Diplomati magistrali. Coordinamento SFP: la scuola non può restare impantanata in eterno nelle sanatorie

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Coordinamento Nazionale Scienze della Formazione Primaria – La storia dei diplomati magistrali è una storia troppo lunga da essere raccontata in un articolo, ma è bene definire alcune tappe fondamentali.

La giurisprudenza non è sempre stata uniforme nel dare le sentenze, per questo motivo oltre 2000 diplomati magistrale si trovano in ruolo con solo il diploma, con sentenza di merito favorevole passata in giudicato, senza mai aver fatto una selezione, mentre per altre diverse migliaia di docenti  il destino è stato o sarà diverso: la sentenza dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato del 20 dicembre 2017 si è espressa definitivamente sancendo che i diplomati magistrali sono sì abilitati, ma possono stare nelle graduatorie di istituto (Gi) e non in quelle (GaE) a scorrimento per il ruolo. Ma vediamo un po’ qual è il merito di questi diplomati che vogliono, anzi pretendono il ruolo.

L’unico merito è aver ottenuto una misura cautelare, ma sono trascorsi talmente tanti anni da essersene dimenticati. Per chi non lo sapesse, la cautelare, come suggerito dalla parola stessa, viene concessa, tramite un’istruttoria sommaria, nella fase iniziale del processo, laddove possa esserci un danno per il ricorrente (è il principio del cosiddetto “fumus boni iuris”).

I DM, come chiunque decida di ricorrere alle vie legali, erano perfettamente consapevoli del fatto che una cautelare non fosse un giudizio definitivo e che quindi avrebbe potuto essere rigettata da un parere sfavorevole del TAR o del Consiglio di Stato. Sapevano benissimo che, in tal caso, il ruolo ottenuto avrebbe potuto  legittimamente  non essere confermato. La sentenza ha perciò stabilito quelle che, secondo il diritto, sarebbero le condizioni di rispetto delle leggi e delle normative in vigore, evitando così che altre categorie di docenti più meritevoli venissero “scavalcate” dai ricorrenti con minori requisiti per accedere al ruolo.

La situazione attuale, quindi, più che danneggiare i diplomati magistrali, danneggia quei “precari qualificati” che da anni vedono calpestati i propri diritti. Stiamo parlando di quei docenti selezionati e formati dallo Stato, laureati in Scienze della Formazione Primaria, che da troppo tempo attendono delle risposte certe sulle proprie prospettive di stabilizzazione.

Precari di cui non si parla mai, dei quali nessun giornale nazionale, o telegiornale, si interessa seriamente; tutti a parlare del problema dei diplomati a rischio “licenziamento”, ma dei laureati in Scienze della Formazione Primaria (alcuni peraltro sono fuori dalle graduatorie ad esaurimento) che rischiano di non essere mai assunti (o assunti molto tardi) qualora si optasse per una soluzione pasticciata, sembra non interessare a nessuno. E di come si diventa docenti? Quando si comincia a parlare seriamente di scuola passando dalle sanatorie al reclutamento meritocratico? E le differenze tra le diverse categorie (in termini di preparazione e di competenze) si vedono nettamente. Un esempio per tutti: concorsone pensato per reclutare le nuove maestre del Veneto.

Qualche commissario (che preferisce restare anonimo) ha dichiarato: “Ci siamo trovati davanti a errori grossolani – spiega – certamente c’erano anche imprecisioni legate ai contenuti, ma quelle sono sempre prevedibili in un esame. Ci hanno colpito, invece, soprattutto gli errori grammaticali. Erano troppi, troppo banali e troppo diffusi. Stiamo parlando di errori che molto spesso vengono corretti anche ai bambini delle scuole elementari, le stesse in cui queste maestre sarebbero dovute andare ad insegnare». La correzione delle verifiche scritte, però, è stata la parte più «dolorosa»” – continua – “Alla selezione scritta ovviamente i nomi nei compiti non c’erano, ma quando siamo arrivati all’orale ci siamo trovati davanti quasi solo giovani neolaureati, certamente più freschi nei temi trattati».

Bisogna mettere al primo posto la qualità della scuola e dell’insegnamento e questo sicuramente non potrà avvenire con una sanatoria mirata ad assumere tutti i diplomati magistrali, compresi quelli che il diploma lo hanno ripescato dal cassetto dopo venti anni.

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