Emendamento per ripristinare ore di Alternanza scuola-lavoro, scontro in Parlamento. Granato: vogliono dare soldi alle imprese

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Scuola, si fa vivo il partito di Renzi e getta scompiglio in Parlamento con due emendamenti (a firma Faraone, Comincini, Conzatti) al disegno di Legge di Bilancio dello Stato (AS 1586) con cui Italia Viva ripristina il monte ore dell’alternanza scuola lavoro, fortemente ridimensionato dal primo Governo Conte.

Non si fanno attendere le proteste, le preoccupazioni e le prese di posizione. La senatrice Bianca Laura Granato (Cinquestelle), membro della Commissione Istruzione a Palazzo Madama, era stata tra le più rigorose sostenitrici dell’idea che l’alternanza scuola e lavoro, così come era stata ideata dalla Buona Scuola di Renzi, dovesse essere ridimensionata drasticamente e aveva pure contribuito con successo a cambiarne la denominazione in “percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento”, con il nuovo vincolo del monte ore minimo da svolgere nell’ultimo triennio pari a 90 ore per i licei, 150 per gli istituti tecnici, 210 per gli istituti professionali. Ora la senatrice teme che dietro la proposta di Italia viva di ripotenziare il monte ore si celi la volontà, peraltro tutta da dimostrare, di finanziare surrettiziamente le imprese.

Che cos’è successo, senatrice Granato?

“I senatori di Italia Viva hanno presentato un emendamento per ripristinare il vecchio monte ore, che abbiamo abolito, portandolo a 200 ore nei licei e a 400 negli istituti te e professionali con uno stanziamento milionario che attinge al sul Fondo sociale per occupazione e formazione. Inoltre, ne hanno presentato un altro, per l’apprendistato e la formazione professionale, che attinge sempre da quel fondo”.

Perché avevate ridimensionato il monte ore dell’alternanza?

“Noi avevamo modificato l’istituto dell’Alternanza scuola e lavoro creando nuovi percorsi che dovevano essere adeguati ai piani di studio dei vari istituti e tagliati sulle esigenze formative degli studenti. Gli emendamenti odierni vorrebbero reintrodurre i percorsi di prima, l’alternanza solita, con l’impresa che ti usa per lavorare gratis, oppure si vogliono dare questi soldi alle imprese…”.

Come fa a dire questo?

“Lo dico perché già l’ex ministro dell’Istruzione Giannini aveva anticipato al presidente di confindustria dell’epoca che in un secondo tempo avrebbe aiutato le imprese. Si intendeva rispondere in questo modo alle obiezioni degli industriali, i quali lamentavano i problemi legati ai maggiori costi indotti dall’organizzazione dell’alternanza e chedevano una sorta di indennizzi. La Giannini aveva detto che in quel momento non era possibile ma che in futuro magari sì. E poiché durante l’illustrazione degli emendamenti ho sentito da uno dei componenti di Italia Viva dire che questi emendamenti erano sostenuti da Confindustria, io ho collegato le due cose. Può darsi che si voglia approfittare per dare finanziamenti alle imprese”.

Se fosse così?

“Certo è difficile che possa passare una cosa del genere con 50 milioni di euro l’uno. La nostra idea di scuola è diversa. Quel numero di ore è incompatibile con il numero delle ore e dei curricoli.

Mentre per gli altri curricoli scolastici italiano, cioè mentre per le ore delle materie curriculari come matematica, italiano e le altre non c’è un monte ore che deve esser rispettato e certificato, per l’alternanza invece deve essere certificato il monte ore effettivo svolto in impresa. E dunque in questo modo si avvantaggia l’alternanza e si sacrificano i curricoli. Inoltre l’alternanza è effettuata spesso in strutture che non sono sempre idonee. Mandano i ragazzi ovunque, dall’ufficio pubblico dove stanno a braccia conserte al Mac Donald’s. Con quel progetto avevano creato un disastro, perché di fatto avveniva a discapito dell’utenza. Invece di un certo numero di ore di matematica se ne faceano altrettante di alternanza, con un piano di studi depauperato da una parte e avvantaggiato dalla parte dell’alternanza”.

Con quale obiettivo, secondo lei?

“Per loro evidentemente l’attività esperienziale va bene in ogni caso. Ma noi abbiamo la scuola, dove investiamo tanto e dove abbiamo tanto personale specializzato e i soldi dobbiamo metterli lì, non disperderli in questo modo. L’impressione è che si voglia far uscire dalle scuole una classe lavoratrice poco colta e subalterna, senza conoscenza dei diritti e senza capacità di critica e di proposta. Questa è una idea di scuola che non ci piace”.

Che cosa ha intenzione di fare?

“Su questa cosa non avrò scrupoli perché è un aspetto spregevole della Buona scuola, più spregevole della chiamata diretta poiché mina il principio cardine della scuola, quello della formazione libera della persona umana, del cittadino consapevole anche perché la formazione di qualità è libertà. Sottrarre qualità alla scuola pubblica statale significa privarla dell’unica possibilità di ascensore sociale che avranno nella loro vita. Ripeto: avevamo riformato l’alternanza facendola diventare piu tagliata sulla formazione e più consona alle esigenze degli studenti, dimezzando il monte ore come monte ore minimo. Se le scuole vogliono implementare il monte ore lo facciano ma non deve andare a discapito dei curricoli scolastici. Invece loro, mettendo un limite massimo così alto, depauperebbero i curricoli scolastici dei nostri studenti”.

Ecco i due emendamenti di Italia Viva

    1. Art. 28 bis (Incremento ore percorsi pere le competenze trasversali e per l’orientamento)

I percorsi di alternanza scuola-lavoro di cui al decreto legislativo 15 aprile 2005, n.77, come ridenominati dall’art.1, c. 784 della Legge 30 dicembre 2018, n.145, a decorrere dall’anno scolastico 2020/2021, con effetti dall’esercizio finanziario 2020, sono attuati per una durata complessiva: a) non inferiore a 400 ore nel triennio terminale del percorso di studi degli istituti professionali e nel secondo biennio e ultimo anno del percorso di studi degli istituti tecnici; b) non inferiore  a 200 ore nel secondo biennio e nel quinto anno dei licei. Per le finalità di cui al comma 1 è autorizzata la spesa fino ad un massimo di 18,8 milioni nel 2020 e di 56,5 milioni a decorrere dal 2021 a valere sul Fondo sociale per occupazione e formazione, di cui all’art.18, comma 1, lettera a), del decreto-legge 29 novembre 2008, n.185, convertito, con modificazioni, della legge 28 gennaio 2009, n.2.

    1. Art. 28 bis (Percorsi formativi rivolti all’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale)

Limitatamente all’esercizio finanziario 2020, sono incrementate di euro 50 milioni a valere sul Fondo sociale per occupazione e formazione, di cui all’articolo 18, comma uno, lettera a, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2.

 

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