Elezioni in vista: aumenti stipendiali, edilizia, assunzioni. Chiedi e ti sarà dato

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Ha da poco compiuto due anni la nota Legge 107 del 2015, entrata in vigore  il 16 luglio 2015. Legge nata sotto il segno della contestazione, pesante, inevitabile per tutti i motivi ben noti. Si è partiti con lo sciopero che ha interessato prevalentemente docenti, Ata, studenti per arrivare alle azioni di protesta dei dirigenti scolastici.

Due fronti che da anni sono per diverse questioni in contrasto ora si trovano dalla parte della stessa barricata soprattutto per una rivendicazione tanto banale quanto profonda, la giusta retribuzione. Quella che il personale della scuola non conosce da lungo tempo.

E’ innegabile che l’anno scolastico che inizia a breve sarà diverso dal solito. Perchè si entra nel girone caldo delle elezioni e la scuola ritornerà con forza al centro del dibattito ed anche al centro dell’attenzione del governo. Ci sarà un corteggiamento per fini elettorali? Probabile. Così come da parte del fronte di chi fin dall’inizio si è opposto alla 107 schierandosi non per ragioni di opportunismo ma perchè crede in un modello di scuola  opposto a quello tipizzato dalla “buona scuola”  partiranno “siluri” politici all’indirizzo di chi si rivolgerà alla scuola solo per questioni di calcolo politico.  Comunità scolastica che nel suo complesso esprime un bacino di voti importante che può essere determinante in un quadro politico elettorale come quello italiano.

Verrebbe da dire, chiedete e vi sarà dato. Ovviamente non sarà così. Perchè ottenere tutto quello che servirebbe significherebbe ammettere il fallimento della 107, significherebbe ripensare totalmente la scuola pubblica a partire dal potere eccessivo riconosciuto ai DS, si dovrebbe ritornare alla figura del vecchio preside ed eliminare anche il sistema delle reggenze, alla questione stipendiale, dalla questione dell’edilizia scolastica, emergenza costante, al rapporto studenti/docenti,  dalla solita questione del precariato agli Ata, dal problema del dimensionamento scolastico all’età ancora elevata del personale scolastico che dovrebbe avere una pensione decente con una uscita dal mondo del lavoro ad una età decente. Ma nell’indecenza di un sistema sempre più in difficoltà, in un Paese dove la corruzione è radicata in modo impressionante, dove gli sprechi sono la normalità, si ha la sensazione che per dover mutare realmente le cose, a partire dalla scuola, pilastro fondamentale di ogni società e democrazia, occorra qualcosa di più incisivo e profondo.

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