Didattica e tecnologia. Il 75% degli insegnanti si forma per realizzare attività a scuola

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Indire ha presentato all’Università di Padova (in occasione del convegno “Digital Literacy: Policies, research and good practices”) due studi sulle competenze digitali e i fabbisogni formativi realizzati su un significativo campione di studenti (9508) e di docenti (7732) che hanno seguito dei corsi nell’ambito del Programma Operativo Nazionale (PON) 2007-2013. Le ricerche sono state condotte nel corso del 2015 in istituti scolastici di ogni ordine e grado delle Regioni del Sud (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia).

Indire ha presentato all’Università di Padova (in occasione del convegno “Digital Literacy: Policies, research and good practices”) due studi sulle competenze digitali e i fabbisogni formativi realizzati su un significativo campione di studenti (9508) e di docenti (7732) che hanno seguito dei corsi nell’ambito del Programma Operativo Nazionale (PON) 2007-2013. Le ricerche sono state condotte nel corso del 2015 in istituti scolastici di ogni ordine e grado delle Regioni del Sud (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia).

Rispetto agli oltre 7 mila insegnanti coinvolti nell’indagine, i risultati evidenziano come l’aver partecipato a molti corsi di “formazione digitale” sia strettamente legato a un’alta frequenza nella realizzazione di alcune attività a scuola: istruire i ragazzi a selezionare fonti attendibili in rete, usare le tecnologie per dare risposte agli studenti, scambiare materiali, risorse e opinioni con colleghi tramite il web. I docenti più attivi nella “formazione digitale” esprimono soprattutto il bisogno di formarsi sull’uso dei più nuovi strumenti per la produzione di contenuti digitali e sull’integrazione delle tecnologie nel curricolo e nella pratica didattica quotidiana (fino al 9% in piùrispetto a coloro che non hanno “formazione digitale”). L’indagine è in linea con altre ricerche internazionali (OCSE) che mostrano come un'alta percezione della self-efficacy (percezione della propria capacità di portare a termine con successo un compito) incida nella gestione della classe, nella soddisfazione personale del docente e nelle sue scelte didattiche più innovative. Infatti, tra i docenti della scuola secondaria di secondo grado, coloro che esprimono un'alta percezione della self-efficacy nell'uso delle tecnologie per la didattica sono il 75% mentre coloro che si sentono sicuri, per esempio, nelle competenze disciplinari, sono solo il 62% (differenza analoga si riscontra con tutte le altre competenze professionali).

Le due ricerche sono state finanziate dal PON 2007-2013 “Competenze per lo Sviluppo” FSE e sono state realizzate da un team di ricercatori Indire diretto dalla dirigente di ricerca Caterina Orlandi e composto da Annalisa Buffardi, Samuele Calzone, Claudia Chellini, e Gabriella Taddeo dell’Area Azioni di sistema, analisi del sistema scolastico nazionale e internazionale, rapporti col mondo del lavoro.

Lo studio si inserisce nel panorama più ampio delle attività di ricerca condotte dall’Indire sull’impatto e sui risultati dell’uso delle tecnologie a scuola. Le ricerche evidenziano che nelle scuole dove l’utilizzo della tecnologia è diffuso in modo capillare e ben integrato nelle attività didattiche emergono dei riscontri positivi in termini di dispersione scolastica, di rendimento superiore in alcune materie e migliore inserimento degli studenti all’uscita del percorso formativo nel mondo del lavoro. In questa ottica, ad esempio, si pone lo studio (presentato il 23 ottobre scorso a Firenze nel corso del Primo Forum nazionale sull’Innovazione) in cui sono stati analizzati 9 Licei, 8 Istituti tecnici e 2 Istituti professionali, per un totale di 14.152 studenti (in media 22 per classe) e 1.273 docenti.

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