Erasmus. Giannini, bisogna fare di più: coinvolgere studenti della scuola secondaria di II grado, realizzare esperienze di lavoro all’estero
Si è svolto oggi il convegno “Erasmus+ e il successo made in Italy”, organizzato dall’Agenzia Nazionale Erasmus+ Indire in collaborazione con il Miur.
Si è svolto oggi il convegno “Erasmus+ e il successo made in Italy”, organizzato dall’Agenzia Nazionale Erasmus+ Indire in collaborazione con il Miur.
Il Convegno è stato dedicato all’analisi del sistema di istruzione superiore italiano nell’ambito della mobilità internazionale Erasmus e della sua forte capacità di attrarre studenti provenienti da Paesi extra Europei.
L'Erasmus ha coinvolto più di 3 milioni di studenti europei dal 1987, di cui 350 mila italiani.
Il direttore dell'Agenzia nazionale Erasmus+Indire, Flaminio Galli, nel suo intervento, ha fatto un bilancio delle esperienze nel primo anno della mobilità extraeuropea, su cui abbiamo già riferito.
Nel corso della giornata è intervenuto il ministro Giannini, che ha sottolineato l'accresciuta importanza dell'Erasmus in questo momento storico dell'Europa, che ha visto i cittadini della Gran Bretagna esprimersi contro l'U.E. e a favore dell'uscita del loro Paese dall'Unione.
Il Ministro, pur riconoscendo il successo del progetto, ha affermato che è necessario un ulteriore sforzo per incrementare la percentuale della popolazione giovanile interessata (1,2%) e contribuire al progresso dell'UE. Al riguardo, la titolare del Miur ha avanzato tre proposte:
1. estendere l'Erasmus ai Paesi extra UE, come sta già facendo la Commissione;
2. estendere il progetto anche ai ragazzi delle scuole;
3. estendere l'Erasmus alla società tutta, attraverso esperienze di apprendistato e di lavoro all'estero.
Il Ministro, dunque, affinché l'Erasmus diventi il volano dell'Europa, sostiene la necessità di far partecipare al progetto anche i ragazzi delle scuole secondarie di II grado.
La proposta della Giannini è sicuramente interessante e potrebbe avere risvolti interessanti non solo per il futuro dell'Europa ma anche dei nostri ragazzi. Il problema è passare dalla proposta alla sua attuazione, che non è certamente facile, considerato che dovrebbe coinvolgere almeno i paesi dell'Unione.