Educatori convitto: I vantaggi della comunicazione mediata da tecnologia. Lettera

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Inviato da Educatori Convitto annesso a istituto Alberghiero “San Francesco” di Paola (Cs) – Da quando un microorganismo ha deciso di stravolgere la vita di noi essere umani,

molto avvezzi, per la verità, alle confortanti abitudini della quotidianità nonostante i ritmi serrati sia lavorativi che familiari,ci siamo posti mille interrogativi su come avremmo potuto mai condurre una vita familiare normale e come avremmo potuto evitare di annullare la nostra vita professionale in quanto sarebbero mancati gli ingredienti necessari al nostro lavoro: gli attori, cioè gli allievi convittori e lo spazio della scena, il convitto.

Di colpo ci siamo ritrovati a gestire un arresto forzato delle nostre capacità educative poiché il “terreno di gioco” non era più praticabile e con esso il patrimonio affettivo e relazionale tipico del nostro lavoro. La nostra frustrazione, avvertita all’ennesima potenza, poiché per il nostro lavoro il corpo è tutto ed è inizio e senso della relazione educativa, ha ceduto il posto ad un riassetto organizzativo del convitto e dei nostri ruoli consci del fatto che seppur, in remoto, la nostra squadra avrebbe dovuto comunque partecipare alla sfida del momento e cioè affidarsi ad un software per attivare e mantenere una qualche forma di social learning.

E abbiamo toccato il cielo con un dito quando Skype ha riunito il nostro team e la squadra dei nostri allievi! mantendendo una promessa nel nome e nei fatti,visto che skype è l’abbreviazione tra la parola cielo e peer-too-peer…

Uno strumento tecnologico si è fatto mezzo di un bisogno comunicativo..Ma non è straordinario?

È arrivato, improvviso e inaspettato, il momento di ristabilire la giusta sintesi dell ‘antinomia moderna per eccellenza, quella tra reale e virtuale, e ricongiungere le coppie di verità tra rischio e opportunità, in unità di senso. Perché se è vero che i rischi di natura informatica sono svariati è anche vero che le opportunità sono infinite e tutte da scoprire.

Sembra dunque che i nostri gioielli tecnologici, spesso ritenuti invadenti e poco seduttivi per molti, siano diventati d’un colpo oro in quanto strumenti fondamentali attraverso cui incanalare tutti i nostri sforzi di natura professionale e canali preferenziali da cui trarre notizie, informazioni, formazione e soprattutto relazioni.

La tecnofobia si è quasi dissolta cedendo il posto ad una nuova e rinnovata visione e prospettiva carica di speranze e Machiavelli, oggi, come non mai, avrebbe visto la sua tesi rinverdire con un nuovo significato…il fine (l apprendimento)giustifica il mezzo (lo strumento tecnologico)…

Dobbiamo ammetterlo: da oggetti di distrazione di massa i nostri terminali sono diventati oggetti di attrazione di massa tali da diventare le uniche “strade”percorribili autorizzate ad infrangere divieti d’accesso e la possibilità di accesso alle loro innumerevoli funzionalità ci hanno permesso di ibridarci in certo senso e forse rabbrividirci in un altro…insieme a loro.
Si di quel brivido che unisce l”allievo al suo insegnante e che una macchina è riuscita, in un senso lato, a ricreare e che non potrà, però,mai sostituire.
Abbiamo bisogno di relazione e di reciprocità che è la conditio sine qua non del nostro lavoro…

Il terminale ci sta “donando” la possibilità di una relazione che seppur mediata è tale da mettere in moto neuroni e sinapsi e da impegnare il cervello in una pratica esperienziale a dir poco futuristica.

E queste potenzialità i nostri Millennians le hanno scoperte già da tempo e questa volta è toccato a noi adulti dar loro ragione, senza se e senza ma…
A noi insegnanti, nel dopocodiv, spetterà un compito forse ancor più arduo di adesso e cioè ridare tonalità affettiva alla relazione educativa, elargire sorrisi e lasciarsi andare anche ad un caldo abbraccio che, a volte, può valere più di una lezione di storia o matematica…

Gianni Togni guardava il mondo da un oblò..noi da un display..senza annoiarci un po’…

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