Festa di carnevale senza vestiti, genitore: ingiusto, ecco perché. Lettera

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Inviato da Giuseppe Argiolas – Questa è la comunicazione data dagli insegnanti dell’istituto comprensivo n°5 di Quartu Sant’Elena ai genitori sulla base di una decisione presa da parte del dirigente scolastico.

Accade per la seconda volta nello stesso istituto della seconda città più popolata dell’hinterland Cagliaritano, sotto gli sguardi attoniti dei genitori e le espressioni imbronciate dei  bambini.

Le zeppole consegnate ai piccoli durante l’intervallo della ricreazione e le poche maschere di carta realizzate in alcune classi non hanno sostituito la festa di carnevale attesa da tempo.
Manca qualcosa “il vestito di carnevale” tanto agognato.

Quale occasione migliore se non quella di indossarlo a scuola per notare le espressioni di stupore e meraviglia da parte di compagni, maestri e genitori?

E ben venga se recuperato da fratelli più grandi o cuginetti o cucito da mani materne premurose con materiale riciclato.

Nella Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989 si evidenziano i principi fondamentali come quello del Superiore interesse (art.3): in ogni legge, provvedimento, iniziativa pubblica o privata e in ogni situazione problematica, l’interesse del bambino /adolescente deve avere la
priorità e (art.12): prevede il diritto dei bambini a essere ascoltati in tutti i processi decisionali che li  riguardano, e il corrispondente dovere, per gli adulti, di tenere in adeguata considerazione le opinioni.

Riconosco pienamente la valenza didattica ed educativa dell’intera istituzione scolastica, ma  sempre da genitore sento il dovere morale di sostenere ogni possibile iniziativa utile alla formazione
e alla socializzazione degli allievi.

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