Diplomati magistrale, CdS ferma depennamento da GaE. Miceli “docenti chiedano riapertura”

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Analizziamo con l’Avv. Walter Miceli del Foro di Palermo la situazione che si è venuta a delineare con la remissione all’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato della questione dei diplomati magistrale.

Avvocato, è di ieri la notizia che la VI sezione del Consiglio di Stato nuovamente rimesso all’Adunanza Plenaria la questione dell’inserimento nelle GaE dei diplomati magistrale. Può chiarirci che cosa significa questa decisione?

La VI sezione del Consiglio di Stato ha preannunciato che, con separata ordinanza, rimetterà nuovamente all’Adunanza plenaria la questione inerente all’iscrizione nelle GAE dei soggetti muniti di diploma magistrale, poiché ha ravvisato l’esigenza di rimeditare le conclusioni alle quali era pervenuta la stessa Adunanza Plenaria con la decisione n. 11 del 2017.
In sintesi, con il nostro atto di intervento, avevamo chiesto una nuova remissione alla Plenaria per risolvere il perdurante contrasto giurisprudenziale sull’efficacia erga omnes delle sentenze di annullamento dei decreti che fissano i criteri generali di aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento, ma anche per risolvere il contrasto interpretativo insorto tra l’A.P. del Consiglio di Stato e lo stesso Ministero della Pubblica Istruzione sul valore abilitante del diploma di maturità magistrale conseguito entro l’a.s. 2001/2002.

Quali sono gli effetti di questa nuova remissione alla Plenaria?

Gli effetti sono a breve e a lungo termine.
A breve termine, la remissione alla Plenaria dovrebbe comportare il totale congelamento del contenzioso sui diplomati magistrale. Occorre osservare, infatti, che la VI sezione del Consiglio di Stato, nel rimettere la suddetta questione all’Adunanza Plenaria, ha anche sospeso l’efficacia della sentenza negativa del TAR, con conseguente reinserimento con riserva dei ricorrenti nelle GAE. Ciò significa che il TAR, prima della decisione della Plenaria, verosimilmente non pubblicherà più nessuna sentenza negativa e, anzi, non fisserà più alcuna udienza di merito.
A lungo termine, l’effetto della remissione dipenderà dalla nuova decisione della Plenaria: se questa volta il verdetto sarà favorevole ai diplomati magistrale, i ricorrenti saranno inseriti nelle GaE a pieno titolo e finalmente cesserà la disparità di trattamento rispetto agli oltre 3000 insegnanti già beneficiari di sentenze passate in giudicato.

I docenti coinvolti devono fare qualcosa?

Io credo che gli insegnanti debbano rivolgersi ai sindacati e alle forze politiche per richiedere un intervento normativo urgente a favore della riapertura delle GaE per tutti gli abilitati. Dopo l’abolizione del tetto dei 36 mesi di servizio, infatti, l’inserimento nelle GaE è l’unico strumento per garantire ai diplomati magistrale ante 2001 “serie e indiscutibili chances di immissione in ruolo” (cfr. sentenza Corte Costituzionale n. 187 del 2016) e, in tal modo, sanzionare efficacemente il decennale ricorso abusivo, a danno degli stessi, ad una successione di contratti o di rapporti di lavoro a tempo determinato durante il lungo periodo (12 anni) di latenza di procedure concorsuali.

La sentenza potrebbe in qualche modo riguardare anche i docenti della secondaria che in questi anni hanno presentato ricorso per l’accesso nelle GaE?

È evidente che la decisione della Plenaria potrebbe riaprire i giochi anche per gli insegnanti della scuola secondaria. Per questi ricorrenti, peraltro, si terrà un’importante udienza nel mese di aprile: il Consiglio di Stato dovrà anche esprimersi sull’ assurda esclusione dei docenti abilitati non inseriti nelle GaE dal piano straordinario di stabilizzazione varato con la legge 107/2015.

Nel frattempo, è stato indetto, con bando pubblicato in GU il 9 novembre 2018, il concorso straordinario per infanzia e primaria, al quale si accede oltre che con il titolo, anche con due anni di servizio svolti nella scuola statale tra l’a.s. 2010/11 e l’a.s. 2017/18. Interverrete anche in merito a questa procedura?

Questo concorso è un autentico disastro, soprattutto perché esclude illegittimamente molti insegnanti e poi perché pretende di licenziare chi ha già superato l’anno di prova. Anief proporrà ricorso per gli insegnanti esclusi dalla procedura concorsuale e impugnerà tutti i licenziamenti.
Insomma, si preannuncia uno tsunami giudiziario, che tuttavia potrebbe ancora essere evitato se la politica avesse un sussulto di buon senso con la riapertura delle GaE e con la conferma in ruolo degli insegnanti che hanno superato il periodo di prova.

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