Coordinamento Nazionale TFA. Il “caso” dei diplomati magistrali non esiste

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COORDINAMENTO NAZIONALE TFA – Uno dei punti fermi della nostra associazione è la necessità che gli studenti abbiano degli insegnanti adeguatamente preparati, in modo da garantire quel diritto all’istruzione che, nonostante i troppi proclami, continua ad essere disatteso da politiche miopi e irresponsabili.

Per questo non possiamo che essere sconcertati dalla mobilitazione di stampa e giornali in favore dei diplomati magistrale. Cosa chiedono infatti le “maestre”? Nient’altro che la garanzia di un posto fisso, in barba alle sentenze dei tribunali che hanno ribadito che un diploma conseguito vent’anni fa non è un requisito sufficiente per ottenere un ruolo a tempo indeterminato nella scuola pubblica. Dov’è quindi lo “scandalo” in una decisione che, oltre a riflettere un orientamento ormai decennale sul reclutamento dei docenti, rispecchia anche il buon senso di quelle famiglie che vorrebbero semplicemente degli insegnanti adatti allo scopo?

Il “caso” dei diplomati magistrali non esiste, è solo il frutto di una strumentalizzazione mediatica e politica che vorrebbe far passare per urgenti e necessarie delle misure che in realtà andranno soltanto a privilegiare chi urla più forte, calpestando una volta di più i diritti degli altri docenti abilitati. Ovvero di coloro che hanno superato delle prove pubbliche e sostenuto dei percorsi molto più specifici e formativi di un diploma di scuola superiore. Attenzione: non stiamo parlando di casi di individui eccezionali o “overachievers”, ma di quello che da anni dovrebbe essere lo standard professionale per insegnare nella scuola pubblica.

Ecco perché abbiamo deciso di appoggiare la causa dei Laureati in Scienze della Formazione Primaria, che dalla loro hanno purtroppo la sfortuna di essere meno numerosi nonché il torto paradossale di aver rispettato le regole, seguendo un percorso selettivo e formativo che i diplomati magistrale avrebbero avuto il tempo e l’occasione di portare a termine. Chissà perché questo banalissimo concetto non è stato ribadito da nessuno dei tanti sostenitori della causa: forse perché meno mediatico del quadretto lacrimevole delle “povere maestre” private ingiustamente del diritto al lavoro? Eppure, per avere un quadro più chiaro e soprattutto obiettivo della situazione, basterebbe semplicemente raccontare tutta la verità, non solo la parte che meglio conviene.

Se vogliamo davvero risolvere i problemi che da anni affliggono la scuola pubblica, a cominciare dall’escalation di violenza di questi ultimi mesi, è necessario avere degli insegnanti capaci e preparati, che hanno scelto consapevolmente e non per ripiego di svolgere questo mestiere bellissimo e difficile. Peccato che, ancora una volta, la politica abbia scelto di procedere in direzione ostinata e contraria.

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