Didattica a distanza: rapporto con le famiglie, verifiche, valutazione, tanti problemi. Lettera

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inviata da Prof. Giuseppe Genovese – La difficile sopravvivenza del docente al tempo della DAD come unica modalità di lavoro.

“CHRIS KELVIN – Parliamo di te. Tu come stai?
HELEN GORDON – Depressione, accompagnata da fasi di ciclotimia, un primo stadio di insonnia, alcuni segnali di agorafobia, disturbi ossessivo-compulsivi, shock, affaticamento, negazione…
CHRIS KELVIN – Uhm, abbastanza normale, date le circostanze.
HELEN GORDON – Lo so.
CHRIS KELVIN – Va bene. Adesso, cosa puoi dirmi di quello che sta succedendo qui?
HELEN GORDON – Soltanto che voglio che si fermi! Ma voglio essere io a fermarlo. Se riesco a fermarlo vuol dire che sono più intelligente di lui!
(dal film Solaris, 2002, regia di S. Soderbergh)”

In questo breve dialogo, tratto dal film Solaris del 2002, a sua volta ispirato al famoso romanzo omonimo di Stanislav Lem, lo psichiatra Chris Kelvin viene inviato in soccorso sulla base spaziale che studia il pianeta Solaris per gettare una luce su strani fenomeni che si stanno verificando. La dottoressa Gordon, da tempo “imprigionata” sulla base spaziale in condizioni ormai insostenibili, così risponde allo psichiatra.

In effetti ella soffre di diversi malesseri ma è anche molto determinata ad agire per sconfiggere il nemico.

La condizione dei personaggi, inserita nel filo narrativo del film in questione, non deve essere molto diversa da quella di alcuni, o di tanti insegnanti che, nell’infelice tempo della pandemia, stanno provando un doppio disagio.

Il primo riferito al comune timore del contagio e al dolore per quanti soccombono ad esso, nonostante l’eroico immane sforzo del personale sanitario; il secondo dovuto alla rivoluzione improvvisa ed emergenziale che ha investito da un giorno all’altro il proprio lavoro.

Questa rivoluzione di chiama Didattica a distanza (DAD).

In sé la DAD non è un male, anzi in tempi normali, con una adeguata progettazione e una normativa di riferimento, è sicuramente una valida risorsa.

Ora invece, quegli stessi insegnanti che sono investiti da riforme e cambiamenti procedurali con cadenza annuale (esami di stato, Pcto ex Asl, Invalsi, compiti di realtà, valutazione per competenze e così via) si trovano, da un momento all’altro, gettati in una situazione ancora non normata e pressoché sconosciuta

Gli interrogativi che ne sono scaturiti sono tanti e se ne è scritto tanto, soprattutto sul Web.

Occorre urgentemente trovare una strategia legittima sul piano giuridico e pedagogicamente efficace che consenta di ristrutturare e validare il processo formativo a distanza rendendolo significativo, autorevole e foriero di risultati misurabili e verificabili quanto l’insegnamento in presenza.
In queste prime settimane di DAD i docenti, sicuramente in buona fede, e per rispetto verso l’utenza e verso la propria professione, hanno fatto di tutto, riscuotendo anche il plauso scritto del Ministro, per non lasciare soli gli studenti.

Ma molti errori, alcuni rasentanti il ridicolo e l’illegalità, sono stati commessi, come Mauro Piras ha meritevolmente riassunto sul Sole24ore del 31 marzo scorso. “è vitale, scrive, cercare di chiarirsi le idee su quello che si può o non si può fare”. E

d è proprio questa la questione che assilla coloro che sono dotati di maggiore prudenza e buon senso. Gli altri hanno già deciso e stanno agendo nella didattica a distanza in una maniera che riproduce, fin dove è possibile, la didattica in presenza che hanno portato avanti, in maniera decisa ed adamantina per decenni.

è proprio questa condizione di precarietà e variabilità, che ha investito la società globale, che la scuola deve affrontare ma, soprattutto, deve proporre agli alunni modelli di comportamento che tengano conto di questa evenienza in ogni momento della vita individuale ed associata.

La letteratura italiana e mondiale ha affrontato tante volte questi temi tragici e la storia ce li presenta con triste frequenza e dettaglio nelle cronache delle varie epoche e negli studi posteriori. Le epidemie, infatti, hanno accompagnato purtroppo l’umanità nei secoli.

E’ urgente dare risposte agli interrogativi relativi al rapporto con le famiglie, alle verifiche, alla valutazione, alla privacy, ecc.

Dunque ancora una volta la scuola si rivela come l’agenzia deputata come e più di altre alla costruzione di un futuro migliore per l’umanità e, oggi più che mai, deve trovare soluzioni adatte per non venir meno al suo compito.
GIUSEPPE GENOVESE

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