Il DDL della Buona Scuola, le proteste messe in campo da sindacati e movimenti

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Non si placano affatto i dissensi contro una riforma, che è vista come lesiva della professione docente e mortifica la scuola al ruolo di azienda di tipo privatistico per quanto riguarda la posizione dei presidi, che decidono come manager "assolutisti".

Non si placano affatto i dissensi contro una riforma, che è vista come lesiva della professione docente e mortifica la scuola al ruolo di azienda di tipo privatistico per quanto riguarda la posizione dei presidi, che decidono come manager "assolutisti".

Dopo i flash mob con lumini e abiti scuri, in segno di lutto, che si sono spontaneamente organizzati in tutta Italia fino a portare al grande sciopero generale dei sindacati confederati con la partecipazione dell'80% del personale scolastico, si continua a pensare ad altre modalità di protesta che possano far desistere il Governo dalla sua frettolosità nell'approvazione di una legge non condivisa.

Proclamato anche uno sciopero nei giorni delle Prove invalsi, che sono state prontamente rimandate, i Cobas hanno deciso di continuare sul versante scioperi e proclamare quello degli scrutini, che però non è stato accolto con entusiasmo dagli altri sindacati, probabilmente per le critiche e l'allarme di precettazione lanciato da Roberto Alesse, presidente dell'Autorità di Garanzia per gli scioperi.

Ma a questi si affianca la fantasia dei docenti, che, oltre a manifestare in presidi in tutta Italia davanti alle sedi di Provveditorati e uffici scolastici regionali, cercano di attirare l'attenzione dei mass-media, soprattutto la televisione, negli ultimi tempi  molto frequentata da Renzi, che cerca di difendere la sua riforma tanto strenuamente e inutilmente come cercano invece di combatterla i docenti, con gli stessi risultati.

Si passa dal manfestare al Giro d'Italia e agli Internazionali di tennis del Foro italico, si appendono lenzuoli con scritte contro il ddl ai balconi della case, si lanciano flash mob virtuali, bersagliando di post le pagine dei parlamentari, che replicano assumendo personale atto a cancellare tanto velocemente quanto vengono scritti.

A che cosa si arriverà? Difficile dirlo, ma di certo il popolo della scuola non intende fermarsi, neanche dopo l'approvazione del ddl, magari con la richiesta di un referendum abrogativo o a suon di ricorsi. Ci si appella ancora al Senato, dove la maggioranza di Renzi non è quella della Camera dei Deputati e si confida nel Presidente Mattarella, anche se la Commissione per gli Affari Costituzionali si è già espressa a favore.

Chi vincerà? Noi confidiamo che a vincere sia comunque la scuola e chi la vive ogni giorno per renderla davvero buona.

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