Esami di Stato II grado, Anief: bene modificarli, ma bisogna innalzare l’obbligo scolastico a 18 anni

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Anief – Secondo l’ufficio studi del sindacato, la prova scritta dovrebbe basarsi su domande“semi-strutturate”, articolate su una serie di stimoli chiusi, ma anche di risposte aperte che rispettino dei vincoli tali da renderle confrontabili concriteri di correzione predeterminati. Per gli orali, il maturando dovrebbe presentare un progetto, anche questo multidisciplinare, sempre frutto di un percorsodurato almeno tutto l’ultimo anno scolastico. Qualsiasi novità da introdurre nel nuovo esame di fine secondaria superiore non dovrà comunque ledere ilvalore legale del titolo di studio e dello stesso esame di Stato, né mettere in discussione la presenza dei commissari esterni.

Anief – Secondo l’ufficio studi del sindacato, la prova scritta dovrebbe basarsi su domande“semi-strutturate”, articolate su una serie di stimoli chiusi, ma anche di risposte aperte che rispettino dei vincoli tali da renderle confrontabili concriteri di correzione predeterminati. Per gli orali, il maturando dovrebbe presentare un progetto, anche questo multidisciplinare, sempre frutto di un percorsodurato almeno tutto l’ultimo anno scolastico. Qualsiasi novità da introdurre nel nuovo esame di fine secondaria superiore non dovrà comunque ledere ilvalore legale del titolo di studio e dello stesso esame di Stato, né mettere in discussione la presenza dei commissari esterni.

Marcello Pacifico (Anief-Cisal): è tempo di introdurre delle verifiche tendenti alla nondiscrezionalità, ma non standardizzate, perché gli alunni non possono essere valutati in modo indistinto allo stesso modo. Al Miur, inoltre, ricordiamo chesenza l’estensione della scuola dell’obbligo a 18 anni, qualsiasi tentativo di modernizzazione degli esami di fine ciclo è destinato ad avere dei risultatinon eccellenti. Perché la qualità del sistema passa non solo attraverso un miglioramento della didattica e della valutazione, ma anche attraversol’abbattimento della dispersione scolastica.

Anief ritiene giusto cambiare l’esame di maturità, come indicato dal Ministro dell’Istruzione, StefaniaGiannini, in occasione della prima prova scritta degli Esami di Stato partiti stamane con la prima prova scritta. Premesso che il sindacato ritieneche le novità da introdurre nel rinnovato esame di fine secondaria superiore non debbano comunque ledere il valore legale del titolo di studio e dellostesso esame di Stato, né mettere in discussione la presenza dei commissari esterni, il Ministro farebbe bene a prendere in considerazione una revisione dellamaturità a tutto tondo. Ad iniziare dalla prima prova scritta, per la quale è ora di ridimensionare, se non eliminare, il tradizionale tema. Al suo postoandrebbe introdotto un saggio interdisciplinare da elaborare durante l'intero ultimo anno scolastico.

L’ufficio studi dell’Anief ritiene che per certificare le competenze di un alunno occorra certamente adottare una buonavalutazione, la quale si può ottenere solo attraverso una didattica all’altezza e moderna. Questa, tuttavia, non può limitarsi ad un solo approcciodisciplinare, ma necessita dell'uso di didattiche cosiddette attive: dai giochi di simulazione al cooperative learning, dal peer educaton al flipped classroom. Senza entrare nei tecnicismi, la nuova maturità dovrebbe essere finalizzata ad una valutazioneformativa che preveda delle verifiche in itinere, durante un percorso di studi che non si può limitare ad alcuni giorni: questo significa che si dovrebbevalutare sulla disciplina nel suo complesso, non più su un singolo argomento. L’attuale maturità, invece, si basa su una prassi che spesso non rende equa lavalutazione del ragazzo, penalizzando quegli alunni più ferrati su un aspetto piuttosto che su un altro.

Al posto del tema, quindi, andrebbero poste delle prove “semi-strutturate”, che richiedano al maturando di formulareautonomamente la risposta, modellate in modo tale da consentirne la confrontabilità mediante vincoli che ne delineino comunque una traccia per larisposta: si tratta di prove formate da quesiti scritti, ognuno dei quali verrebbe a sua volta articolato in sotto-domande, su tematicheinterdisciplinari ben definite, che richiedono risposte aperte, però tendenzialmente molto brevi e circoscritte. In questo modo, il docente delladisciplina, impegnato nella valutazione della prova di maturità, andrebbe a verificare la pertinenza di parametri come la lunghezza, l’ordine gerarchicodei temi affrontati, i concetti espressi e il livello di generalizzazione.

La composizione delle domande “semi-strutturate” sarebbe focalizzata su una serie articolata di stimoli chiusi, ma anche dirisposte aperte che rispettino dei vincoli tali da renderle confrontabili con criteri di correzione predeterminati. Un modello di questo genere produrrebbeuna richiesta, all’allievo, più specifica, meno ambigua o fraintendibile: perché permetterebbe di rilevare conoscenze, competenze, abilità non rilevabilicon altri generi di prove, come i saggi brevi, il riassunto, la riflessione parlata e lo stesso tema. Anche la valutazione finale sarebbe meno arbitraria.

Per quanto riguarda il colloquio con il maturando, sarebbe opportuno far presentare ad ognuno un progetto, anche questomultidisciplinare, sempre frutto di un percorso durato almeno per tutto l’ultimo anno scolastico. Lo stesso progetto dovrebbe essere introdotto all’esame dilicenza media, dove sarebbe opportuno eliminare le fallimentari prove Invalsi: delle verifiche standardizzate, incentrate sull’obiettivo di verificare lenozioni e non contenuti, che tra l’altro costano alla collettività svariati milioni di euro. È ovvio che una loro introduzione anche all’esame di maturità,come paventato più volte dall’amministrazione, rappresenterebbe un grave errore.

“Le modifiche dell’esame di maturità – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – devonoguardare principalmente ad un modello di verifica tendente alla non discrezionalità, ma nello stesso tempo non standardizzato, trattando gli alunniin modo indistinto e tutti allo stesso modo. Al Ministero dell’Istruzione, inoltre, ricordiamo che senza l’estensione della scuola dell’obbligo a 18 anni,qualsiasi tentativo di modernizzazione degli esami di fine ciclo è destinato ad avere dei risultati non eccellenti. La qualità del sistema passa non soloattraverso un miglioramento della didattica e della valutazione, ma anche attraverso l’abbattimento della dispersione scolastica”.

22 giugno 2016                                                                                                    

Ufficio Stampa Anief

www.anief.org

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