Contratto, “Venduti per 30 denari”. Lettera

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inviato da Michele Frezza –  E così, il 19 aprile, si è conclusa la sceneggiata del rinnovo del ccnl dei lavoratori della scuola.

Dopo quasi 10 anni di attesa e dopo un patetico tira e molla tra sindacati e aran, con le scontate strategie intimidatorie da parte di quest’ultima sull’aumento dell’orario di servizio, sulle attività aggiuntive, sulla scarsità di fondi, ecc., si grida al miracolo e ci si compiace per il risultato ottenuto.

Non è chiara, né logica, né condivisibile, tutta questa fretta; siglare il contratto con un governo autore della legge 107, così tanto criticata, per poi dare anche la soddisfazione di cedere, salvando l’onore delle armi, in cambio di qualche modesto beneficio.

In sintesi, i sindacati hanno ottenuto solo riconferme del vecchio contratto, qualche modifica sulla mobilità, sulla contrattazione del misero “bonus” che genera solo la “guerra tra poveri” e poco altro mentre, invece, sostanzialmente sono integre le prerogative dirigenziali.

La parte economica che avrebbe dovuto dare il giusto riconoscimento al lavoro del personale scolastico, ancora una volta, è stata inesorabilmente e volutamente mortificata e barattata con il pretesto di risorse insufficienti.

Pur considerando le rispettive competenze, se confrontiamo lo stipendio dei docenti con quello dei dirigenti scolastici, compreso di tutte le voci e inclusi gli ultimi aumenti “a pioggia” per questi ultimi, la differenza è abissale.

Infatti, se solo si vuole considerare un aumento netto di 400 euro stabilito dall’ultima legge di bilancio a favore dei capi d’istituto, a quanto pare per loro i soldi ci sono, a fronte dei circa 50 euro netti dopo 9 anni di latitanza contrattuale, è chiara l’intenzione di come si voglia sminuire e prendere per i fondelli gli insegnanti, professionalità da sempre in prima linea e a cui tutti, a cominciare dai politici, addebitano le carenze e le responsabilità di una scuola che ha subìto nel corso degli anni le decisioni di governanti che hanno pensato solo a riformare senza conoscere minimamente le reali necessità. Eppure, nonostante tutto, questa stigmatizzata categoria di lavoratori, costretta e abituata ad essere unico capro espiatorio, continua ad ostentare una dignità ormai calpestata da chiunque ostinandosi ad accontentarsi di poco piuttosto che di niente e riponendo illusorie speranze nel prossimo contratto, tanto quello appena siglato scadrà a dicembre……ma forse il prossimo verrà firmato tra altri dieci anni!

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