Docenti fuori sede, l’appello di un marito. Lettera

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Inviato da Doriana D’Elia – L’attenzione è nuovamente rivolta al Coordinamento dei Docenti Immobilizzati che muovono le loro azioni in rappresentanza di vari comitati di docenti fuori provincia di residenza, questa volta a rivolgersi a loro è la voce dei mariti delle lavoratrici che esasperati dall’agonia di un’attesa infinita rivolgono il loro sfogo in cerca di soluzioni:

«Un’altra estate di ansia è iniziata- dice Silvio da Catania-.

Da 17 anni ormai trascorriamo i mesi estivi tra domande da compilare e attesa di risposte che cambiano come il vento! Prima l’instabilità di avere una moglie insegnante precaria e dopo il ruolo una “presenza” precaria! I nostri figli sono ormai grandi ma hanno sempre la preoccupazione che mamma debba partire e trascorrere un anno scolastico lontana da casa. Ormai non crediamo più alla politica e i nostri ragazzi si stanno rassegnando alla sordità delle istituzioni che sanno solo chiedere e mai restituiscono ciò che serve alle nostre famiglie, un po’ di serenità».

E ancora Salvo Davani dice: «Anch’io sono un papà immobilizzato dal governo e non ne posso più. Uniamoci tutti, dico a voi altri papà che devono subire tutto questo. La mia vita sta diventando un inferno- continua Davani-. Mia moglie e mia figlia di 12 anni ogni anno da Perugia fa la visita parenti al marito al proprio figlio e alla mamma per poi ritornare a Perugia in affitto per mantenere me che non lavoro, mio figlio a scuola e poi: luce, acqua, gas ecc ecc. Quest’anno poi anche il rischio di un contagio da Coronavirus».

È la voce di chi vive indirettamente la lontananza esacerbata dagli anni. Chi tra i Docenti Immobilizzati non ha visto riconoscersi il diritto alla mobilità straordinaria nel 2015 è stato condannato ad uno stato di immobilizzazione perenne. La situazione di fuori sede ad oggi è talmente critica che persino i nuovi concorsi pongono il rischio di creare altri fuori sede ed esasperare animi già stremati.

Per questo occorre ristabilire un ordine meritocratico nella scuola che vede la mobilità interprovinciale quale atto primario e prodromico alle nuove assunzioni. Conclude Salvo Davani, il “papà immobilizzato”, con un appello:
«Ai papà Immobilizzati, ai compagni delle lavoratrici fuori sede, voi tutti ribelliamoci: uniamoci, facciamo sentire la nostra voce».

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