Edilizia, Marzana: In Sicilia investiti 4mila euro ad istituto contro 34 mila media nazionale. Mancano servizi essenziali

WhatsApp
Telegram

I fatti di Amatrice hanno riacceso i riflettori sul rischio sismico delle scuole, che in teoria il Governo aveva messo tra le sue priorità programmando una serie di investimenti sulla manutenzione e la messa in sicurezza degli edifici

Ma come stanno realmente da cose? Ne abbiamo parlato con Maria
Marzana, deputata del Movimento Cinquestelle.

Onorevole, sui fondi per gli interventi strutturali nelle scuole, lei ha denunciato una disparità di trattamento a danno di quelle siciliane, ci
vuole spiegare meglio che cosa sta succedendo? Il Ministro Giannini ha riportato una realtà ben diversa in un question time alla Camera, si parla di 6 miliardi da investire.

Gli edifici scolastici siciliani che si trovano in aree sismiche sono il 78,3% e il 47,2% è stato costruito prima che entrasse in vigore la normativa antisismica. Si comprende dunque facilmente come la sicurezza dell’utenza e del personale della scuola in Sicilia sia precaria e dipenda molto da urgenti ed efficaci interventi di messa in sicurezza e di manutenzione.
Eppure per la manutenzione straordinaria in Sicilia il governo stanzia 4mila euro ad edificio a fronte di 34 mila euro di media nazionale. Ad aggravare la situazione dell’edilizia scolastica in Sicilia le condizioni economiche disastrose delle ex-province, che dovrebbero occuparsi degli edifici delle scuole secondarie e che molto spesso sono inadempienti. Ci troviamo sotto la media nazionale anche per quanto riguarda i controlli, le certificazioni di collaudo statico, agibilità, impianto elettrico e gli studi di microzonizzazione che consentono di capire il comportamento del  erreno rispetto all’edificio. La poca attenzione del governo nei confronti di un tema cruciale come l’edilizia scolastica è confermata anche a livello
nazionale considerato che assistiamo al continuo rilancio di numeri e  azioni ma in realtà spessissimo si tratta di soldi stanziati da governi precedenti oppure di promesse ben lontane dalla loro realizzazione.

In generale, l’operazione “Scuole belle” che risultati ha prodotto? Il Parlamento sta monitorando i lavori di ristrutturazione? È partita la famosa anagrafe dell’edilizia a cui il Governo Renzi aveva deciso di dare la priorità?

Innanzitutto è il caso di ricordare che si è trattato di una vera e propria
operazione di facciata, architettata per far compiere lavori di manutenzione e decoro a personale non esperto e spesso senza il rispetto delle norme di sicurezza. Nelle nostre scuole occorrono prioritariamente altri interventi.
Inoltre, per i lavoratori impegnati da anni nelle scuole vanno attuate altre
politiche di tutela, come lo sblocco dei posti di collaboratore scolastico accantonati e l’opportunità di inserimento in organico tramite concorso per titoli e servizi, come prevede una nostra proposta di legge. Al pari degli investimenti, anche il monitoraggio non è un punto di forza di questo governo, il quale ha rilanciato l’importanza di un’anagrafe dell’edilizia scolastica aggiornata senza poi far seguire azioni efficaci, tant’è che i rapporti fedeli non sono ministeriali.

Tornando al rischio sismico, secondo lei si sta facendo il possibile per la loro messa in sicurezza?

Secondo recenti rivelazioni di CittadinanzaAttiva il 54% degli istituti scolastici su scala nazionale si trova in territori a rischio sismico e solo il 9% avrebbe avuto la verifica sismica. A fronte di ciò il governo Renzi ha speso per l’edilizia poco più di un miliardo, di cui solo 200mila per la messa a norma antisismica. È evidente che questo governo spende in propaganda sull’edilizia piuttosto che in interventi di messa in sicurezza.

La disparità di trattamento tra Nord e Sud di cui parlavamo all’inizio non riguarda solo, purtroppo, lo stato di manutenzione degli edifici, ma anche servizi essenziali come i nidi e il tempo pieno. Un’Italia a due velocità, insomma, come nell’Ottocento.
Perché non si affronta la questione in maniera seria? Anche su questo manca la volontà politica?

Credo di sì, e ciò nonostante gli enti locali, da cui dipendono questi servizi, sono stati negli anni pesantemente depauperati di risorse e nonostante in questo momento sia in discussione una risoluzione M5S che porrebbe un grande argine a questo divario.
Con questo atto chiediamo sostanzialmente al governo di rispettare la costituzione e cioè di definire il livello essenziale dei servizi di nido, mensa, trasporto, assistenza e garantirlo su tutto il territorio nazionale, prevedendo anche la possibilità per i comuni in maggiori difficoltà di attingere ad un fondo appositamente costituito al fine di assicurare a tutti i cittadini italiani uguaglianza di opportunità.

WhatsApp
Telegram

Abilitazione all’insegnamento 30 CFU. Corsi Abilitanti online attivi! Università Dante Alighieri