Diplomati magistrale, Coord. SFP: soluzione non può tener conto di una sola categoria, altrimenti sarà un sopruso

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comunicato Coordinamento Nazionale di Scienze della Formazione Primaria nuovo ordinamento –  Da molti giorni l’attenzione dei media è molto concentrata sulla protesta delle maestre che, davanti al Miur, hanno fatto lo sciopero della fame.

A detta delle insegnanti il diploma magistrale ante 2001/2002 avrebbe avuto da sempre valore concorsuale e sarebbe stato per anni escluso ingiustamente dalle Gae, le graduatorie ad esaurimento chiuse nel 2007 che davano l’accesso al ruolo senza concorso.

La Legge sancisce però che il diploma magistrale ha valore abilitante (ovvero conferisce la qualifica di insegnante a tutti gli effetti) ma non ha valore concorsuale, motivo per cui per stabilizzarsi a tempo indeterminato è necessaria selezione, tramite concorso ordinario.

Le maestre ricorsiste continuano a non considerare questa importante distinzione e, fomentate dai sindacati che si sono arricchiti vendendo loro fumo negli occhi, continuano a protestare, addirittura a non mangiare, pur di battersi per un diritto che non hanno mai avuto.

A chi si chiede perché, è facile rispondere. Mentre i ricorsi erano in divenire, le suddette docenti hanno ottenuto l’accesso alle Gae con riserva, alcune di loro addirittura hanno firmato ruoli con clausola rescissoria! Sicuramente è una modalità crudele, ma è una libera scelta quella di ricorrere anziché decidere di stabilizzarsi secondo le regole stabilite dalla Legge. Per quanto si dica che il Governo non abbia mai dato possibilità di stabilizzazione, le occasioni in vent’anni ci sono state: concorso 1999, 7 cicli del corso di laurea in SFP vecchio ordinamento, concorso 2012 e concorso 2016. Quello che all’opinione pubblica viene abilmente taciuto è che fino a che la strada del ricorso prometteva bene, le insegnanti hanno deciso di non provare nemmeno a studiare per il concorso, poiché la scorciatoia rendeva tutto più facile. Dal momento in cui l’udienza Plenaria ha però decretato che la rivendicazione del loro diritto era infondata, allora è scoppiato lo scandalo, perché si sa, una volta raggiunto il ruolo nessuno vuole lasciarlo, proprio come il principe Giovanni: una volta ottenuto il trono, mai lo avrebbe riconsegnato a re Riccardo.

Durante la corsa al ricorso dei diplomati magistrali, principi Giovanni dei giorni nostri, si sono invece indebitati e sono rimasti senza lavoro i laureati in Scienze della Formazione Primaria, completamente schiacciati dal sistema. Infatti qualsiasi diplomato magistrale ante 2001/2002 ha potuto scavalcarli, impedendo il normale scorrere delle graduatorie per punteggio. Il paradosso ha voluto inoltre che anche il diplomato con servizio pari a zero venisse prima del laureato con esperienza, prima del vincitore di concorso e prima dei docenti inseriti in Gae legittimamente.

I media e i politici sono i novelli Robin Hood, solo che anziché prendere le parti di chi era stato defraudato, sono andati in soccorso del principe Giovanni.

In questo momento si rischia di far pagare le conseguenze di chi non è stato alle regole, a chi ha studiato e si è sacrificato per seguirle.

Non è una guerra tra laureati e diplomati, il diploma magistrale ante 2001/2002 garantisce gli stessi diritti di chi ha la laurea.

Si tratta invece di una diatriba tra chi ha fatto il ricorso (diplomati magistrali) e chi ha rispettato la Legge (laureati in SFP, vincitori di concorso 2016 e residuali Gae storiche). Il motivo è molto semplice: la lotta per il lavoro. Pur ammettendo che sia stato il malgoverno ad incentivare tutto questo, è mai possibile che a pagarne le conseguenze siano sempre gli innocenti?

Qualsiasi soluzione che tenga conto di una sola categoria di docenti darà vita solo a un sopruso.

La politica deve cominciare a tutelare i 108.000 insegnanti che fino ad ora sono stati discriminati, quelli che hanno pagato a caro prezzo la corsa al ricorso, quelli talmente onesti intellettualmente da aspettare che la Giustizia facesse il suo corso. La sentenza Plenaria ha dato parere sfavorevole a tutti i ricorsi, quelli che hanno tolto il lavoro a chi, anziché pagare un avvocato, ha seguito la strada che la Legge impone. Giustizia c’è stata e deve essere rispettata. La Plenaria ha ripristinato la meritocrazia che va mantenuta. Robin Hood torni a difendere i discriminati e non chi ha sottratto un diritto agli altri pur di arrivare alla meta.

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