Docente precaria diventa pittrice

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Da una vita da supplente, ormai trascorsa, a una carriera da pittrice ai nastri di partenza.

Una nuova carriera inattesa, quella della professoressa Barbara Foresti, ora di ruolo all’Istituto tecnico economico Barozzi di Modena come docente di lingua straniera.

Non aveva mai dipinto, ma dopo quattro anni dalla prima tardiva lezione ora espone i suoi quadri in centro a Modena.

E’ la storia di una passione che cova da quarant’anni sotto la cenere degli impegni professionali, dei chilometri macinati in lungo e in largo nella provincia emiliana – che non è solo pianura ma anche collina e alta montagna, neve, ghiaccio e nebbia che accompagna le fredde giornate scolastiche – della famiglia, dello studio e che un bel giorno esplode.

E la mattina in cui la passione esplode, Barbara sente che deve lasciare tutto quello che sta per fare quel giorno e contatta una pittrice. Le chiede delle lezioni, inizia ad apprendere le tecniche, non sbaglia un appuntamento, insiste. Così arriviamo a Natale scorso. Mari Carmen Llerena, una sua amica arrivata dalla Spagna, vede i suoi quadri, insiste che tutti li dovrebbero vedere, si reca al bar Freedom di via Canalino, a due passi da Piazza Grande e dalla Torre Ghirlandina, patrimonio dell’umanità, chiede con successo al proprietario, che neppure conosce, se una sua amica avrebbe potuto esporre i suoi dipinti e ora sono lì, in bella mostra.

Barbara Foresti 48 anni, modenese, quattro figli, traduttrice di opere teatrali di drammaturghi spagnoli per conto di alcune case editrici, insegna da anni inglese e spagnolo negli istituti di Modena e provincia. Ha insegnato negli istituti di Modena, di Carpi, di Pavullo nel Frignano, a Monteombraro, ora, come detto, è di ruolo al Barozzi, nel capoluogo che conta i natali di Luciano Pavarotti, la scuola dei Salesiani di Vasco Rossi, l’arresto di Ciro Menotti, le prime corse del giovane Enzo Ferrari nell’autotromo ora diventato Modena Park.

Professoressa Barbara Foresti, com’è nata la sua arte?

“In tutta la mia vita, di fronte a paesaggi che mi davano emozioni dicevo sempre che se fossi una pittrice dipingerei questo scorcio o quella meraviglia per cercare di catturare il tempo e la bellezza. Ricordo che lo dissi a 16 anni, seduta su uno scoglio in Costa Brava, di fronte alla luce e al colore dell’acqua. Questa frase mi ha accompagnata nella vita in tutti i momenti e nei viaggi in cui qualcosa catturava la mia emozione più che la mia attenzione. Anche la bellezza di un fiore, uno scorcio di vita. Fino a che a un certo punto ho iniziato a dipingere”.

Quando ha iniziato?

“Quattro anni orsono ho iniziato a seguire lezioni e corsi dalla pittrice modenese Maris Goldoni, a cui sono molto grata, per imparare le tecniche. Quando dipingevo è come se entrassi in un altro mondo, evadevo dalla realtà ed entravo in un mondo altro fatto di immaginazione, colore e luce. Non riesco tuttora a staccarmi dai quadri. Sono guidata dalla passione, tanto che a volte appoggio il pennello e la spatola e devo dipingere con le dita perché sento il bisogno di entrare fisicamente nella tela. È così ho scoperto un mondo. Ora sono presa dalla curiosità di sperimentare nuove tecniche e nuovi temi, nuove sensazioni. Fondamentalmente dipingo per metter su tela una serie di emozioni che a volte mi invadono e che vorrei quasi rubare al tempo che passa. Amo sempre di più la pittura indefinita, con i contorni che si aprono e si spezzano e lasciano spazio alla natura e all’atmosfera. Nei miei ultimi quadri le forme perdono la definizione, si sfumano, la natura e l’energia entrano e si fondono con le strutture del dipinto. Questo dà occasione a chi guarda di usare l’immaginazione e di vedere ciò che vuol vedere”.

Ci sono tante luci nei suoi dipinti

“Dipingere è stata parte di un cammino, di un percorso che ho fatto. Da una parte la ricerca di un modo per tirar fuori le emozioni che ho dentro, dall’altra la ricerca del bello, del gusto che ci può circondare. Ed è per questo che le luci almeno in questa fase non possono mancare. Perché poi percepisco che ci saranno altre fasi ed è questo il bello del dipingere, un mondo quasi infinito da esplorare”.

Colpiscono i colori di New York

“L’ho intitolato A wakening. Ero affascinata dalle luci dell’alba. L’alba è ogni volta una piccola rinascita. Ciò che mi colpisce è l’alba di ogni città, l’unico momento in cui tutto tace. Il quadro è pervaso dall’energia del sorgere del nuovo giorno, ho voluto catturare i riverberi del mattino di una città che ancora dorme. Mi affascina pensare che di lì a poche ore le strade siano un pullulare di persone. L’ultimo dipinto sia chiama Rosa cielo. C’è un intrigo tra i rami e una lunga strada con alberi a fianco, siamo al tramonto, i rami sono scuri e l’intreccio lascia intravedere la dolcezza di un cielo rosa che si sta spegnendo in contrasto con le luci dei negozi della città e dell’essere umano che continua a vivere. Sono attimi di vita per me”.

I suoi alunni sanno?

“Qualcuno lo ha scoperto…”

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