Diplomati Magistrale, CoNaVinCoS: “protesta per entrare di ruolo senza un concorso è solo una presa di forza inutile”

WhatsApp
Telegram

inviato da CoNaVinCoS – Vi inviamo, con preghiera di pubblicazione, la lettera scritta personalmente (e a sua firma) dal nostro fondatore ed amministratore, prof. Armando Pagliara.

Vorrei esprimere il mio pensiero in merito, dopo essere stato convocato in va ufficiale al Ministero il 27 Aprile scorso (come coordinatore nazionale CoNaVinCoS).

Spesso in Italia ci si trova difronte a situazioni imbarazzanti. Di fatto, il “problema” dell’esclusione dei Diplomati Magistrali dalle GaE lo è, in tutte le sue sfaccettature.

Perché? Semplicemente per due motivi: il primo è che, come al solito, si tende a generalizzare una situazione che invece andrebbe esaminata caso per caso, che sta provocando danni ad ogni singola persona, di qualunque tipologia di “classe docente” (DM con esperienza, GaE storiche, laureati SFP, Vincitori di Concorso 2016), mentre il secondo è la “guerra mediatica” che si sta creando tra persone che, invece, potrebbero lavorare insieme per riscrivere e stabilizzare, una volta e per tutte, il percorso di reclutamento docente, in modo coerente, giusto, senza guardare solo il proprio tornaconto (altrimenti non si va da nessuna parte).

Cosa sta accadendo? Dal punto di vista dei tre organi dello Stato siamo di fronte ad una situazione abbastanza paradossale: due organi (Magistratura e Governo) si trovano d’accordo con la legge (i diplomati magistrali sono abilitati, possono esercitare la professione di insegnante dalle Graduatorie d’istituto di seconda fascia – come gli altri abilitati, ma non hanno mai acquisito l’idoneità per entrare in ruolo) mentre il terzo (Parlamento) è chiamato a legiferare per “risolvere” una questione, anche (e incredibilmente) andando contro quello che è stato sancito dal potere giudiziario ed esecutivo.

Ma questo può accadere? Paradossalmente sì, soprattutto in un momento in cui si sono formate le Camere (dopo le elezioni di marzo 2018) ma non si è formato ancora un Governo composto dalla maggioranza.

Cosa comporterebbe? Non sono un giurista, quindi non saprei rispondere, ma di sicuro rischierebbe di passare un messaggio enormemente errato: con la forza, con le proteste e con le lacrime, è possibile acquisire diritti che non si possiede, quindi le categorie toccate da una sentenza della Magistratura possono chiedere al legislatore di ribaltarla (una sorta di “legge ad personam” estese ad una categoria). Un messaggio del genere incita all’anarchia, perché “ognuno di prende quel che vuole con la forza”.

In questi giorni abbiamo anche cercato di dialogare pacificamente insieme a rappresentanti di schieramenti opposti e l’unica cosa su cui siamo tutti d’accordo è che sicuramente è plausibile trovare una soluzione che aiuti a stabilizzare chi nella scuola ci lavori davvero, ed abbia almeno 36 mesi di servizio negli ultimi 8 anni, mentre per tutti gli altri (che della scuola si sono ricordati solo dopo il ricorso), resta la strada del concorso ordinario, su questo non c’è dubbio. Il problema però è la collocazione: per i DM essere collocati in fondo a GaE e GM concorsuali sarebbe un problema per le tempistiche. Questo però è vero in parte: al sud Italia anche chi è in GaE o in GM potrebbe aspettare altri 10 anni per prendere il ruolo, ma in molte provincie del nord questo problema non si pone.

Inoltre, l’esistenza dei riservisti GaE è un danno anche per noi vincitori di concorso (per rispondere a coloro i quali spesso si fanno questa domanda): mentre chi è in GaE lavora sempre con contratti annuali, noi delle GM non abbiamo prelazione sugli incarichi ma lavoriamo SOLO da II fascia in attesa del ruolo. Questo genera un paradosso: chi ha vinto un concorso non lavora, mentre chi ha solo il diploma sì. E attenzione ai furbetti che ci denigrano in giro per la rete: sappiate che la legge vuole che almeno il 50% dei posti liberi, nel pubblico, siano assegnati tramite concorso.

In conclusione, una cosa è ovvia: la scuola cambia. E se la legge ha stabilito che dal 2003 è necessaria una laurea per insegnare ai bambini (non parliamo di ieri, ma di ben 15 anni fa), una protesta per entrare “di ruolo senza un concorso” (o quantomeno un percorso di formazione specifico per chi ha già anzianità) è solo una presa di forza inutile. E chi non ha una laurea deve dimostrare queste competenze in altro modo. Ad esempio vincendo un concorso (Art. 97 della Costituzione).

WhatsApp
Telegram

Eurosofia: un nuovo corso intensivo a cura della Dott.ssa Evelina Chiocca: “Il documento del 15 maggio, l’esame di Stato e le prove equipollenti”