Elezioni 2018, programma PD. Malpezzi: chiamata per competenze è cardine, potenziamento non solo per supplenze, riapertura GaE sarebbe paradossale. INTERVISTA

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Intervista all’Simona Malpezzi, responsabile scuola del Partito Democratico, con la quale facciamo il punto sulla riforma “La Buona scuola” e analizziamo le proposte politiche che il partito presenta agli elettori per quanto riguarda il settore scuola.

Dopo una riforma epocale come quella realizzata dal suo partito, con quali idee vi presenterete all’elettorato?

Nessuno ha mai parlato di riforma epocale. Abbiamo voluto dare degli strumenti alle scuole per provare a realizzare l’autonomia che esiste nella normativa da vent’anni ma che di fatto si è praticata sempre meno. Sappiamo che c’è ancora tanto da fare, mai pensato che il cammino fosse terminato. Stiamo vedendo oggi i primi frutti di tutte le spinte innovative. Si parla prevalentemente delle assunzioni, ma esistono altre cose fondamentali come il potenziamento.

Per quanto riguarda il potenziamento, proporrete degli interventi?

Il potenziamento va migliorato, l’infanzia non l’ha ancora ricevuto e non in maniera diretta, con la trasformazione dei posti da organico di fatto ad organico di diritto. Non reale, dunque, come per gli altri ordini di scuola. La direzione però è tracciata.

Per quanto riguarda la gestione dell’organico potenziato?

Sappiamo che non in tutte le scuole la gestione è stata delle migliori. Intanto lavoreremo perché si riconosca che tutto l’organico è organico dell’autonomia, che è finalizzato al potenziamento e che gli insegnanti devono svolgere le attività scelte dai collegi. Non possono essere utilizzati solo per le supplenze. Bisognerà chiarirlo in modo più netto. Noi abbiamo creato il potenziamento per la lotta alla dispersione, per garantire maggiore orientamento, ad esempio.

Non sempre, però, le scuole hanno ricevuto i docenti con abilitazione nella classe di concorso richiesta.

Questo è un problema legato anche ad aspetti fisiologici di passaggio da una logica burocratica ad una funzionale nell’assegnazione dell’organico. Si risolverà in breve tempo rivedendo le modalità di assegnazione con le scuole. Vogliamo assolutamente che le richieste delle scuole vengano esaudite.

Tra le lamentele dei dirigenti, ad esempio, c’è una certa ambiguità nella norma che parla sì di potenziamento ma anche di supplenze.

Questo è un problema che rientra nella rigidità cui i dirigenti sono spesso costretti. Noi vogliamo far respirare la scuola e alleggerirla dall’eccessiva burocrazia. I dirigenti dovranno tornare ad occuparsi di organizzazione didattica. Se il dirigente ha una serie di incombenze e di lavori lontano dall’organizzazione didattica, perdiamo opportunità anche per usare meglio il potenziamento.

Tra le nuove incombenze c’è quella della “chiamata per competenze”, un punto fortemente criticato durante il dibattito sulla “Buona scuola”

Alla chiamata per competenze io ci credo, è un punto cardine dell’autonomia. E’ stata raccontata male. Ad esempio: in una scuola con alta percentuale di stranieri, tra un docente di italiano con la sola abilitazione ed uno con specializzazione in L2, lei quale sceglierebbe?

A noi sono arrivate segnalazioni di irregolarità nelle operazioni delle chiamate, fino a dirigenti che hanno “chiamato” i propri nipoti.

Voglio sperare che le persone che lavorano a scuola siano figure che lavorano seriamente, non possiamo eliminare una norma perché ci sono persone non corrette nella scuola.

Per quanto riguarda la valutazione dei dirigenti?

E’ partita, abbiamo aumentato gli ispettori, il lavoro si sta svolgendo. Abbiamo bisogno di una valutazione complessiva della scuola, perché possa mettere in campo analisi di se stessa e metta a punto strategie per il miglioramento, ad esempio attraverso la formazione dei docenti. Sono ottimista, in due anni le cose sono cambiate. Mi accorgo di cosa sta succedendo, ho partecipato ad una inaugurazione di una scuola della periferia milanese dove hanno sfruttato le possibilità del piano nazionale della scuola digitale. I docenti hanno creato un dipartimento digitale e tutti i docenti si formeranno sulla didattica digitale. Il finanziamento è stato di 47mila euro.

A proposito di formazione, come vede far confluire i 500 euro per l’autoformazione nello stipendio?

Hanno lo scopo dell’autoformazione dei docenti: voglio leggere quel libro, voglio andare al cinema per potenziare la mia didattica o voglio formarmi su una cosa specifica? Se li metto nello stipendio a quanto si ridurranno? Conviene agli insegnanti?

Resta comunque aperta la questione degli stipendi, allo stato attuale non si è riuscito a garantire un uguale trattamento con gli altri comparti della Pubblica Amministrazione

Il problema tra i comparti riguarda anche la riflessione sulla specificità della scuola. Dobbiamo riflettere sul profilo del docente, che non siamo riusciti ancora a fare. Il docente si occupa di tantissime cose, spesso oltre la didattica. Abbiamo docenti che hanno una voglia incredibile di vedere la professionalità conosciuta. Abbiamo bisogno di un sistema che riconosca la crescita professionale degli insegnanti. apriamola questa discussione, ma non mettendo i 500 euro nella busta paga.

Mobilità e rientro a Sud dei docenti. Ci sono famiglie del Sud spaccate, con moglie e figli a Nord, mariti a Sud o viceversa. Continuità didattica per i bambini del Nord o continuità affettiva per i bambini del Sud?

Capisco il problema perché è struggente, dopodiché apro un’altra questione. Io sono per la continuità didattica ma anche affettiva. Ma come ne usciamo? Abbiamo un numero più alto di studenti a Nord, minor numero di studenti e più insegnanti a Sud.  Le cattedre vuote sono a Nord: Lombardia e Veneto hanno molte cattedra a supplenza. Quindi è evidente che la questione esista. Non credo si possa risolvere con ulteriori deroghe ma con un piano complessivo e di ampio respiro.

Vero, però se mi permette le faccio notare, ad esempio, che la maggior parte dei fondi per gli investimenti nel 0-6 sono andati a Nord, così non si creano posti a Sud e le cattedre saranno sempre a Nord

Dipende dai criteri di ripartizione definiti dalla conferenza Stato-Regioni e indicati alle Regioni stesse. Per fare un esempio specifico, in Campania la maggior parte di scuole dell’infanzia sono statali e quindi finanziate al 100% dallo Stato, mentre a Milano oltre l’80% è costituito da scuole comunali. La Campania, inoltre, ha ricevuto fondi obiettivo 1 che dovevano essere specificamente investiti negli asili nido, lo è stata solo per una parte. Questi fondi sono a regime anzi aumenteranno nei prossimi due anni. Saranno un incentivo per utilizzare i fondi 0-6 per aprire nuove strutture. Quello dell’intervento contro la povertà educativa, a partire da 0-6, è nei nostri interessi. A partire dal potenziamento del tempo scuola che non vuol dire solo tempo pieno. I bambini del Sud devono poter andare a scuola come i bambini del Nord. In questo modo si combatte povertà educativa: accesso allo sport, musica, scuole aperte di pomeriggio, esperienze culturali. Abbiamo iniziato e porteremo avanti queste iniziative.

Questione spinosa, diplomati magistrale …

La posizione del MIUR è condivisibile: aspettare e chiedere un’interpretazione autentica all’avvocatura dello Stato per capire i margini di intervento e senza incorrere in altre situazioni di ulteriore disagio. Ha fatto bene la Fedeli nel dire che l’anno scolastico deve finire senza arrecare problemi a bambini, famiglie e docenti.

Qual è la sua opinione personale: riapertura GaE o concorso riservato?

Dal mio punto di vista aprire le GaE che sono ad esaurimento sarebbe paradossale. Io sono per chiuderle. Non sarebbe coerente con quanto fatto fino ad oggi. Comunque per noi è l’avvocatura che dovrà dare risposte.

Secondo lei, quale garanzia di qualità didattica e di interazioni con le nuove generazioni può dare una maestra a 67 anni? Risolviamo con le telecamere in classe?

Intanto credo che la scuola del futuro vada sempre di più nella direzione di un lavoro in equipe e che ogni figura docente vada valorizzata anche in modalità differenti all’interno di uno stesso gruppo di lavoro. Resta evidente come questo sia un tema all’ordine del giorno che andrà affrontato e sui cui apriremo un ulteriore riflessione dopo aver comunque messo in campo uno strumento come l’Ape social.

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