“Cultura 2030”, Gallo (M5S): scuola protagonista nella società del futuro

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Comunicato M5S – “Nel futuro il potere potrebbe concentrarsi nelle mani di chi detiene la conoscenza e non in quelle di chi possiede ricchezza o fonti energetiche, come accadeva in passato. In questo scenario c’è un solo soggetto che può affrontare e vincere le sfide della nostra società post-industriale: il sistema Scuola-Università pubblico, cioè quelle istituzioni che possono ancora essere sotto il controllo dei cittadini”. Così Luigi Gallo, deputato M5S e presidente della Commissione Cultura della Camera, all’apertura del convegno “Cultura 2030”, in corso a Roma oggi e domani per presentare i risultati della ricerca previsionale diretta da Domenico De Mai e realizzata da 11 esperti indipendenti. Il dibattito vede la partecipazione, oltre che degli esperti stessi, anche di circa 20 importanti esponenti del mondo culturale italiano.

“’Cultura 2030’ vuole essere uno strumento offerto ai decisori politici, agli attori culturali e ai protagonisti sociali del nostro Paese per avviare una discussione sui cambiamenti in atto”, ha proseguito Gallo. “Quello che si decide nel presente modifica il futuro, e per questo c’è una scelta chiara da fare per ogni decisore politico: risorse e investimenti in istruzione e cultura”.

Prima dell’avvio del dibattito, il sociologo Domenico De Masi ha anticipato alcuni risultati della ricerca, che contiene oltre 1000 previsioni sul futuro della cultura: tra queste, gli scenari di evoluzione possibili nell’ambito della cultura giovanile, delle donne, dei sistemi educativi, del rapporto tra cultura umanistica e scientifica.

“Nel prossimo decennio”, ha affermato il sociologo, “ogni individuo percepirà la propria condizione di giovane come non terminata e perfino non terminabile. I giovani saranno familisti infedeli, credenti non devoti, connessi, con scarsa memoria di lungo termine. La cultura maschile adotterà tre valori tradizionalmente propri di quella femminile: la bellezza, l’estetica e la cura. La famiglia sarà sempre più articolata nel definirsi come nucleo primario e fondante della società e sarà affidataria, inter-etnica, adottiva, omoparentale”.

Inoltre, nel 2030 si darà maggiore spazio all’interdisciplinarietà e all’orizzontalità degli studi. La vera distanza tra cultura scientifica e cultura umanistica sarà misurata attraverso le strategie dei finanziamenti scolastici. “Alla quantità inferiore di produzione culturale non corrisponderà una qualità inferiore”, ha detto De Masi, “anche se avremo una scrittura ridotta e formule banali, sgrammaticate e carenti di capacità argomentative”.

Nel panel sulla cultura umanistica, che si è svolto in mattinata, è intervenuta anche la scrittrice e psicologa Maria Rita Parsi, tra gli esperti che hanno contribuito alla realizzazione di “Cultura 2030”. Parsi ha posto l’accento sul ruolo della scuola come seconda agenzia educativa dopo la famiglia, che andrebbe trasformata in un vero e proprio centro culturale polivalente, e sull’importanza di una rivoluzione culturale che passi per la bellezza e l’arte.

“Cultura 2030. Come evolverà la cultura nel prossimo decennio” è stata commissionata dai parlamentari M5S delle Commissioni Cultura di Camera e Senato.

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