Concorsi docenti, Aprea (Fi): “No sanatorie che mandano 40 e 50 enni in cattedra”

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Critiche del deputato, componente della commissione Istruzione della Camera, sulle scelte per il concorso straordinario in Infanzia e Primaria. “Ci saranno problemi a livello didattico”

No alle sanatorie per il reclutamento che mandano in ruolo troppi insegnanti con gli “anta”. Sì al ritorno fattivo dell’alternanza scuola-lavoro all’esame di maturità e alla scuola secondaria di II grado in quattro anni. Valentina Aprea (Fi), già sottosegretario al ministero dell’Istruzione e assessore al Lavoro e all’Istruzione della Regione Lombardia, oggi componente della VII commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei deputati, è apertamente critica nei confronti dell’azione di governo nel campo della scuola. A cominciare dal concorso straordinario per Infanzia e Primaria.

Lei è contraria ai docenti 40 enni e 50 enni neo immessi?

“Ne faccio solo un problema di statistica. Sanare o stabilizzare una tale quantità di posizioni non farà che aumentare il divario digitale con le nuove generazioni. Così saranno troppi gli anni di differenza fra i bambini e i docenti, che certamente dovranno appartenere a tutte le fasce d’età, tuttavia il numero di ultra quarantenni e cinquantenni neo assunti comporterà dei rischi a livello didattico. In questa linea mancheranno i percorsi preferenziali tipo Tfa e Pas che avrebbero fatto abbassare l’età media nelle assunzioni.”

Anche il ministro Bussetti ha detto che il percorso per diventare insegnanti è troppo lungo e che bisogna portare in cattedra docenti di 26 anni. Quindi?

“Il mio esordio da insegnante è stato a 18 anni, quando per diventare maestre occorreva solo il diploma magistrale. Oggi una laurea può essere conseguita a 22-23 anni ed è a mio modo di vedere un titolo sufficiente per conseguire l’abilitazione e iniziare a insegnare. I percorsi lunghi, infiniti non vanno bene.”

Cosa c’è che non va nella mini riforma dell’esame di maturità?

“Ho trovato grave non avere permesso agli studenti di portare a compimento il percorso sull’alternanza scuola-lavoro, malgrado le difficoltà riscontrate. Molti ragazzi hanno fatto l’esperienza, si sono impegnati, però adesso sanno che questo sforzo non serve. Eppure organismi come l’Ocse, documenti di livello europeo e rapporti internazionali consigliano di sommare le abilità alle conoscenze, per avvicinare i giovani al mondo del lavoro. Tutto questo è sparito e così si è tornati indietro!”

Cade il governo e lei è ministro dell’Istruzione. Cosa farebbe, subito?

“Eliminazione dei percorsi lunghi per arrivare in cattedra e rafforzamento della filiera professionalizzante per i docenti. Scuole superiori in quattro anni e ripristino dell’alternanza scuola-lavoro, stavolta di qualità.”

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