CUB Scuola, edilizia scolastica : Legambiente vs Colao

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Antincendio scuole

Comunicato CUB Scuola -Se qualcuno avesse sul serio sperato che, alla fine della fase acuta della pandemia, qualcosa sarebbe cambiato in meglio nel nostro Paese, ecco che il mese di giugno dell’anno bisestile, non ancora concluso (né il mese né l’anno) si incarica di far capire a tutti che una cosa sono le speranze un’altra la dimensione fattuale.

Ci sembra che, anche questa volta, la soluzione vincente dei reazionari e dei conservatori sia quella di dirottare i propri avversari dalla via maestra, disperdendoli in viottoli e sentierucoli che portano molto lontano dalla soluzione del problema. Poiché viviamo in tempi confusi, spieghiamo che, all’ingrosso, reazionari sono coloro che hanno una visione politico-sociale regressiva e conservatori coloro che si battono per mantenere lo status quo; la parola preferita da entrambe è “modernità”, perché gli uni e gli altri non sono sciocchi e sanno che, se al posto del “nuovo” elogiassero il “vecchio” il consenso che ottengono calerebbe immediatamente. In nome della “modernità” e del “nuovo” nell’ultimo quarto di secolo si sono compiuti molti passi indietro in campo sociale e culturale. Risulta più difficile definire chi si opponga a reazionari e conservatori; la parola “rivoluzionario” essendo moneta fuori corso, ci limiteremo a parlare di “progressivi”, cioè di persone che immaginano la possibilità che il mondo si possa cambiare in meglio. Tra i “progressivi” alcuni sono radicali, altri soltanto “progressisti” e questi ultimi, ogni tanto, in nome di un’altra parola-chiave, il “progresso, sbandano e confluiscono nelle file dei reazionario-conservatori.

Questa premessa è necessaria se vogliamo parlare cum grano salis (citiamo volentieri, come sempre, la ministra Azzolina, la quale affermò che cum grano salis, ancorché con la morte nel cuore, aveva tenuto le scuole chiuse mentre la pandemia impazzava).

Ci poniamo la domanda: come sarà la riapertura delle scuole a settembre? Depistati dalla via maestra, i “progressivi” immaginano soluzioni, purché le scuole riaprano. Mischiati a quel coro troviamo anche molti esponenti della parte avversa: c’è chi immagina barriere di plexiglass, chi ipotizza lezioni sui prati, chi propone soluzioni ibride tra scuola “a distanza” e scuola “in presenza”.

A questo fastidiosissimo chiacchiericcio, che conferma il conto in cui davvero viene tenuta la scuola, opponiamo due citazioni. La prima è tratta dalla lettera aperta indirizzata al Governo nel settembre del 2019 da Legambiente: «Caro Governo, le scuole stanno riaprendo e per questo ti scrivo. Perché quasi il 40% degli edifici ha bisogno di interventi di manutenzione straordinaria urgente; in oltre l’80% non sono state realizzate indagini per verificare la sicurezza dei solai, oltre il 60% degli istituti non dispone del certificato di agibilità e più del 76% delle amministrazioni non ha effettuato le verifiche di vulnerabilità sismica. Insomma, se per te la Scuola è una priorità, sappi che è urgente intervenire per mettere in sicurezza tutti gli edifici e garantire le stesse possibilità educative agli alunni di tutte le regioni italiane, perché negli ultimi dieci anni la situazione non è migliorata e anzi sembra proprio essere bloccata: la progettazione è troppo lenta e quasi non c’è stato nessun passo avanti in tema di riqualificazione e sostenibilità».Questa è la prima cosa da fare entro settembre 2020, accompagnandola con un piano di assunzioni massiccio, che dia alla scuola le risorse di cui abbisogna. E non stiamo parlando soltanto di insegnanti ma anche di collaboratori scolastici e personale tecnico ed amministrativo, decurtati vergognosamente negli ultimi decenni. Se continueremo a lavorare a scuola con scarse risorse, rischieremo, dopo la crisi sanitaria, una crisi culturale, i cui effetti saranno più lenti (già si vedono, però, ad occhio nudo) ma non meno devastanti. Quindi, in primo luogo, basta parole ed aprite i cantieri – e non quelli delle “grandi opere” ma quelli delle scuole.

Partendo da questo punto per noi indiscutibile, veniamo alla seconda citazione, tratta dalle “Schede di lavoro” del Piano Colao e stilata da una task force composta da tre top manager, tre economisti, due sociologi, una psicologa, uno psichiatra, un fisico esperto di innovazione, uno specialista del lavoro, un avvocato, un commercialista e un esperto di disabilità. Era prevedibile che i malcapitati non sapessero bene cosa dire sul tema dell’istruzione, forse anche per la mancanza di “esperti” del settore. Vediamo cosa scrivono sull’edilizia scolastica. Alla scheda 41-42 (Edilizia abitativa ed edilizia sociale) veniamo informati che “Circa l’87% degli edifici scolastici risulta non adeguato alle norme antisismiche”. Notiamo che la percentuale è addirittura più alta di quella indicata da Legambiente, e notiamo anche che è l’unico aspetto evidenziato. Va bene che stiamo uscendo da una pandemia, ma è possibile ridurre il problema che concerne l’edilizia scolastica al rischio terremoti? E gli impianti non a norma, i locali inadeguati, i servizi igienici carenti, l’assenza di strutture scolastiche in numerose aree del Paese, il fatto che ogni tanto caschi un soffitto, una plafoniera, una finestra, dove li mettiamo? La gran parte del patrimonio edilizio che ospita le nostre classi è fortemente inadeguato al proprio compito, ma la task force, forse perché si sentiva sul collo il fiato pesante della catastrofe, ha pensato soltanto alle norme antisismiche. Come sapranno coloro che hanno dato un’occhiata alle Schede, esse si articolano in “Contesto” ( in questo caso, è la parte in cui si parla del non adeguamento alle norme antisismiche) e “Azioni specifiche”, laddove apprendiamo come rimediare a quello che innegabilmente è un grosso problema in un Paese ad alto rischio sismico. Ecco: “Per le scuole, costituzione di un fondo che emetta “social impact bond” acquistabili non solo da grandi imprese ma anche da piccoli e medi imprenditori e risparmiatori”. I Social Impact Bond (SIB) sono strumenti finanziari innovativi“destinati alla realizzazione di progetti di pubblica utilità, con una remunerazione degli investitori solo in caso di effettiva generazione di impatto sociale positivo, opportunamente misurato”. Comportano “la possibilità di generare un risparmio per la Pubblica Amministrazione attraverso l’iniziativa oggetto di finanziamento; la condizionalità della remunerazione, versata soltanto a seguito del raggiungimento degli obiettivi e, quindi, della generazione di un impatto sociale positivo (verificato e misurato). Proprio quest’ultimo, infatti, permette alla Pubblica Amministrazione di risparmiare le risorse che possono successivamente essere destinate alla remunerazione dell’investitore”.

Speriamo che i lettori, abituati a parlare di scuola, abbiano capito l’astuzia della task force, che consiste nel reperire fondi privati che diventeranno remunerativi soltanto se si verificherà un impatto sociale positivo. Visto come va l’Italia nei test internazionali (ai quali la task force caldeggia la partecipazione) lo Stato difficilmente dovrebbe remunerare l’investitore privato. Riterremmo opportuno chiederci perché un investitore privato dovrebbe investire fondi in un progetto zoppicante, ma accantoniamo questa troppo banale domanda e guardiamo allo “spirito” dell’ “azione specifica”. Intanto, i fondi pubblici possono andare a finanziare altro (immaginiamo a favorire la molto trascurata grande industria) e anche le tasse possono essere ridotte al minimo, poiché a finanziare la scuola pubblica ci penseranno i privati. Se qualcuno pensasse che il progetto di riduzione della spesa pubblica per la scuola riguardi solo l’edilizia scolastica si sbaglia di grosso.

Rimandiamo ad altra occasione l’esame delle proposte sulla scuola del documento Colao.

Per settembre una sola esigenza: forti investimenti per la scuola pubblica, affinché, soprattutto a chi ha di meno, possa essere offerta dallo Stato la possibilità di crescere e diventare non un lavoratore asservito e funzionale ma un cittadino che esercita i diritti che gli spettano in una società democratica.

Per tutti coloro che volessero contribuire a costruire dal basso una scuola diversa dall’attuale, questo l’indirizzo mail: [email protected]

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