Filosofia e A036 nel decreto di riordino classi di concorso

Di Lalla
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Direttivo AISUM Associazione per l’Insegnamento delle Scienze Umane – Secondo recenti indiscrezioni il Ministro si appresterebbe a firmare per l’inizio della prossima settimana il decreto di riordino delle classi di concorso. Da diversi mesi stiamo segnalando agli uffici competenti del MIUR alcune criticità relative all’allegato B, che definisce le confluenze delle vecchie classi di concorso all’interno dei nuovi sottocodici.

Direttivo AISUM Associazione per l’Insegnamento delle Scienze Umane – Secondo recenti indiscrezioni il Ministro si appresterebbe a firmare per l’inizio della prossima settimana il decreto di riordino delle classi di concorso. Da diversi mesi stiamo segnalando agli uffici competenti del MIUR alcune criticità relative all’allegato B, che definisce le confluenze delle vecchie classi di concorso all’interno dei nuovi sottocodici.

In contrasto con quanto previsto dalla normativa vigente e da tutte le bozze precedenti, il nuovo schema di decreto, infatti, sottrae completamente l’insegnamento di filosofia alla sottoclasse A-217, nella quale confluiranno i
docenti dell’attuale 36/A (“Filosofia, Psicologia e Scienze dell’educazione”). Non è mai accaduto che ad una classe di concorso venisse tolto un insegnamento compreso nella sua stessa denominazione, negandole così un’abilitazione già riconosciuta dallo Stato. Si tratta, evidentemente, di una decisione molto delicata sia sul piano giuridico sia sul piano del mero buon senso, che meriterebbe forse un supplemento di riflessione.

L’aspetto paradossale e contraddittorio del provvedimento emerge con evidenza anche dall’esame delle date poste in calce agli allegati al decreto, trasmessi lo scorso mese al CNPI. Appena il giorno prima si erano chiuse le iscrizioni per l’attuale concorso a cattedra, bandito dallo stesso Ministero, che prevede per 36/A e 37/A il medesimo programma di filosofia e le stesse identiche prove, così come d’altra parte è sempre avvenuto. I docenti delle due classi di concorso saranno quindi ancora una volta chiamati a dimostrare le medesime competenze in filosofia, per acquisire entrambe la stessa abilitazione in questa disciplina. I primi, però, dopo aver vinto il concorso, non potranno più insegnarla. La linea del MIUR appare quindi poco coerente: è possibile riservare un trattamento tanto differenziato a classi di concorso che possiedono la stessa abilitazione ed i medesimi titoli culturali?

Decisamente curiosa è poi la decisione di sottrarre un insegnamento ad una classe di concorso, quando la delega assegnata dal Parlamento andrebbe semmai nella direzione opposta, richiedendo appunto al Governo di accorpare e ridurre le classi esistenti per rendere più flessibile l’impiego dei docenti, non certo di togliere a qualcuno insegnamenti che sono sempre stati di sua competenza. Che vantaggio se ne trarrebbe in termini di efficienza del sistema scolastico?

Le ragioni sinora addotte per giustificare tale scelta ci sembrano sostanzialmente due:

1) i docenti della 36/A non sarebbero adeguatamente preparati per insegnare filosofia, a differenza dei colleghi della 37/A;
2) non avrebbero inoltre mai avuto alcun diritto ad impartire questo insegnamento negli indirizzi liceali.

Rispetto al primo punto le osservazioni da noi più volte riportate ci paiono dirimenti:

a) in entrambe le classi di concorso sono presenti numerosi laureati in filosofia, così come docenti provenienti da altri corsi di laurea (storia, lettere, scienze dell’educazione, etc.);
b) il numero minimo di esami filosofici, che consentiva ad esempio ad un laureato in Scienze dell’educazione di accedere alle due classi di concorso, è sempre stato identico (DM 39/98 e successive integrazioni);
c) la prova concorsuale di filosofia per 36/A e 37/A è sempre stata identica;
d) identico, per quanto concerne filosofia, è sempre stato anche il percorso di formazione SSIS. Dunque non ci sono elementi oggettivi che permettano di indicare una differenza di valore tra le due classi di concorso rispetto ai titoli e alla preparazione in filosofia.

Il secondo punto riguarda, invece, il contenuto della normativa vigente e la sua corretta interpretazione. Il DM 39/98 ha affidato l’insegnamento di filosofia alla 36/A negli “istituti magistrali”, mentre alla 37/A nei “licei”. Dunque, sostengono alcuni, i docenti della 36/A non avrebbero mai avuto alcun diritto ad insegnare filosofia negli indirizzi liceali.

E’ importante, tuttavia, evitare di confondere le scatole (in questo caso gli “istituti magistrali”, a cui il DM 39/98 fa appunto riferimento) con gli oggetti contenuti al loro interno (ovvero gli “indirizzi di studio liceali”).
Quando il DM 39/98 è entrato in vigore l’indirizzo magistrale quadriennale era già stato abolito da un anno. Negli “istituti magistrali”, affidati alla 36/A, erano dunque attivi esclusivamente “indirizzi liceali” (come il liceo
socio-psico-pedagogico e similari, il liceo delle scienze sociali, il liceo linguistico, il liceo scientifico tecnologico, etc.), con la sola eccezione del liceo classico e scientifico tradizionale. Proprio questi indirizzi liceali sono
stati assegnati dal DM 39/98 alla 36/A, se attivati all’interno di un “istituto magistrale”.

Nelle bozze relative alle nuove classi di concorso gli insegnamenti non vengono più assegnati in base alla tipologia di istituto, ma all’indirizzo di studio. Questo spiega la difficoltà di gestire la transizione dal vecchio al nuovo sistema. Una cosa, però, è evidente: a meno di voler negare il DM 39/98 e le competenze didattiche certificate da un’abilitazione identica riconosciuta dallo Stato, non è possibile togliere la possibilità di insegnare filosofia negli indirizzi liceali né alla 36/A né alla 37/A. Entrambe le classi di concorso da sempre impartiscono questo insegnamento e ne hanno pienamente diritto.

Su questo punto è bene essere assolutamente chiari: i docenti della 36/A non stanno chiedendo di insegnare filosofia in tutti gli indirizzi liceali presenti in ogni scuola del territorio italiano. Una richiesta del genere sarebbe palesemente sproporzionata e lesiva nei confronti dei colleghi della 37/A. Ciò che stiamo chiedendo, ormai da molto tempo, è di poter semplicemente continuare ad insegnare negli istituti che da sempre ci sono stati attribuiti e dunque nei nuovi indirizzi che rappresentano, secondo quanto definito dall’Allegato L del Regolamento dei licei, conversioni di indirizzi di studio in cui abbiamo sempre insegnato. Il
rispetto della normativa vigente dovrebbe valere per tutte le classi di concorso 36/A e 37/A comprese.

Anche la giustificazione pseudodidattica o culturale, per cui filosofia dovrebbe essere necessariamente sottratta alla A036 in virtù dello stretto legame che le nuove Indicazioni nazionali avrebbero stabilito tra il suo insegnamento e quello di storia, non regge all’esame dei fatti. E’ sufficiente leggerle con attenzione per capire che legami, altrettanto fondanti e didatticamente imprescindibili, vengono esplicitamente indicati tra l’insegnamento di filosofia e quello di scienze umane come pure tra l’insegnamento di italiano e quello di storia.

Da cosa dipende, allora, questa decisione, che appare così delicata sia dal punto di vista giuridico sia sul piano didattico?

Il decreto, si risponderà, consente ai docenti di ruolo di rimanere dove sono, perché il vincolo imposto alla riforma delle classi di concorso è quello di non creare nuovi esuberi. Ma questo non fa che aumentare ulteriormente il paradosso, perché diviene ancor più lampante che ad essere colpiti saranno soprattutto i docenti più giovani, non ancora in ruolo, ossia proprio quelli che posseggono di norma maggiori titoli, sia in termini di esami o crediti universitari sia in termini di corsi SSIS, per l’insegnamento di filosofia.

Riproponiamo, dunque, le nostre semplici domande, che aiuterebbero a chiarire finalmente la questione.

1) L’esame concorsuale di 36/A e 37/A, per quanto concerne il programma e la prova di filosofia, è sempre stato identico oppure no? Ed il percorso di abilitazione SSIS è sempre stato coincidente o meno?

2) Quali indirizzi di studio erano attivi negli istituti magistrali quando il DM 39/98 è entrato in vigore e, poi, quando è stata varata la Riforma Gelmini?

3) In cosa sono stati convertiti questi indirizzi secondo l’allegato L del regolamento dei licei (DPR 15 marzo 2010, n. 89)?4) Perché il rispetto di queste confluenze non viene garantito per tutte le classi di concorso, giungendo persino a negare insegnamenti già riconosciuti da abilitazioni regolarmente conseguite?

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Il commento del professor Enrico Berti – – Professore emerito dell’Università di Padova, già ordinario di Storia della filosofia, socio nazionale dell’Accademia dei Lincei, membro della Pontificia Accademia delle Scienze, membro dell’Institut International de Philosophie, già presidente nazionale della SFI – in vista del decreto di approvazione delle nuove classi di concorso

"In accordo con quanto affermato dalla SFI, dichiaro che le classi di concorso A036 ed A037, rispetto all’insegnamento di Filosofia, hanno seguito il medesimo percorso formativo: il numero minimo degli esami filosofici per accedere ad entrambe le classi di concorso è infatti identico, così come la prova di filosofia del concorso a cattedre, il test di ammissione e il corso SSIS. Pertanto, sia dal punto di vista legale sia dal punto di vista culturale, A036 e A037 hanno ugualmente diritto ad accedere all’insegnamento di Filosofia, ciascuna negli istituti e negli indirizzi in cui è da tempo presente".

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