto di vista “sanitario” ma promuovendo un approccio globale, che tenga in considerazione tutte le risorse del soggetto attraverso il lavoro di rete.

Chi opera con la disabilità sa che il lavoro in partenariato e l’integrazione con i servizi presenti sul territorio è fondamentale per costruire il progetto di vita dell’allievo con difficoltà di apprendimento, che in altro modo non avrebbe senso.

Il protocollo applicativo si snoda a diversi livelli, che interagiscono tra loro in maniera armonica ed organica: omogeneità del modello teorico di riferimento “centrato sulla persona”, approccio integrato degli interventi, documentazione scientifica dei risultato (Formisano; Passafiume,2010).

Il protocollo O.P.A. mira a promuovere un’azione concertata, stabilendo tutte le condizioni di operatività necessarie attraverso l’attivazione di tre step: osservazione di rete, progettazione integrata, azione complementare.
L’ osservazione di rete è la premessa necessaria per una progettualità condivisa ed un’azione sinergica. La rete osservativa permette di osservare il soggetto in contesti diversi ed in diverse condizioni, fornendo, in una prospettiva ecologica, un quadro che consenta a tutti gli operatori di condividere informazioni utili all’ elaborazione di una progettazione integrata.

L’osservazione di rete rappresenta il framework di riferimento per gli step successivi.

La progettazione integrata rappresenta la condivisione della progettualità mira a garantire all’intervento la necessaria sinergia: è il momento del confronto, della negoziazione, del superamento di convinzioni soggettive per l’acquisizione di un nuovo punto di vista sul problema e sulle attività da svolgere. La progettazione è, dunque, il momento di sintesi per l’elaborazione della linea di azione: qui convergono gli apporti forniti dallo step precedente, quello dell’osservazione, e qui si delinea lo step successivo, quello dell’azione.

L’azione complementare è la concretizzazione delle attività da svolgere e determina l’attivazione di obiettivi, contenuti, procedure e risorse. L’azione osservativa e quella progettuale convergono in questa fase di realizzazione operativa sul campo, che contempla il concorso di tutti gli attori del processo educativo per dare luogo ad un circolo virtuoso che alimenta l’azione stessa della rete.

E’ fondamentale sottolineare ancora una volta che i due sistemi, quello sanitario e quello d’istruzione, pur se distinti, hanno l’imperativo di realizzare un lavoro sinergico. La difficoltà di apprendimento è un disturbo complesso e, pertanto, richiede una risposta complessa, ossia una risposta di sistema. Appare, dunque, necessario che si costituisca un “sistema aperto” nel quale il lavoro di rete si configuri come “empowerment reciproco”, contemplando una ricerca di alleanze ed un concorso di interventi.

Il protocollo O.P.A. richiede uno sguardo aperto su un orizzonte lontano, che ha il suo punto di forza nella produzione di una cultura condivisa, che non può passare accanto alla scuola e restare sulla soglia, ciò esprimerebbe la sua scomparsa.

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