Concorso dirigenti scolastici, prova scritta al PC ha impedito di riflettere. Lettera a Bussetti

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Inviato da Michela Giuseppina Ambrosio – Al nostro Ill.mo Ministro della Pubblica Istruzione, Bussetti, timoniere di una nave che naviga, purtroppo, in un mare in tempesta, le cui vele devono essere alte per garantire lo sviluppo pieno delle potenzialità dei nostri alunni, per soddisfare le aspettative degli stakeholder, alimentare la motivazione e l’impegno dei Dirigenti, dei docenti, membri di un equipaggio che tende, purtroppo, sempre di più verso la deriva.

Sono una docente di scuola primaria, ho partecipato al concorso per Dirigenti Scolastici e raccolgo le delusioni, le amarezze di tanti che, come me, sono stati fermati ad una prova scritta che si è rivelata una lotta contro il tempo, una corsa senza fiato e, purtroppo, con affanno e un filo di voce, ma tanta forza, davvero tanta, chiediamo giustizia.

Ce l’abbiamo messa tutta, con il nostro impegno, sacrificio, tenacia, perseveranza nello studio, amore per un’istituzione, che ancora oggi rappresenta per noi un pilastro legislativo, un dogma da rispettare, una fonte in cui credere e che alimenta, quotidianamente, i nostri sogni, le nostre speranze e non utopia.

Abbiamo affrontato una prova concorsuale, oserei dire disumana! Tutto è iniziato nel mese di luglio del 2018, tanti docenti alla prese con una preselettiva, il cui superamento chiedeva la memorizzazione di 4000 quesiti di notevole complessità. L’abbiamo affrontata con tanto entusiasmo, sacrificando le nostre famiglie, i nostri figli, i nostri affetti, i nostri doveri familiari, con un unico obiettivo: dare esempio di sacrificio, impegno, responsabilità ai nostri figli, agli studenti che, purtroppo, non nutrono più fiducia nei confronti dello studio e nel futuro lavorativo. Il 18 ottobre, una prova scritta computerizzata, cronometrata, una modalità che ha impedito di riflettere… Ahimé il tempo era tiranno e con un sistema che, purtroppo, non ha funzionato.

Chiediamo a voce unanime di non gettare in un triste dimenticatoio, in sentenze legislative lunghe e farraginose, ciò in cui credevamo e in cui vogliamo continuare a credere!

Chiediamo alle forze politiche e di governo, le istituzioni, ai forti, ai potenti, a coloro che credono nella nostra bella Italia e amata patria, una risposta degna e giusta alla nostra causa comune. Non è onesto tarpare le ali a chi, con amore, insegna ai giovani a volare in alto, nutrirsi di conoscenza, di dissetanti saperi che rappresentano l’unica arma vincente per affrontare e contrastare, senza timore, le sfide che la società del Terzo Millennio impone.

Siamo stanchi di vedere “i nostri cervelloni”, “i nostri talenti”, “le nostre belle menti” emigrare in altre terre. Diamo loro la possibilità di vivere, di credere, di dare, di fare, di costruire, di progettare, di raccogliere, di sognare in un paese giusto, in un paese che esprime lealtà, onestà, giustizia e legalità. Non demoliamo questi valori, ma rinforziamoli perché sono davvero preziosi per essere perduti, per essere vissuti solo altrove!

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