Diplomati magistrale, “non si può pretendere il 6 politico”. Lettera

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Inviato da Marco Bullo – Buongiorno, sono il prof. Bullo Marco, ci tengo a rispondere alla dott.ssa Baravelli Elga, che probabilmente non ha compreso bene il mio intervento di ieri.

Io penso che si debba rispettare il dettato Costituzionale, che
all’articolo 97 recita chiaramente che per accedere al pubblico impiego
(in cui vi rientra l’insegnamento) è necessario sostenere e superare un
concorso pubblico. Qualsiasi altra procedura di reclutamento risulterebbe
incostituzionale.

Visto che lei a suo dire è così preparata, sinceramente non riesco a
capire quali siano i suoi timori a partecipare ad una prova selettiva che
valuti le competenze dei futuri docenti di ruolo. La classe docente come
il sottoscritto, ha dovuto sostenere una prova selettiva rigorosa, con
esposizione di una lezione e/o unità di apprendimento, atta a valutarne
le competenze.

I diplomati magistrali dovrebbero avere la possibilità di partecipare al
concorso assieme ai laureati e chi risulta più competente, supera il
concorso e va in ruolo. Molto semplice, non si può pretendere il “6
politico”.

Inoltre dottoressa, ritengo che non possiamo noi stessi acclararci
competenti o meno, ma deve necessariamente essere un ente esterno, ad
esempio una commissione, a ritenerci tali.

Dovrebbero esserci quindi dei concorsi aperti a laureati e diplomati
magistrali, che puntino sulle competenze dei futuri docenti di ruolo, su
tutti i posti in organico, comprendendo anche quello di fatto, in modo
tale da sconfiggere la precarietà e ad avere dei docenti competenti e
formati a cui affidare la preparazione dei nostri figli.

Maestre con conoscenze e nessuna competenza, fanno bene alla scuola? Lettera

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