Edilizia scolastica, 58 opere incompiute. Gli sprechi in cifre regione per regione

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I dati del ministro Bussetti: il 63% degli istituti costruito prima del 1976, 6 su 10 non sono a norma antincendio. Occorre snellire le procedure e liberare 7 miliardi di euro già disponibili, soprattutto nel Sud

Mentre l’attenzione mediatica di questi giorni è incentrata sul reclutamento complessivo dei docenti, c’è un aspetto del mondo scolastico italiano che meriterebbe addirittura maggiore attenzione: l’edilizia. Non soltanto perché attraverso aule e laboratori passa una bella fetta delle qualità dell’offerta, ma soprattutto perché riguarda la sicurezza di tutti coloro che ogni giorno entrano in un edificio scolastico, sia per lavoro che per ricevere educazione, formazione, cultura. Nel caso di dubbi a tal proposito, occorrerebbe ricordarsi di chi negli ultimi anni ha perso qualcuno o qualcosa nelle scuole trafitte da uno dei tanti terremoti che hanno fatto sobbalzare in lungo e in largo la penisola. Eventi che, prima o poi purtroppo, si materializzeranno. Fare gli scongiuri non serve, bisogna chiedere e costruire scuole più sicure.

Quadro desolante

A tracciare il quadro della situazione è stato, il 26 luglio, il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti durante un question time in Senato. “Si pensi – ha dichiarato Bussetti nell’aula di Palazzo Madama – che il 62% delle scuole è stato costruito prima del 1976 e che circa il 58% degli edifici scolastici non è a norma sotto il profilo della normativa antincendio e circa il 53% sotto il profilo dell’agibilità”. “Il tempo medio dei procedimenti attraverso i quali le risorse stanziate nel bilancio dello Stato per finanziare interventi di ristrutturazione ed adeguamento sismico delle scuole pervengono agli enti locali, proprietari degli edifici scolastici, è di circa un anno e mezzo – ha aggiunto Bussetti – A questo tempo bisogna aggiungere quello necessario all’ente per fare le gare di appalto ed eseguire gli interventi. Sono dati molto preoccupanti, soprattutto in considerazione della notevole entità delle risorse, anche di fonte europea, sinora stanziate e non spese. Si tratta di una situazione che non è accettabile, visto che siamo tutti convinti che la sicurezza dei nostri studenti e di tutto il personale scolastico costituisce una priorità assoluta”.

Sette miliardi pronti da spendere

Nei giorni precedenti all’intervento in aula, Bussetti ha ricordato in un’intervista al Messaggero che “le risorse ci sono: abbiamo quasi 7 miliardi già a disposizione (stanziati dai precenti governi, ndr), da erogare agli enti locali proprietari degli edifici scolastici. Ma rispetto al governo precedente dobbiamo lavorare con maggiore velocità e più trasparenza, per snellire le procedure e semplificare il sistema, per assicurarci – aggiunge – che i fondi stanziati giungano preso a destinazione e vengano effettivamente spesi per compiere i necessari interventi”.

Procedure lunghe, serve snellirle

Come? Lo stesso ministro, nel question time ha precisato che “occorre ripensare integralmente la governance del sistema dell’edilizia. Avere il Miur come un unico interlocutore costituisce una decisa facilitazione per gli enti locali nell’attuazione degli interventi di messa in sicurezza delle scuole”. Entrando nello specifico, Bussetti ha dichiarato: “Ho promosso, d’intesa con il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, la costituzione di un Tavolo tecnico tra Stato, Regioni ed enti locali che sta lavorando, perché si arrivi, entro agosto, al perfezionamento in Conferenza unificata di un accordo quadro finalizzato a ridurre gli adempimenti burocratici e tagliare i tempi necessari per l’assegnazione delle risorse agli enti locali proprietari degli edifici scolastici. Nello stesso tempo, al medesimo tavolo stiamo lavorando per proporre interventi legislativi, mi auguro già nel disegno di legge di conversione del decreto legge ‘Ministeri’, di semplificazione ed accelerazione delle procedure”. “Altro importante tema – ha concluso – è quello della trasparenza; è necessario, infatti, che i cittadini possano verificare se gli obiettivi che ci siamo prefissi saranno raggiunti. Proprio per questo è necessario avere una Anagrafe dell’edilizia scolastica aggiornata in tempo reale e veramente accessibile a tutti”.

Incompiute: male Sicilia, Puglia e Sardegna

Nell’attesa che le istituzioni aggiornino l’Anagrafe dell’edilizia scolastica, orizzontescuola.it offre sull’argomento un panorama tratto dagli ultimi dati disponibili dall’Anagrafe delle opere pubbliche incompiute, alcuni riferiti al 2016, altri aggiornati all’anno scorso e pubblicati poco più di un mese fa. Una lettura sui 58 lavori in edilizia scolastica rimasti in sospeso, regione per regione, cifra per cifra: uno spreco costato fin qui centinaia di milioni di euro, nell’attesa che terminino i lavori.
Mancano i dati su Valle d’Aosta, Emilia-Romagna, Liguria e Province autonome di Bolzano e Trento perché questi territori non hanno opere di edilizia scolastica nei rispettivi elenchi delle cosiddette “incompiute”.
Fra le regioni in maggiore ritardo con i lavori vi sono Sicilia, Puglia e Sardegna. Molto meglio Friuli Venezia Giulia, Molise, Piemonte, Toscana, Umbria e Veneto.

Fonte: estrapolazione dall’Anagrafe delle opere incompiute

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