Crisi di Governo, sindacalisti temono per il decreto scuola

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La crisi di Governo se si concretizzerà nelle forme istituzionali avrà ripercussioni anche sul mondo della scuola.

A dichiarare di voler staccare la spina è stato ieri sera il leader della Lega, Matteo Salvini.

E così, i sindacalisti che avevano applaudito all’approvazione del decreto scuola nel consiglio dei ministri del 6 agosto sono tornati sul piede di guerra e non nascondono i timori che il lavoro svolto venga annullato.

La prima a richiamare la politica a un senso di responsabilità è stata Maddalena Gissi, Cisl che ha detto: “Facciamo appello al senso di responsabilità della politica; responsabilità e buon senso prevalgano, prima di tutto fra i Ministri di questo governo, consentendo al decreto di andare in Gazzetta e quindi alle Camere. Guai se il frutto di un lavoro condotto con serietà, equilibrio e intelligenza fosse buttato a mare: non si capisce chi potrebbe trarne vantaggio, certamente non i cinquantamila docenti interessati, ricacciati in una precarietà priva di prospettive, né la scuola, che ha un gran bisogno di stabilità dl lavoro per poter programmare e gestire più efficacemente la propria attività“.

Si dice certo che il decreto andrà in Gazzetta Ufficiale, Pino Turi, della Uil scuola. “Il decreto è stato approvato – ha affermato – e anche se ciò è avvenuto con la formula del ‘salvo intese’ non vedo perché non dovrebbe essere pubblicato. Salvo intese vuol dire che il testo va definito, ma non è in discussione la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale per il 28 agosto. A quel punto il decreto diventa operativo e dovrà essere convertito in legge entro 60 dal Parlamento. E ciò dovrà avvenire comunque. C’è il rischio che la discussione parlamentare sarà viziata da una lotta politica più aspra, da piena campagna elettorale. Finora, a quanto si sa, la crisi va parlamentarizzata e non bisogna dimenticare che le Camere possono essere sciolte solo dal presidente Mattarella e questo non è ancora avvenuto“.

Di timori sulla buona riuscita dell’iter del decreto sulla scuola e di un anno scolastico catastrofico ha parlato anche Elvira Serafini dello Snals: “La crisi è ormai conclamata. Questo ci preoccupa molto; la situazione politica è talmente compromessa che potrebbe far finire il decreto sulla scuola nel dimenticatoio. Il testo è già andato ai Ministri che compongono il Consiglio, ma non vorremmo assistere a un inizio di anno scolastico catastrofico con 150mila posti che andranno a supplenza, cioè ai precari“.

Per Francesco Sinopoli, Cgil, il decreto “non è stato una misura di parte, ma di necessità. Ora bisognerà capire quale sarà lo sviluppo di questa situazione politica e se ci sarà un nuovo Governo. Quello in carica – ha precisato Sinopoli – ha mandato avanti il decreto. Ci auguriamo che anche il prossimo faccia altrettanto“.

Se il decreto non dovesse andare in Gazzetta, Rino Di Meglio (Gilda degli insegnanti) vuole nome e cognome dei Ministri responsabili. “Se il decreto sui precari non approderà in Gazzetta Ufficiale a causa della cieca opposizione di qualche esponente del Governo – ha detto anche in un comunicato – chiediamo la massima trasparenza sui nomi di questi ministri. Se il provvedimento naufragherà, saranno loro a doverne rispondere a una platea di migliaia di docenti precari. Il decreto legge licenziato il 6 agosto scorso dal CdM con la formula ‘salvo intese’ – ha precisato – necessita della firma di tutti i ministri per poter essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale. È bene sottolineare che il provvedimento in questione è la traduzione in atto legislativo dell’accordo siglato il 24 aprile scorso a Palazzo Chigi dal premier Conte e dal ministro Bussetti a nome di tutto il Governo. Ecco perché è doveroso che chi si rifiuti di firmare il decreto, sancendone quindi il fallimento, se ne assuma personalmente la responsabilità. Speriamo che almeno questa parte dell’accordo riguardante la stabilizzazione dei precari venga salvaguardata“.

Un nome e un cognome di un Ministro responsabile della crisi lo ha già individuato Marcello Pacifico che con un comunicato ha accusato proprio il vice presidente del consiglio di far saltare (con il Governo) anche il decreto sulla scuola e di mettere il paese a rischio multa da parte della Commissione europea per il continuo abuso dei contratti a termine.

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