Diplomati magistrale, unica soluzione è riaprire le Graduatorie ad esaurimento

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Così continuano a pensarla i docenti in possesso di diploma magistrale conseguito entro l’a.s. 2001/02, colpiti dalla sentenza del Consiglio di Stato che ha negato l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento, e per i quali non è stata ancora trovata una soluzione politica.

A due mesi dall’inizio dell’a.s. 2018/19 ancora nessuna soluzione per i diplomati magistrale

Il Ministro Fedeli ha fatto scorrere i mesi successivi a quel 20 dicembre 2017 prima in attesa del parere dell’Avvocatura dello Stato, giunto solo a marzo 2018 ma per certi versi scontato, poi nell’imminenza di un cambio di guardia a Viale Trastevere. Siamo a giugno, mancano due mesi all’avvio del nuovo anno scolastico e non è ancora chiaro a chi saranno assegnate le cattedre. Nel frattempo a metà luglio sono attese le prime sentenze di merito, in seguito alle quali i docenti destinatari del provvedimento dovranno essere ricollocati nella II fascia delle graduatorie di istituto.

Anticipazioni e smentite su decreto

Nei giorni scorsi due articoli, uno del Messaggero e uno di Repubblica, hanno fornito delle anticipazioni. Si è parlato di una graduatoria specifica, in cui includere sia i dilomati magistrale che i laureati in Scienze della formazione primaria. Repubblica in particolare si è spinta più in là rivelando che si tratterebbe di una “sanatoria” poichè l’inserimento avverrebbe senza concorso. E ancora, che la collocazione avverrebbe in coda ai vincitori del concorso a cattedra, regionale, del 2016. Diplomati magistrale, fuori da GaE ma in ruolo senza concorso insieme a laureati. Anticipazioni e ipotesi sul decreto

Una ipotesi che ha comprensibilmente scatenato malumori e preoccupazioni. Nella serata di ieri il Miur ha comunicato che, pur considerando la questione diplomati magistrale una priorità, nessuna decisione definitiva è stata ancora assunta e che quindi le anticipazioni giornalistiche devono essere considerate premature”.

E tuttavia, se le ipotesi sono circolate – e in due giorni diversi – il dubbio che un fondo di verità ci sia, rimane. D’altronde quella della “terza gamba”, ossia una graduatoria specifica per diplomati magistrale e laureati SFP, altro non era che la proposta del responsabile scuola della Legsa Mario Pittoni, che però aveva proposto di regolare tale graduatoria con una procedura concorsuale riservata alla pari di quella che stanno svolgendo i docenti abilitati per la scuola secondaria. E il dubbio, secondo alcuni commenti in rete sembrerebbe confermato dalle stesse parole di Pittoni, che ieri ha dichiarato

Noi avevamo chiesto all’ex ministra Valeria Fedeli un decreto di urgenza per sanare questa situazione – spiega l’esponente della Lega Marco Pittoni, responsabile Istruzione per il Carroccio – ma lei ha scelto di non procedere ed ora siamo fuori tempo massimo ed è tutto più complicato “. C’è chi in quel “è tutto più complicato” ha voluto leggere una ammisione del fatto che al Ministero si stia effettivamente pensando ad una sanatoria.

L’idea però non piace. CoNaVinCoS, Comitato Tutela GaE Infanzia e Primaria, Coordinamento Scienze della Formazione Primaria N. O. hanno subito chiarito ”

Rappresentiamo 110.000 docenti e aspiranti docenti di infanzia e primaria (GAE infanzia e Primaria, vincitori di concorso, abilitati e abilitandi in SFP) i cui diritti e le aspettative non possiamo credere possano essere calpestati dall’ennesima sanatoria priva di selezione”

Riapertura Graduatorie ad esaurimento unica soluzione

Ma anche tra i diplomati magistrale non c’è entusiasmo per l’ipotetica proposta. Si tratterebbe infatti di essere collocati in una graduatoria regionale, utile probabilmente solo per il ruolo, a fronte delle GaE provinciali. Bisognerebbe comunque attendere lo scorrimento della graduatoria, nonché sottostare alla sua durata senza garanzia di assunzione.

La richiesta dei diplomati magistrale – appoggiati dal sindacato Anief – rimane dunque, ancora una volta, quella di un decreto per la riapertura delle Graduatorie ad esaurimento, ossia la stessa collocazione attribuita dai Tribunali prima della decisione del Consiglio di Stato, che ha permesso a molti di loro di essere assunti in ruolo (anche con anno di prova superato) e di effettuare le supplenze.

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