Concorso FIT non abilitati. Pubblicate anche le griglie di valutazione della prima prova scritta. Lettera

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Inviato da Licia Ricci – Da un articolo informativo delle bozze di regolamento sul sito della CGIL scopro con non tanta più sorpresa che la prima prova scritta per la FIT, riservata e ordinaria, prevede 8 domande a risposta aperta per i docenti non abilitati con almeno tre anni di servizio mentre per i neolaureati saranno 6, 2 in meno.

La prima prova scritta è la più selettiva. Confrontandomi con un dirigente di un noto sindacato faccio presente che le domande a risposta aperta, se non sostenute da griglie di valutazione complete di parametri ben definiti con i rispettivi misuratori, diventano opinabili, soprattutto dopo l’esperienza del concorso 2016 dove in molte regioni tali griglie uscirono addirittura dopo che i candidati avevano già svolto le prove, con l’aggravante che esse potevano essere modificate e integrate dalle commissioni: sulla stessa prova si potevano dare giudizi differenti.

Mi sento rispondere che è sempre stato così e che il candidato deve dimostrare di saper scrivere in italiano. Premesso che nel resto dell’Europa spesso si utilizza la procedura dei test per garantire l’oggettività nella valutazione delle prove, rimango basita in quanto, come tanti miei colleghi, ho frequentato le elementari, le medie, le superiori, l’università, master, con rispettive stesure di tesine e tesi, redatto verbali di consigli di classe, dipartimenti, collegi, PEI, PDP, e portato classi a superare le prove INVALSI e gli esami di maturità (per i quali si compongono accurate griglie di valutazione PRIMA dello svolgimento delle prove che i candidati possono consultare): «tutto deve cambiare perché tutto resti come prima», scriveva Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ma in realtà la situazione è addirittura peggiorativa, perché non ci viene riconosciuta la professionalità trattandoci come dei principianti.

I colleghi che ci hanno preceduto hanno visto valorizzata la loro esperienza attraverso percorsi speciali abilitanti (SSIS, PAS…); infatti fino a qualche anno fa c’era uno stato di diritto che rispettava la sua legge fondamentale, caposaldo dell’ordinamento giuridico della Repubblica, la Costituzione. L’art. 35 recita: La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori. Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro. Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell’interesse generale, e tutela il lavoro italiano all’estero.

Licia Ricci, una docente di terza fascia GI

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