DDL Scuola: mancano 30mila posti di sostegno in deroga e posti vacanti finora assegnati al 30 giugno. Studio Anief

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Il sindacato Anief afferma che nella relazione tecnica che accompagna il testo del DDL Scuola non c’è traccia di almeno il 60 per cento dei 100mila posti coperti quest’anno con contratti fino al termine delle attività didattiche, però in realtà a tutti gli effetti vacanti, quindi da assegnare per il ruolo. Come mancano i 30mila docenti di sostegno considerati ancora in deroga.

Il sindacato Anief afferma che nella relazione tecnica che accompagna il testo del DDL Scuola non c’è traccia di almeno il 60 per cento dei 100mila posti coperti quest’anno con contratti fino al termine delle attività didattiche, però in realtà a tutti gli effetti vacanti, quindi da assegnare per il ruolo. Come mancano i 30mila docenti di sostegno considerati ancora in deroga.

A pagare il prezzo delle assunzioni risicate saranno decine di migliaia di abilitati in seconda fascia d’istituto, i 7mila docenti idonei dei concorsi, cui si aggiungono 7mila prof della scuola secondaria superiore e 37mila appartenenti alla scuola dell’infanzia e primaria, oltre che alcune migliaia di altri aspiranti docenti di religione, prof in servizio nelle scuole estere del MaE e alcune centinaia di educatori.

Marcello Pacifico (Anief-Confedir): troppi abilitati all’insegnamento dovranno ancora accomodarsi in sala d’attesa. Ma con la possibilità concreta, più che in passato, di ottenere giustizia dai tribunali, dove i giudici gli potranno dare la stabilizzazione oggi negata da Governo e legislatore.

Sono molto più di 52mila i posti liberi come docenti, su cui poter assumere già da settembre 2015: ad affermarlo è l’Anief, dopo aver analizzando le cifre, davvero troppo sottodimensionate per essere vere, contenute nel ddl di riforma della scuola che tratta le immissioni in ruolo.

All’art. 8 della Relazione tecnica annessa al disegno di legge sulla Buona Scuola, approvato dal Governo e in procinto di passare all’esame del Parlamento, viene riportato che la Buona Scuola prevede “l’istituzione di posti del cd. organico per il potenziamento dell’offerta formativa, ad incremento di quelli da attivare per la copertura del fabbisogno ordinamentale. Tale incremento è pari a circa 50 mila posti. Tali posti, unitamente ad altri circa 50 mila dei posti già esistenti e vacanti, saranno occupati da personale assunto in ruolo”.

Le cifre ufficiali sulle cattedre libere riguardano

  • 18mila posti presto liberi a seguito dei pensionamenti
  • 9mila su sostegno
  • 17mila su supplenza annuale
  • 8mila su spezzoni e posti in deroga su sostegno stabilmente assegnati in organico di fatto.

A questi numeri, il Miur poi ha fatto sapere di voler aggiungere, dopo aver ottenuto il via libera del MEF, la costituzione di un organico funzionale – sganciato dalle discipline – da assegnare alle scuole attraverso l’assunzione di altri 49mila nuovi docenti, la cui sorte è però legata a doppio filo all’esito del disegno di legge di riforma nei prossimi giorni all’esame del Parlamento.

Il problema è che i numeri sui posti di docente della scuola pubblica effettivamente liberi sono decisamente più alti: mancano infatti all’appello almeno il 60 per cento degli oltre 100mila posti coperti quest’anno con contratti fino al termine delle attività didattiche (30 giugno), peraltro affidati in larga parte (in tre casi su quattro) ai precari abilitati della seconda fascia delle graduatorie d’istituto, da cui i nostri decisori politici, contravvenendo alle indicazioni dei tribunali (nazionali e non), continuano a non voler attingere per le immissioni in ruolo.

Sono poi incredibilmente dimenticati dal Governo altri 30mila docenti di sostegno, uno su tre dell’organico effettivo, che continuano ad essere considerati in “deroga” pur operando su alunni disabili accertati che necessitano del loro quotidiano apporto didattico: gli alunni disabili o con problemi di apprendimento, infatti, ad oggi sono 240mila e la normativa vigente indica di mantenere il rapporto 2 a 1 rispetto ai docenti specializzati.

I primi docenti precari ad essere sacrificati, oltre agli abilitati in seconda fascia d’istituto, perché non avranno il ruolo che meritano, saranno con ogni probabilità i 7mila docenti idonei dei concorsi, alcune centinaia di educatori, 7mila docenti della scuola secondaria superiore e 37mila appartenenti alla scuola dell’infanzia e primaria (uno su due continua a rimanere al palo), oltre che alcune migliaia di altri aspiranti docenti di religione e in servizio nelle scuole estere del MaE.

“I 50mila che otterranno il semaforo verde dell’assunzione dal Miur, probabilmente solo grazie ad un decreto legge approvato al fotofinish – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – saranno quindi solo la fetta più piccola del precariato scolastico. Gli altri docenti, tutti abilitati ma che potremmo ribattezzare ‘eterni secondi’, loro malgrado, anche stavolta dovranno accomodarsi in sala d’attesa. Ma con la possibilità, stavolta, di mettersi in coda anche in tribunale, dove – forti delle ultime disposizioni, in particolare di quella emessa dalla curia di Lussemburgo a fine novembre – potranno finalmente realizzare quella stabilizzazione oggi negata dal Governo e dal legislatore”.

Se poi, si riuscisse a far tornare in vita i 200mila posti tagliati dal 2006 ad oggi, a seguito, in particolare, del dimensionamento scolastico e della Legge 133 del 2008, si verrebbe a determinare quel rapporto fisiologico tra alunni e docenti indispensabile per tornare a proporre una scuola italiana di qualità. Permettendo, nel contempo, l’assunzione di quei 350mila supplenti abilitati, da tempo rivendicata dall’Anief. E mettendo alle spalle, per davvero, la piaga del precariato scolastico tra i docenti.

“Nel frattempo, in attesa che si pronunci il giudice del lavoro, i tanti esclusi da questa e dalle prossime tornate di assunzioni – conclude il sindacalista Anief-Confedir – dovranno accontentarsi delle supplenze dalla prima fascia della graduatoria d’istituto: però solo per il prossimo anno scolastico, perché sulle liste di attesa delle scuole, come sui candidati docenti inseriti nelle GaE, incombe lo spettro della cancellazione. Con nuovi ulteriori scontati contenziosi in tribunale”.

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