Dirigenti scolastici campani fuori sede al Governo: rientro in Regione ci spetta. Lettera

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LETTERA APERTA
– Al Presidente del Consiglio dei Ministri, prof. Giuseppe Conte
– Al Ministro dell’ISTRUZIONE, UNIVERSITA’ E RICERCA, prof. Marco Bussetti
– Al Ministro della FAMIGLIA E DISABILITA’, dott. Lorenzo Fontana
– Alla Ministra PER IL SUD, dott.ssa Barbara Lezzi

Signor Presidente, Signori Ministri, sottoponiamo alla Vostra attenzione una vicenda che ha dell’incredibile e prosegue da tre anni, con danno per tutto il sistema scolastico italiano.

La materia dei Mutamenti di incarico (cd. mobilità) dei Dirigenti scolastici è normata dall’art. 9 del CCNL 15/07/2010 che prevede quanto segue:

“1. Il mutamento degli incarichi dei dirigenti ha effetto dall’inizio di ogni anno scolastico o accademico.
2. Il mutamento dell’incarico, a richiesta del dirigente, in ogni caso segue i sottoindicati criteri:

a) esperienze professionali e competenze maturate, desumibili anche dall’applicazione delle procedure di cui all’art. 20 del CCNL dell’11-4-2006; il dirigente che ha ottenuto il mutamento dell’incarico in applicazione del presente criterio non ha titolo a formulare ulteriori richieste per tutta la durata dell’incarico stesso;
b) va riconosciuta un’ulteriore priorità, a parità di condizioni, a chi abbia maturato nell’attuale sede di servizio un maggior numero di anni e/o si impegni a permanere per almeno due incarichi consecutivi nella sede richiesta, con espressa rinuncia ad avvalersi della facoltà di chiedere
mutamento dell’incarico.
3. In deroga ai criteri di cui comma 2, il mutamento di incarico su posti liberi è ammesso eccezionalmente nei seguenti casi di particolare urgenza e di esigenze familiari:
a) insorgenza di malattie che necessitano di cure in strutture sanitarie esistenti solo nelle sedi richieste;
b) trasferimento del coniuge successivamente alla data di stipula del contratto individuale;
c) altri casi di particolare rilevanza previsti da norme speciali.

4. Su richiesta del dirigente scolastico alla scadenza del suo incarico, previo assenso del dirigente dell’Ufficio scolastico regionale di provenienza e con il consenso del dirigente dell’Ufficio scolastico della regione richiesta, è possibile procedere ad una mobilità interregionale fino al limite
del 30% complessivo dei posti vacanti annualmente. La richiesta deve essere presentata entro il mese di maggio di ciascun anno e l’esito comunicato entro il successivo 15 luglio. Nell’ipotesi di cui al presente comma, il mutamento d’incarico, ove concesso, non può nuovamente essere richiesto nell’arco di un triennio dall’incarico conferito.”
Ai sensi del comma 4, dunque, i posti disponibili in ciascuna regione, fino alla quota del 30%, possono essere coperti da dirigenti provenienti da altre regioni.

In tutte le altre regioni d’Italia tale percentuale è fissa e lo è stata anche in Campania fino all’anno scolastico 2014/15. Proprio per incoraggiare la mobilità, questa percentuale è stata raddoppiata rispetto al contratto precedente.

Dopo l’immissione in ruolo dei nuovi dirigenti, vincitori del concorso di cui al DDG 31/7/2011 e l’apertura all’interregionalità (D.M. 635/2015) per gli idonei dello stesso concorso, l’USR Campania ha ridotto drasticamente tale percentuale con il palese intento di scorrere la graduatoria degli idonei e destinare a costoro la quasi totalità dei posti resisi vacanti anno dopo
anno. (il 90% nel 16/17; il 92% nel 17/18 e il 92% è previsto anche per il 18/19!).

In tale maniera, ogni anno, a partire dal 2016/17, ha assunto nel ruolo dei dirigenti quegli idonei che avevano deciso di aspettare l’evolversi degli eventi, dirigenti comunque da formare e confermare in ruolo, a svantaggio di dirigenti già formati e confermati in ruolo in altre regioni italiane. Un sistema che, oltre a inserire un gran numero di dirigenti di prima nomina nella medesima regione, favorisce un permanere inerte, nella speranza casomai di divenire dirigenti scolastici poco prima della pensione. Tale atteggiamento, ovviamente, ha scoraggiato anche la mobilità in uscita verso altre regioni dove invece le reggenze sono numerose.

E’ una pratica scorretta per diversi ragioni. Nei nostri, perché se avessimo solo immaginato che le norme contrattuali non sarebbero state applicate ci saremmo ben guardati dal chiedere l’assegnazione in altra regione e, oggi, saremmo quasi tutti dirigenti in Campania, accanto alle nostre famiglie.

In secondo luogo, è un danno per l’erario perché invece di favorire la mobilità del personale dirigente, ritenuta prioritaria dalla Cassazione, si continuano a promuovere gli idonei.

In terzo luogo, il mancato rispetto dei termini contrattuali è fonte di contenziosi, risolti per lo più con la condanna dell’USR.

Considerato che è in via di svolgimento il nuovo concorso, su base nazionale, ne consegue che in molte regioni settentrionali posti attualmente indisponibili nei prossimi anni andranno a reggenza e non saranno invece assegnati a docenti dell’Italia settentrionale che aspirano, legittimamente, a divenire presidi non troppo lontano da casa.

Aggiungiamo che, fermo restando il vincolo triennale di permanenza nella regione assegnata ai dirigenti campani che avevano aderito alla interregionalità, si sono verificati casi di intervenute esigenze familiari o personali, tutelate dalla legge (art. 9 comma 3 del CCNL 15/7/2010). Le
domande di rientro inoltrate dagli interessati hanno, ovviamente, ricevuto l’assenso dei Direttori Generali degli USR di provenienza, ma non sono state nemmeno prese in esame dal Direttore Generale campano, Luisa Franzese, che ha persino formalizzato tale decisione negli atti amministrativi relativi alla mobilità, rifiutando persino di produrre un diniego motivato.

Proprio a causa della posizione rigida e opaca sull’argomento, si sono aperti numerosi contenziosi presso il Giudice del Lavoro che, in quasi tutti i casi giunti a sentenza, ha dato ragione ai ricorrenti condannando alle spese e al risarcimento del danno l’Amministrazione soccombente.

Riguardo tale vicenda ci permettiamo di esprimere le seguenti considerazioni:

1) E’ prerogativa dei dirigenti esercitare compiti di responsabilità, valutando caso per caso i trasferimenti richiesti, dando le opportune motivazioni al diniego, invece di attendere che un giudice del lavoro dica loro quello che devono fare.
Inerzia e inadempienza dell’USR Campania, tenuto anche a risarcire anche i danni agli interessati, rischia di produrre un grave danno erariale.

3) E’ diritto dei dirigenti campani, che per un triennio si sono formati ed hanno svolto un buon lavoro in altre regioni, vedere prese in considerazione le proprie legittime istanze, ed è doveroso accoglierle nella misura del possibile, riconoscendo il dritto al ricongiungimento dei coniugi e
l’assistenza a congiunti gravemente ammalati. Se è vero che l’attuale Governo ha a cuore le sorti delle famiglie e dei disabili, allora è giusto attendersi una sensibilità diversa rispetto al passato.

4) E’ un dovere morale permettere di rientrare in Campania a quelli che si sono messi in gioco e che REALMENTE hanno svolto il ruolo di dirigente scolastico, al servizio della Pubblica Amministrazione, rispetto a quanti sono rimasti a guardare, facendo valutazioni di convenienza. Il giusto segnale per questi ultimi sarebbe quello di stimolarli a mettersi in gioco, anche fuori regione, nella prospettiva di un rientro in Campania con il fisiologico turn over. Sarebbe un avvicendamento equo e rispettoso di chi presta la propria opera già da anni fuori di casa, lontano dalla propria famiglia e dai propri affetti.

5) teniamo a ricordare che la Campania è l’unica regione dove ci sono ancora idonei al concorso anche perché l’immissione in ruolo è avvenuta più tardi che in altre regioni a causa di note controversie giudiziarie. Esaurire la graduatoria, forse per creare nuovi posti per un eventuale
prossimo concorso, non può e non deve penalizzare quei dirigenti che hanno colto la sfida dell’interregionalità con la certezza contrattuale e di prassi, di poter rientrare alla scadenza del contratto triennale.

Conclusioni
Confidiamo in un interessamento delle SS. LL. alla questione, vissuta da noi e dalle nostre famiglie come una vera e propria discriminazione e come un’immotivata ingiustizia.

Il Comitato dei dirigenti campani fuori sede

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