Cyberbullismo: riflettere prima di cliccare su “Mi piace”

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Gianfranco Scialpi – Cyberbullismo e fake news, stretta è la relazione tra i due fenomeni. Il bullo online ha bisogno delle fake news. Senza però la superficialità del nativo digitale avrebbero vita breve.

Occorre la “saggezza digitale” di chi pone la riflessione al primo posto. Alcune indicazioni.

Cyberbullismo e fake news un rapporto molto stretto

Il Cyberbullismo ha bisogno di “bufale” più conosciute oggi con l’espressione “fake news”. Molte attività, infatti, del bullo online si basano sui dati personali della vittima, opportunamente falsati e alterati.  Questi aspetti sono il prodotto dell’intervento del cyberbullo”. Rappresentano gli elementi aggiuntivi, che una volta inseriti nel “pacchetto dei dati personali” della vittima, ne propongono un diverso profilo con conseguenze devastanti sulla reputazione online. L’obiettivo è deridere, minacciare, denigrare, offendere escludere…

“I fiancheggiatori” del bullo online

Solitamente l’attacco del cyberbullo è amplificato per la presenza di “fiancheggiatori”, conosciuti come “cyberbulli indiretti” Essi sono coetanei o quasi del bullo online. La loro azione può limitarsi ad un semplice clic su “I like”. Spesso il comportamento è compulsivo! Denota invece maggiore consapevolezza il commento o peggio la condivisione del contenuto offensivo. Siamo sideralmente lontani dall’identità digitale che richiede una buona dose di riflessione sulle scelte che rifuggono dal clic compulsivo su “”I like”  e che prima di commentare e/o condividere una notizia ne verificano la fondatezza. 

Tutto è iniziato con il Web 2.0

Indubbiamente l’affermazione del Web 2.0(=interagire, partecipare, condividere) ha favorito la proliferazione delle informazioni. Queste non seguono più la classica direttiva alto/basso (=intermediazione), dove la televisione e i giornali ricoprivano un ruolo centrale e determinante per la formazione dell’opinione pubblica.  Nel Web 2.0 si è affermato un nuovo modello caratterizzato da un policentrismo reticolare e dalla conseguente disintermediazione.Il suddetto quadro costituisce la condizione naturale per la diffusione delle fake news. In altri termini, la maggior caratterizzazione dei social media come “altoparlanti virtuali” (capillarizzazione delle informazioni in gruppi omogenei, loro condivisione…) ha portato alla formazione di questi “buchi neri” dell’informazione. E’risaputo che dietro il sensazionalismo si nascondono bugie, e falsità e informazioni addomesticate e alterate dall’emotività (Post-verità).

I “saggi” comportamenti di fronte alle fake news

La saggezza digitale, passa attraverso “l’uso consapevole della tecnologia”.  L’affermazione di M. Prensky si declina nel nostro caso in un’adeguata riflessione sulle notizie, scartando quelle che risultano inattendibili, anche se circondate da elementi emotivi tali da convincerci del contrario. Sono noti i comportamenti che favoriscono l’individuazione delle fake news. Li riassumo brevemente.

1) Eliminare le informazioni su persone conosciute e che contraddicono quello che conosciamo di loro.
2) Bannare i profili dai quali provengono queste informazioni
3) Verificare il nickname, se difficilmente identificabile allora l’informazione probabilmente è inattendibile o quanto meno offensiva
4) Chiedere ad amici e conoscenti informazioni sul possibile bullo. In questo gli amici, i conoscenti le pagine social o simili possono rappresentare un aiuto.
5) Riflettere prima di cliccare su “ I like”. Stesso discorso vale per i commenti e le condivisioni.
6) Segnalare la “bufala” all’interessato.

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