Esposizione del Crocifisso nei luoghi pubblici. Due importanti sentenze sul tema

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SNADIR – Lo scorso anno ha occupato le pagine dei giornali la notizia del contenzioso sollevato da un magistrato che si rifiutava di svolgere il suo lavoro in aule dove fosse esposto il Crocifisso. La Cassazione ha emesso oggi una sentenza con la quale si è espressa sulla questione dei simboli religiosi da esporre nelle aule dei tribunali ed ha stabilito che "è necessaria una scelta discrezionale del legislatore, che allo stato non sussiste, riguardo la possibilità di esporre simboli religiosi che non siano i crocifissi".

SNADIR – Lo scorso anno ha occupato le pagine dei giornali la notizia del contenzioso sollevato da un magistrato che si rifiutava di svolgere il suo lavoro in aule dove fosse esposto il Crocifisso. La Cassazione ha emesso oggi una sentenza con la quale si è espressa sulla questione dei simboli religiosi da esporre nelle aule dei tribunali ed ha stabilito che "è necessaria una scelta discrezionale del legislatore, che allo stato non sussiste, riguardo la possibilità di esporre simboli religiosi che non siano i crocifissi".

Ma la sentenza più attesa è quella che, venerdì prossimo, pronuncerà la Corte europea dei Diritti dell’uomo. Si tratterà di una sentenza d’appello definitiva circa l’esposizione dei crocifissi nelle scuole italiane.

La prima sentenza fu emessa il 3 novembre 2009 a seguito del ricorso presentato nel 2006 da una cittadina italiana di origine finlandese, che contestava la presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche in Italia. La corte aveva affermato che la presenza del Crocifisso violava l’articolo 2 del protocollo n. 1 (diritto all’Istruzione) e dell’art. 9 (diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione) della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo.

Nel gennaio 2010 il Governo italiano presentò ricorso in appello e l’esame della questione fu affidato alla “Grande Chambre”.

La presidenza della Conferenza episcopale italiana, già nel giugno 2010, alla vigilia della discussione a Strasburgo, auspicava “… che nell’esame di una questione così delicata si tenga conto dei sentimenti religiosi della popolazione e di questi valori, come pure del fatto che in tutti i Paesi europei si è affermato e si va sviluppando sempre più positivamente il diritto di libertà religiosa, di cui l’esposizione dei simboli religiosi rappresenta un’importante espressione”.

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