Figli di una lingua minore (2)

Di Lalla
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inviato da Filippo Perini – Siamo ancora noi, docenti precari della seconda lingua comunitaria (francese, spagnolo e tedesco) della scuola secondaria di primo grado (già scuola media) di Firenze e non solo, che con la presente vorrebbero riproporre alcune puntualizzazioni sulla riforma Gelmini. Anche quest’anno i genitori che hanno iscritto i propri figli alla prima classe della scuola media, hanno avuto la facoltà di chiedere di avvalersi dell’insegnamento potenziato dell’inglese, realizzato con l’utilizzo delle 2 ore settimanali dedicate alla seconda lingua comunitaria.

inviato da Filippo Perini – Siamo ancora noi, docenti precari della seconda lingua comunitaria (francese, spagnolo e tedesco) della scuola secondaria di primo grado (già scuola media) di Firenze e non solo, che con la presente vorrebbero riproporre alcune puntualizzazioni sulla riforma Gelmini. Anche quest’anno i genitori che hanno iscritto i propri figli alla prima classe della scuola media, hanno avuto la facoltà di chiedere di avvalersi dell’insegnamento potenziato dell’inglese, realizzato con l’utilizzo delle 2 ore settimanali dedicate alla seconda lingua comunitaria.

In questo modo il tempo dedicato all’insegnamento dell’inglese passa da 3 ore a 5 ore settimanali (quanto quelle di lettere!). Unica condizione posta dal regolamento è che non vi siano nella scuola prescelta docenti titolari della seconda lingua comunitaria (L2). E qui nasce il problema. Docenti di seconda lingua comunitaria titolari di cattedra ce ne sono pochissimi. Ma facciamo un passo indietro.

Lo studio obbligatorio della seconda lingua straniera comunitaria è stato introdotto dal ministro Moratti ed ha creato nel tempo un cospicuo incremento di docenti di francese, spagnolo e tedesco nelle scuole medie. Tali docenti però sono sempre stati inseriti nell’organico di fatto delle scuole, ossia chiamati a ricoprire i posti con incarichi annuali, da supplenti. Assunti a settembre e licenziati a giugno e con la promessa che prima o poi le loro cattedre sarebbero entrate in organico di diritto e che finalmente anche loro sarebbero entrati in ruolo garantendo così la continuità didattica. Solo dall’anno scorso le cattedre della L2 sono passate da organico di fatto ad organico di diritto, dopo ben 5 anni da quando è stato esteso lo studio di una seconda lingua straniera nella scuola secondaria di primo grado. Dobbiamo puntualizzare che le uniche cattedre di diritto presenti fino all’anno scorso appartenevano alle vecchie sperimentazioni (ex-bilinguismo) che prevedevano, tra l’altro, 3 ore settimanali di studio della L2, esattamente come la lingua inglese.

A tale proposito vorremmo aggiungere che l’aver ridotto a 2 ore lo studio della L2 sta portando un certo disagio all’interno delle scuole, in quanto, adesso per formare una cattedra (18 ore di lezione frontale) occorrono non più 6 classi, cioè 2 sezioni, ma ben 9 classi e quindi 3 sezioni, con conseguente diminuzione dei posti di lavoro (scopo di questo governo).

Senza parlare della ricaduta negativa che ha nella didattica. Per apprendere bene una lingua straniera è importante favorire la competenza linguistico-comunicativa che si articola in macro-abilità nel compiere attività linguistiche che coinvolgono la comprensione scritta e orale (leggere, ascoltare), la produzione scritta e orale (scrivere, parlare) e l’interazione (attività ricettiva e produttiva per la costruzione di un discorso comune). Questo non lo diciamo noi, ma è quanto stabilito nel CEFR (Common European Framework of Reference for Languages) altrimenti citato con l’acronimo QCER (Quadro Comune di Riferimento Europeo), che rappresenta una linea guida impiegata per descrivere i risultati conseguiti da chi studia le lingue straniere in Europa, nonché allo scopo di indicare il livello di riferimento di un insegnamento linguistico negli ambiti più disparati. Tale documento è stato messo a punto dal Consiglio d’Europa come parte principale del progetto Language Learning for European Citizenship (Apprendimento delle lingue per la cittadinanza europea) tra il 1989 e il 1996. Suo principale scopo è fornire un metodo – per accertare le conoscenze e trasmetterle – che si applichi a tutte le lingue d’Europa. Nel novembre 2001 una risoluzione del Consiglio d’Europa raccomandò di utilizzare il CEFR per costruire sistemi di validazione dell’abilità linguistica.
http://archivio.pubblica.istruzione.it/argomenti/portfolio/pelquadro.shtml

Quindi, proviamo ad analizzare per esempio una di queste abilità: la produzione scritta. Oggi un docente si trova in questa situazione: 9 classi con una media di 25 alunni per 6 compiti scritti all’anno (3 a quadrimestre) vuol dire più di 1300 prove scritte da correggere e un bel po’ di ore tolte alla preparazione e all’organizzazione della didattica! Ed è solo una delle abilità menzionate. Non a caso molti colleghi hanno deciso di ridurre le prove scritte a 2 per quadrimestre.

Insomma, in questi anni migliaia di insegnanti come i sottoscritti si sono abilitati con sacrificio, hanno lavorato per anni al servizio della scuola sperando di crescere professionalmente e di stabilizzare la loro posizione e soprattutto di dare continuità ai ragazzi. I docenti in questione sono diventati un problema per il nostro attuale governo. Così, con un ritocchino al quadro orario delle scuole medie il ministro è riuscito a risolvere la spinosa situazione relativa agli organici dei docenti. Puntualmente, anche quest’anno, il 30 giugno p.v. o per i più fortunati il 31 agosto, noi insegnanti di lingue L2 verremo licenziati. Vorremmo ribadire, così come avevamo avuto modo di scrivere in una precedente lettera, che rendere opzionale una materia del curricolo nella scuola dell’obbligo crea disparità di preparazione di base nei ragazzi.

Lo studio della seconda lingua è menzionato anche nell’art. 165 del Trattato di Lisbona del 17 dicembre 2007, dove è riportato quanto segue: L’azione dell’Unione è intesa: a sviluppare la dimensione europea dell’istruzione, segnatamente con l’apprendimento e la diffusione delle lingue degli Stati membri.
http://bookshop.europa.eu/eubookshop/download.action?fileName=FXAC08115ITC_002.pdf&eubphfUid=575498&catalogNbr=FX-AC-08-115-EN-C

In gran parte d’Europa, fin da piccoli, i bambini studiano due o tre lingue straniere e il 13 dicembre 2001, alla fine dell’Anno Europeo delle Lingue, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione in cui si raccomandava di adottare misure atte a promuovere la diversità linguistica e l’apprendimento delle lingue.

Inoltre, un paio di mesi più tardi, il 14 febbraio 2002, il Consiglio Istruzione e Gioventù ha adottato una risoluzione con la quale si chiedeva alla Commissione europea di presentare proposte per azioni volte a promuovere la diversità linguistica e l’apprendimento delle lingue. http://ec.europa.eu/education/policies/lang/policy/index_it.html

Riportiamo anche ciò che c’è scritto sul sito del Commissario europeo Leonard Orban: “Per lavorare insieme gli europei non possono fare a meno delle lingue; esse toccano l’essenza stessa dell’unità nella diversità, che caratterizza l’Unione europea. Dobbiamo preservare e sostenere il patrimonio linguistico dei paesi europei, ma dobbiamo anche comprenderci reciprocamente, comprendere i nostri vicini e i nostri partner all’interno dell’UE. Parlare più lingue aumenta la competitività e la mobilità delle imprese e dei cittadini. La Commissione europea deve presentare risultati ai cittadini e per far ciò deve comunicare con loro in una lingua che capiscano. Promuovere il multilinguismo è un modo eccellente per avvicinare tra loro i cittadini europei e per consentire a tutti di accedere alle informazioni e di esprimere la propria opinione. L’apprendimento delle lingue favorisce la comprensione tra le persone. I servizi di interpretazione e traduzione, dal canto loro, aiutano i cittadini a partecipare alle attività dell’UE e a leggere le sue pubblicazioni. Tra gli obiettivi che mi stanno più a cuore vi è quello di promuovere il multilinguismo in varie Politiche dell’Unione europea, come quelle relative alla cultura, all’istruzione, alla comunicazione e all’occupazione. Desidero infatti dare un valido contributo alla competitività dell’economia europea.” http://ec.europa.eu/commission_barroso/orban/index_it.htm

Per concludere, aggiungiamo che l’UNESCO già da qualche anno ha promosso l’Anno Internazionale delle Lingue – risoluzione 61/266 del 16 maggio 2007, Assemblea Generale delle Nazioni Unite – al fine di promuovere l’unità nella diversità e la comprensione dei parametri internazionali attraverso il multilinguismo. Già che ci siete date un’occhiata anche al recente documento dal titolo Il multilinguismo: una risorsa per l’Europa e un impegno comune, edito dalla Comunità europea il 18 luglio 2008. http://www.anils.it/principale/2008multil.pdf

Vi ringraziamo per l’attenzione prestataci.
I docenti di L2.
Filippo Perini [email protected]

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