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Disagio e disadattamento scolastico tra psicologia, didattica e legislazione

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dott.ssa Mara Passafiume (Docente – Esperta in integrazione e legislazione scolastica) dott.ssa Maria Anna Formisano (Psicopedagogista – Esperta in psicologia giuridica e disagio minorile) – Quello del disagio scolastico è un tema pedagogico all’attenzione delle istituzioni scolastiche, in realtà con una progressione ermeneutica che ha portato, di volta in volta, nuovi elementi, essenziali per la comprensione del bambino nel contesto scolastico.

dott.ssa Mara Passafiume (Docente – Esperta in integrazione e legislazione scolastica) dott.ssa Maria Anna Formisano (Psicopedagogista – Esperta in psicologia giuridica e disagio minorile) – Quello del disagio scolastico è un tema pedagogico all’attenzione delle istituzioni scolastiche, in realtà con una progressione ermeneutica che ha portato, di volta in volta, nuovi elementi, essenziali per la comprensione del bambino nel contesto scolastico.

 

Disagio

Definizione: è espressione di un bisogno concreto, legato alle caratteristiche specifiche dei singoli individui e dei contesti di esistenza.

Disagio scolastico

Mancini e Gabrielli (1998) definiscono il disagio scolastico come "uno stato emotivo non correlato significativamente a disturbi di tipo psicopatologico, linguistici o di ritardo cognitivo, che si manifesta attraverso un insieme di comportamenti disfunzionali (scarsa partecipazione, disattenzione, atteggiamenti di rifiuto e di disturbo), che non permettono al soggetto di vivere adeguatamente le attività di classe e di apprendere con successo, utilizzando il massimo delle proprie capacità cognitive, affettive e relazionali.”

Il disagio, però, non è sempre sinonimo di insuccesso scolastico o di scarsa riuscita negli studi; ci sono, infatti, alunni che, pur vivendo condizioni di malessere, riescono comunque a conseguire buoni risultati.
Considerata la natura multicausale del problema, è importante che la scuola sappia individuare un ambito prioritario di intervento, per evitare il rischio di disperdere risorse ed energie,  affidandosi a soluzioni frammentarie e  inefficaci. La scuola è tanto luogo dove si logora il disagio scolastico, quanto ambiente privilegiato per contrastarlo. Infatti, la normativa vigente evidenzia la necessità di realizzare progetti integrati extracurricolari, mirati a potenziare il senso di appartenenza alla scuola e a favorire l’interazione sistematica con la  famiglia, sempre fondamentale nella risoluzione di tali problematiche. 

Un aiuto importante alle istituzioni scolastiche, a proposito del problema del disagio e della dispersione scolastica, è stato in parte già dato dal MIUR attraverso i fondi PON, per sostenere l’innovazione e la qualità del sistema scolastico. Grazie a questi fondi, numerose istituzioni scolastiche hanno realizzato interventi di formazione sulle metodologie per la didattica individualizzata e sulle strategie per il recupero del disagio

Interventi Ministeriali
per contrastare il disagio scolastico
PON: Programmi Operativi Nazionali
Sono strumenti finanziari gestiti dalla Commissione europea e sono erogati alle scuole dal MIUR. Ideati per lo sviluppo del sistema di istruzione e formazione delle regioni del mezzogiorno, si pongono numerosi ed importanti obiettivi, tra i quali:
  • Migliorare le competenze del personale della scuola e dei docenti;

  • Migliorare i livelli di conoscenza e competenza degli alunni;

  • Promuovere il successo scolastico, le pari opportunità e l’inclusione sociale.

I ragazzi che esibiscono un mancato inserimento nella scuola sono portatori di  vissuti emozionali, affettivi e relazionali che producono nel tempo una condizione di svantaggio; tali allievi sono ritenuti, spesso, ragazzi inferiori anche dal punto di vista cognitivo. In realtà, la condizione sociale di svantaggio  non  è legata ad un danno organico, bensì a  carenze economiche, affettive, culturali e sociali, che generano uno stato di disagio e disadattamento. La percezione e il grado di accettazione che la collettività ha di un ragazzo svantaggiato incidono notevolmente sulla formazione e sulla costruzione del sé del soggetto.

Il Sé

Può essere considerato come la capacità riflessiva

delle persone di apprendersi come oggetto di attenzione e di riflessione.

La conoscenza del Sé (Neisser, 1988)

Neisser (1988) ha individuato 5 tipi di conoscenza del Sé:

– il Sé ecologico: riguarda il modo in cui il Sé è percepito in rapporto all’ambiente fisico;
– il Sé interpersonale: è il Sé coinvolto in un’interazione immediata con un’altra persona;
– il Sé esteso: si definisce in rapporto ad esperienze significative del passato e ad aspettative per il futuro;
– il Sé privato: riguarda la consapevolezza che alcune esperienze non sono condivise con altri;
– il Sé concettuale: riguarda i ruoli sociali

Discrepanze del Sé (Higgins, 1987)

Discrepanze del Sé: riguardano la rappresentazione che l’individuo ha

–Sé reale: rappresentazione di come è;

– Sé ideale: rappresentazione di come gli piacerebbe essere;

– Sé normativo: rappresentazione di come dovrebbe essere

E’, dunque, fondamentale che i docenti imparino a leggere il modo di fare e di agire del ragazzo che ostenta segnali di malessere. Il disadattamento diventa disagio scolastico quando il ragazzo assume condotte di chiusura, oppure nel momento in cui il ragazzo esplicita segnali di nevrosi o di ansia da prestazione, con o senza aggressività. Ciò induce a riflettere sul fenomeno disagio  per comprenderne l’eziologia, i segni e i segnali, con lo scopo di creare una relazione educativamente valida, nella quale ci si assuma come docenti la responsabilità e il rischio della guida.
L’integrazione nel mondo della scuola richiede ai ragazzi la capacità di accomodarsi ad uno spazio in cui dominano precetti e relazioni laboriose, diverse dalla strada e  dalla famiglia, che risultano molto  impegnative. Le disuguaglianze nella facilità o difficoltà di adattamento all’ambiente e alla vita scolastica dipendono dal tipo di personalità del ragazzo, dunque dal modo di essere di quest’ultimo. Ci sono adolescenti che non mostrano nessuna particolare difficoltà sin dall’inizio, altri che devono superare una fase iniziale di disagio, incertezza e rifiuto. Spesso, però, il rifiuto scolastico è un lessico non verbale, usato per comunicare ed informare il mondo degli adulti, magari carente  dal punto di vista empatico, di uno stato di malessere.

Empatia

Definizione: capacità di un individuo di comprendere in modo immediato i pensieri e gli stati d’animo di un’altra persona. 

Hoffman (1975):
Elementi caratterizzanti l’empatia sono: la compassione, la tenerezza, la simpatia verso una persona in difficoltà
A questi si aggiunge un processo cognitivo: l’osservatore assume la prospettiva dell’altro
L’empatia rende più probabile l’attuazione di una risposta di aiuto

Di tanto in tanto, ci sorprende un bambino che in breve tempo passa dall’adesione didattica al ritiro, dall’accettazione al rifiuto, dall’ostentazione alla vergogna; sono questi comportamenti contrapposti che devono indurre i docenti ad osservare e a riflettere,  per evitare possibili errori di giudizio. Occorre, dunque, una scuola in grado di comprendere e di fronteggiare  con opportune strategie i diversi   casi di disagio scolastico, che negli ultimi tempi si manifestano in maniera eclettica e multiforme.

Interventi per il recupero del disagio scolastico

  • Danzaterapia

  • Teatroterapia e psicodramma

  • Cinematerapia

  • Peer education

  • Laboratori di pittura e bricolage

  • Mentoring

  • Servizio di consulenza psicologica

Per il docente è necessario, quindi, non ignorare i segnali inviati dagli alunni e attivare una comunicazione emozionale, volta a cogliere gli stati d’animo; ciò significa entrare in una dimensione empatica che consentirà di  diagnosticare il disagio  in maniera tempestiva e di intervenire nel modo più opportuno,  salvando così il destino di molti alunni e delle loro  famiglie.

Bibliografia essenziale consultata

Allen V.L. (ed.), Children as teachers: Theory and research on tutoring, New York, Academic Press, 1976.

Amerio P., Boggi Cavallo P., Palmonari A., Pombeni M. L., Gruppi di adolescenti e processi di socializzazione, Il  Mulino, Bologna, 1990.

Anolli L. (a cura di), Psicologia della comunicazione,  Il Mulino, Bologna, 2002.

Bastianoni P., Interazioni in comunità: vita quotidiana e interventi educativi, Carocci, Roma, 2003.
Berge A., Lo Scolaro Difficile, Edizioni Paoline, Roma, 1966.

Boda G., Life skill e peer education: strategie per l’efficacia personale e collettiva, La Nuova Italia, Firenze, 2001.

Boffo V., Per una comunicazione empatica. La conversazione nella formazione familiare,  ETS, Pisa, 2005.
Censis, La scuola del malessere, Franco Angeli, 1983.
Contini M., La comunicazione intersoggettiva fra solitudini e globalizzazione, La Nuova  Italia, Milano, 2002.

Francescato D., Putton A., Cudini S. (a cura di), Star bene insieme a scuola, Carocci, Roma, 2001.

Gentile M., Logiche d’intervento e abbandono scolastico: note per una prassi dell’agire formativo, Franco Angeli, Milano, 2000.

Morgagni E. (a cura di) Adolescenti e dispersione scolastica. Possibilità di prevenzione e recupero, Carocci, Bologna, 1998.

Moro F., Famiglia e scuola: il recupero dello svantaggio come antidoto contro la dispersione scolastica e il disagio giovanile, Franco Angeli, Milano, 2003.

Petruccelli F., Psicologia del disagio scolastico, Franco Angeli, Milano, 2005

Romei P., Guarire dal “mal di scuola”. Motivazione costruzione di senso nella scuola dell’autonomia, La  Nuova Italia, Scandicci (Fi), 1999.

Robin G., L’education Des Enfants Difficiles, Presses Universitaires De France, Paris, 1942.

Rutter M., I disturbi psicosociali dei giovani, Armando, Roma, 2002.

Stein E., L’empatia, Franco Angeli, Milano, 1999.

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