Didattica a distanza ed editoria, intervista a Vincenzo Calò (ANARPE)

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L’avremo sperimentata in molti, in questi giorni, l’estrema disponibilità e competenza dei rappresentanti delle case editrici a fornirci indicazioni su come accedere alle espansioni digitali dei testi, su come reperire facilmente le risorse interattive utili per rendere più la didattica a distanza, o semplicemente su come recuperare una password mai utilizzata.

Abbiamo chiesto a Vincenzo Calò, Presidente dell’Associazione Nazionale Agenti Rappresentanti Promotori Editoriali (ANARPE), un bilancio delle prime settimane di nuova scuola, immaginando con lui gli scenari futuri a cui andrà incontro l’editoria scolastica dopo questa inaspettata accelerazione verso le tecnologie digitali.

Qual è in questi giorni la percentuale di utilizzo degli apparati digitali dei testi da parte dei docenti?

In percentuale non saprei, ma sicuramente siamo stati chiamati da un altissimo numero di insegnanti che ci hanno chiesto supporto tecnico, al fine di poter lavorare da casa con una didattica che non chiamerei digitale,ma che in casi di emergenza come l’attuale potrebbe tornare utile.

C’è soddisfazione?

Parlandone con diversi colleghi, c’è sicuramente soddisfazione nel trovare nella nostra categoria professionalità e competenza; per la soddisfazione riguardo la tipologia di strumenti, aspetterei la fine di questa “avventura”, per capire davvero gli effetti e i risultati sui ragazzi.

Che effetti pensi avrà questa rivoluzione digitale inaspettata sul mercato dei libri scolastici?

A livello nazionale, gli effetti riguarderanno solo l’aver fatto conoscere le piattaforme di espansioni digitali a tanti insegnanti che finora non le avevano mai utilizzate; ma sull’utilizzo nelle classi, sono sicuro che non si possa parlare, appunto, di didattica digitale. Sono convinto che il libro cartaceo sia ancora centrale per la concentrazione e per la riuscita dell’apprendimento degli studenti.

Le case editrici dovranno temere o no la concorrenza di colossi come Microsoft e google anche nella produzione dei contenuti? O secondo te resteranno due canali separati: da un lato i contenuti e dall’altro i supporti?

I “colossi” hanno già provato in passato a fondere contenuti e supporti, ma non avevano, forse, tenuto conto del fatto che i contenuti di un libro sono l’insieme di esperienze di docenti, studenti, redazioni e, perché no, rappresentanti che fanno da mediatori. A mio avviso rimarranno ancora separati. Per far riuscire una fusione di questo tipo, ci vorrebbe una formazione della classe docente sulla didattica digitale, infrastrutture nazionali per il supporto tecnico alle scuole, insomma, investimenti che al momento non vedo possibili, così come non mi sembrano così vicine vere pari opportunità per tutte le classi sociali per quanto riguarda l’accesso a quelle tecnologie.

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