Esami maturità 2016, contributo privatisti giustificato solo da prova pratica. Chiesti sino a 300 euro

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Skuola.net – Per tanti dei 15mila candidati esterni della maturità 2016, il diploma è costato caro, carissimo.Sono le segnalazioni arrivate alla redazione di Skuola.net e i dati di una web survey del portale a confermarlo.

Skuola.net – Per tanti dei 15mila candidati esterni della maturità 2016, il diploma è costato caro, carissimo.Sono le segnalazioni arrivate alla redazione di Skuola.net e i dati di una web survey del portale a confermarlo.

Circa la metà degli intervistati ha versato una quota per poter sostenere l’esame, per 2 su 5 di loro parliamo dicontributi ulteriori alla normale tassa che superano persino i 400 euro. L’86% delle volte – pare – sono stati richiesti come condizione necessaria perdiplomarsi. Oltre alle fredde percentuali ci sono le storie che il portale ha documentato in un video (https://www.youtube.com/watch?v=BpLXf4jF89M). Per il Miur è tutto lecito, a patto che si seguano le regole: non sempre però c’èchiarezza sulla questione. Ad esempio, in pochi tra gli intervistati sapevano che i contributi – in certe precise condizioni – possono essere rimborsati.

Ma torniamo alle cifre. A Roma un istituto professionale per i servizi socio – sanitari quest’anno ha chiesto ai suoicandidati esterni il pagamento di ben 160 euro da aggiungere alla tassa statale (questa sì, obbligatoria) di 12,09 euro. Un istituto di istruzione superiore diLatina, ne ha voluti poco più di 77. Da Milano sono giunte alla redazione richieste di aiuto di privatisti per i quali le cifre andavano dai 150 ai 200euro. E al Sud le cose non sono andate meglio, tanto che in alcuni casi hanno dovuto sborsare persino 300 euro per potersi diplomare (o almeno, provarci).

Una questione, quella dei contributi per i privatisti, già abbondantemente trattata dal Ministero dell’Istruzionenell’ordinanza ministeriale n. 252 del 19 aprile 2016 nell’articolo 29 commi 3, 4, 5, 6, e 7 in cui si legge che per loro, effettivamente, un contributoaggiuntivo alla tassa d’esame è previsto o comunque tollerato. Sono le singole scuole a stabilirne l’ammontare: “Per quanto riguarda il pagamento dell’eventuale contributo da parte dei candidati esterni – si legge – esso deve essere effettuato e documentato all’istituto di assegnazione dei candidati,successivamente alla definizione della loro sede d’esame”.

Ecco che allora non bisogna stupirsi se – come anticipato – poco più di un privatista su 2 ha dichiarato che, per potersi sederea svolgere la maturità, ha dovuto mettere mano al portafogli: per le scuole presentare tale richiesta è lecito. Peccato che, leggendo ancora l’ordinanzaministeriale in questione, sembrerebbe possano farlo solo qualora ci siano prove pratiche di laboratorio con le quali fare i conti. Anche sull’importo cisono dei limiti, correlati all’effettivo costo di materiali e attrezzature: “La misura del contributo, pur nel rispetto delle autonome determinazioni edattribuzioni delle istituzioni scolastiche sia statali che paritarie, deve, comunque, essere stabilita con riferimento ai costi effettivamente sostenutiper le predette prove di laboratorio”.

Eppure, ben il 74% dei privatisti ha raccontato a Skuola.net che il suo esame non richiedeva lo svolgimento di alcuna pratica dilaboratorio. Anche il portale ha verificato di persona molte delle segnalazioni arrivate ed effettivamente, quando ha chiesto alle scuole se il contributofosse giustificato da una prova pratica, il più delle volte ha ricevuto una risposta negativa. Al massimo quei soldi sono stati spiegati come un rimborso perfotocopie, utilizzo dei computer e copie dei programmi. In questi casi cosa si fa? Il Ministero dell’Istruzione parla di nuovo chiaramente: “Il contributo èrestituito, ad istanza dell’interessato, ove le prove pratiche non siano state effettivamente sostenute in laboratorio”.

Insomma, se queste prove pratiche non ci sono, lo studente può chiedere il rimborso. Peccato che circa il 54% dei candidatiesterni intervistati abbia raccontato a Skuola.net di non essere a conoscenza di questa opzione. È quindi facile immaginare che in questi casi gli istitutisi siano tenuti i soldi dei contributi senza batter ciglio. A quanto ammontano queste entrate? Laddove si è pagato, nel 40% dei casi si tratta di cifre superiori ai 400 euro, ma un ulteriore 20% denuncia richieste comprese i 100 ai 300 euro mentre infine l’ 8% tra si è attestato tra i 300 e i 400 euro. Certo è che è difficile immaginare quali costi – per ogni candidato – debbano coprire somme del genere.

Roma, 12 luglio 2016

 

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