Divario scuole nord-sud sempre più ampio. Lettera

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Comitato Non Si Svuota Il Sud – Il divario tra Nord e Sud si accentua ogni giorno di più.

 Si chiede impegno per il Meridione impoverito da politiche negligenti. Caduto nel dimenticatoio, Il Sud agonizza per tutti i tagli subiti e la Scuola Pubblica, scandalosamente presa di mira e al centro del famigerato taglio alla spesa, è molto più penalizzata al Mezzogiorno che al Nord. Al Settentrione vengono ancora garantiti spazi idonei, tempo pieno e attività integrate; il numero degli alunni per classe è relativamente alto, al contrario delle regioni meridionali in cui gli alunni vengono stipati in aule anguste, venendo meno anche la legge sulla sicurezza.

Per il quarto anno di fila, dopo il varo della Legge 107/2015, la scuola del sud inizia l’anno scolastico claudicante: mancano gli insegnanti, di cui una buona fetta si trova attualmente al Nord, paralizzati da una mobilità fantoccio e mancano gli investimenti. Il numero degli alunni non è inferiore è semplicemente pesato con strumenti e misure diverse. Nella logica di chi ha “riformato” la Scuola negli ultimi trent’anni, il sistema d’istruzione nazionale è solo un peso sul groppone che la spesa pubblica non vuole più sostenere. E da qui in poi i proclami contro gli insegnanti e le politiche volte alla privatizzazione, il cui scopo fallimentare è quello di sbarazzarsi definitivamente di alunni e docenti, che rappresentano un investimento passivo. Con la 107/2015 la Scuola Italiana è così giunta ad un binario morto, scontrandosi però con la realtà che la sovrasta.

Una collega, una delle tante esiliate 107, attualmente in assegnazione provvisoria, smentisce la favoletta costruita attorno alla  Scuola Meridionale Da quatto anni, infatti, sono state raccontate ed ingigantite leggende metropolitane per non porre rimedio alla Buona Scuola (al Sud mancano i posti, gli alunni sono numericamente inferiore, i genitori non lavorano, quindi il tempo pieno non necessita, ecc..), alibi oramai deboli che richiedono azioni forti da chi ha attualmente preso in mano il testimone del MIUR.

 

“Settembre 2018. La calura estiva avvolge insistentemente la mia terra, la mia Sicilia. Ci si trova al primo collegio, riuniti in un’aula che, come ha appena detto la preside, con soddisfazione, quest’anno è diventata troppo piccola per accogliere il suo personale. La città è Catania, città meravigliosa, ricca di storia, di arte, di tante bellezze ancora nascoste, come le altre otto province, del resto.  

Questo è ciò che vede il turista e il resto?

Non conosco questo istituto comprensivo. È grandissimo, conta dodici plessi, dislocati in una delle zone popolari  e soprattutto più popolose della città, un quartiere fortemente a rischio, con un’ alta percentuale di dispersione scolastica, gravi situazioni di disagio socio- culturale, dove il degrado la fa padrone. Qui, continua la preside, tutto parte dal rapporto che ogni docente riesce a instaurare con i suoi alunni. Il rapporto interpersonale: la forza è in quell’aula. E ancora, si preme il freno sull’acceleratore, si comunica che l’anno scolastico potrebbe iniziare a pieno regime, anche a distanza di poco perché l’organico è quasi tutto al completo. Queste le parole che mi risuonano e portano a riflettere.

Per oltre tredici anni, da insegnante precaria, ho preso servizio quasi sempre a ottobre. Poi il ruolo al Nord, mentre qui la situazione rimaneva sempre la stessa. Classi scoperte e soprattutto tanto, tantissimo bisogno sul sostegno.

Quindi, questo Sud che ha pochi bambini e troppi insegnanti non me lo spiego. Sono al collegio e i numeri testimoniano ben altro. Un fabbisogno enorme che può essere colmato solo lasciando noi insegnanti nella nostra regione. Si parla di pari opportunità e qualche domanda viene spontanea.

È giusto che al Nord si coprano le cattedre con insegnanti che ogni anno emigrano e qui si arranchi, a volte fino a dicembre e in situazioni gravi di quartieri a rischio?  

È giusto che alcune classi, scoppino per contenere anche 27 alunni, stipati come le sardine e senza il rispetto delle norme sulla sicurezza, mentre al Nord alcune realtà hanno classi di 12 o addirittura 10 alunni?

NO, NON E’POSSIBILE CONTINUARE COSI’!

Si rubano risorse culturali ed economiche e si depaupera un Sud già fortemente provato e sfruttato, quando la soluzione è dietro l’angolo. Il nuovo Governo ha dimostrato con forza che questo c’è ed ha tamponato e in tempi rapidi, facendo rientrare molti insegnanti di ruolo, con esperienza pluriennale su sostegno, con assegnazione provvisoria. È una boccata d’ossigeno per le nostre scuole che operano su un territorio difficile.

La terra di Falcone e Borsellino e il Meridione tutto, hanno bisogno di un riscatto che parta dal basso, dai suoi ragazzi che devono essere accompagnati da educatori che conoscono le realtà. Poiché anche i nostri figli hanno diritto ad un futuro migliore.

Si può e si deve e la scuola è un grande strumento.”

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