Docenti non abilitati: come ti faccio sparire due anni di formazione senza che nessuna se ne accorga

Di Lalla
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Emanuele Rainone – Il Decreto Ministeriale 249 del 10 Settembre 2010, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 31 gennaio 2011 che entrerà in vigore il 15 febbraio 2011, per quanto riguarda la formazione iniziale dei docenti delle scuola secondaria di I e II grado è un classico gioco di prestigio: rispetto alle Ssis, ovvero al precedente percorso abilitante, spariscono ben due anni di formazione. Ma di questo ennesimo colpo di mano alla Scuola Pubblica nessuno sembra effettivamente accorgersi: forse neanche gli addetti ai lavori.

Emanuele Rainone – Il Decreto Ministeriale 249 del 10 Settembre 2010, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 31 gennaio 2011 che entrerà in vigore il 15 febbraio 2011, per quanto riguarda la formazione iniziale dei docenti delle scuola secondaria di I e II grado è un classico gioco di prestigio: rispetto alle Ssis, ovvero al precedente percorso abilitante, spariscono ben due anni di formazione. Ma di questo ennesimo colpo di mano alla Scuola Pubblica nessuno sembra effettivamente accorgersi: forse neanche gli addetti ai lavori.

Per smascherare l’arcano marchingegno che si cela nel cappello ministeriale basterebbe un piccolo calcolo: asettico, burocratico. Spesso le logiche ministerial-burocratiche si rivelano un buon viatico per orientarsi nei labirinti della imperscrutabile sapienza governativa: lasciano sempre una traccia.

Leggiamo dal DM 249 che il nuovo percorso abilitante per i suddetti futuri aspiranti-insegnanti-disoccupati prevede un classico 3+2 universitario più 1 anno di TFA, altrimenti detto Tirocinio Formativo Attivo. Tralasciamo – per decenza – qualsiasi considerazione specifica riguardo la sensatezza della formula ‘Tirocinio Formativo Attivo’ la quale, nella sua assoluta tripartita ridondanza, conferma per l’ennesima volta la desolante e grottesca deriva del linguaggio della cosiddetta pedagogia scolastica, la cui funzione sembra essere soltanto quella di riempire pile di fogli senza dire assolutamente nulla.

Ma veniamo a noi. Il percorso delle Ssis prevedeva una laurea di vecchio ordinamento – che a seconda degli insegnamenti poteva durare 4 o 5 anni – più 2 anni di Scuola di Abilitazione, nella quale era previsto un tirocinio tout court (il quale era ‘formativo’ per definizione e passivo/attivo a seconda delle situazioni: ma ‘ascoltare e guardare’ è un’attività passiva?).

All’epoca della riforma universitaria del 3+2, la logica burocratico-ministeriale di ascendenza berlingueriana aveva stabilito un’equazione molto precisa: la laurea di vecchio ordinamento vale tanto quanto il nuovo percorso universitario comprensivo del 3+2. Questo per un motivo ben preciso: perché erano ben consapevoli di aver abbassato sia in termini quantitativi che qualitativi (altra coppia tanto cara al didattichese stretto, con buona pace di tutta la cultura filosofica almeno da Hegel in poi: siamo in ritardo di quasi due secoli!) la consistenza dei programmi di studio. Tutto questo per adeguarci agli standard europei.

Ovviamente non si può elevare a criterio assoluto l’equipollenza dei titoli di studio stabilita tra le due lauree – vecchia e nuova – ma è un buon punto di vista per svelare il gioco di prestigio. Teniamo fermo quindi il principio che il vecchio titolo di laurea equivalga al 3+2 anche in termini di effettiva formazione: abbiamo la situazione paradossale che il nuovo percorso di abilitazione prevede un solo Tirocinio Formativo Attivo di 1 anno, là dove gli insegnanti abilitati con le Siss avevano frequentato 2 anni di scuola e un periodo di tirocinio.

Il risultato è evidente: i 2 anni di specifica laurea magistrale previsti dal DM 249 non sono altro che gli equivalenti dei 2 anni di Ssis; il Tirocinio Formativo Attivo prende il posto del tirocinio che gli ex-sissini – mentre lavoravano già a scuola come supplenti (n.d.r vedi alla voce ‘Tirocinio Formativo Attivo’ retribuito) – avevano frequentato nell’arco dei 2 anni.

Risultato: abbiamo scippato alla classe docente ben due anni di formazione disciplinare, per sostituirli con 2 anni di formazione magistrale specifica per ogni insegnamento – per altro già previsti nel precedente percorso delle Ssis.

Che ci sia bisogno di cultura pedagogica nella scuola è fuori di dubbio, che con la sola ‘cultura pedagogica’ si possa pensare di insegnare Qualcosa mi sembra un po’ più difficile. Se poi la cosiddetta cultura pedagogica è quella delle ‘competenze trasversali’ e della tanto fantasiosa quanto ridicola e dogmatica differenza tra ‘sapere’ e ‘saper fare’ (se so l’inglese, so anche fare una traduzione dall’inglese?), stiamo freschi! Ma sappiamo cosa stiamo facendo?!?

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