Didattica a distanza: studenti impreparati pur utilizzando continuamente internet

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In questo periodo abbiamo imparato a conoscere davvero da vicino la didattica a distanza, si perdoni il gioco di parole. Abbiamo imparato che, a date condizioni, è possibile affidarsi alle possibilità offerte dalla rete per le esigenze dell’insegnamento.

E probabilmente, anche quando il lockdown sarà soltanto un ricordo, il web sarà parte sempre più integrante della normale didattica nelle scuole primarie, secondarie e anche nelle università.

Tuttavia in questo periodo abbiamo imparato anche che in Italia non si era del tutto pronti ad affrontare questa nuova sfida, e che il cosiddetto digital divide (il divario nelle capacità/possibilità di accesso al digitale) è un fenomeno purtroppo ancora grandemente presente nel nostro Paese, e su più livelli.

Perché se da una parte è vero che esiste un grave problema di accesso all’hardware, evidenziato dal recente rapporto ISTAT per cui circa un terzo delle famiglie italiane non possiede un computer in casa, dall’altro continua a essere forte nel nostro Paese una certa lentezza dal punto di vista dell’alfabetizzazione digitale, cosa che giocoforza si riverbera negativamente sulla possibilità di perseguire con esito la didattica a distanza anche per il futuro.

E questo, sia detto, tanto dal versante dei discenti quanto da quello dei docenti. In tal senso, un altro rapporto di recente pubblicato dall’ISTAT sottolinea che in Italia due giovani su tre in età compresa tra 14 e 17 anni hanno basse se non scarse competenze digitali, pur utilizzando continuamente internet; allo stesso modo, un rapporto pubblicato invece diversi mesi fa dall’OCSE ci ricorda quanto siano gli stessi inseganti italiani a soffrire di scarse competenze digitali. Secondo il rapporto, infatti, a fronte di una media OCSE del 43% di docenti che si dichiarano preparati o molto preparati a utilizzare tecnologie ICT per l’insegnamento, in Italia la percentuale scende al 36%. Un dato che purtroppo si riflette, ovviamente, anche nella pratica dell’insegnamento, se è vero che prima del lockdown soltanto il 47% dei docenti italiani lasciava che i propri studenti usassero con buona frequenza i supporti tecnologici digitali per lo studio (a fronte di un dato medio OCSE del 53%).

L’auspicio è che dunque, conclusa l’emergenza, venga messo in atto un massiccio lavoro di alfabetizzazione digitale tanto sugli studenti quanto sui docenti, con contemporanee politiche che favoriscano nelle famiglie l’accesso all’hardware. La scuola digitale ci aspetta, non facciamoci trovare impreparati.

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