Concorso Dirigenti Scolastici, il senso della preselettiva. Lettera

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Docente A. Rivelli e colleghe, ai prof. che ci hanno formato e creduto in noi – A breve il grande quiz aspettato da sei anni e a descrivere le prestazioni richieste da cui buon esito dipende la vittoria del corso- concorso, saranno gli esiti dei punteggi assegnati nella prestazione oggettiva.

In queste prove ognuno investe tutto se stesso, si mette in gioco in vari momenti e modi, vincere o perdere è sempre un evento che ci segna a fondo… perché nel bene e nel male, ha la potenzialità di cambiare la vita di ciascuno.

Se si vince, non potrà non esserci un riassestamento totale della propria sfera di interessi, studi, azioni.

Lo stesso universo professionale si amplierà oltre i confini e le angustie dell’aula, il che vuol dire, in positivo un orizzonte più vasto e un livello di interesse più alto, ma anche, in negativo , la perdita della sicurezza e dei punti di riferimento certi, acquisiti negli anni, collegati con mille fili alla sperimentazione situazione d’insegnamento.

Se si perde non è vero che si resta come prima perché, pur nella ripetizione degli eventi consueti , ci sarà da mettere in conto le conseguenze psicologiche, dello scacco subito … la delusione, lo sconforto , il senso di inadeguatezza che ci piomba addosso, e la pena e la compassione che ciascuno crederà di trovare negli sguardi e nei cenni pur affettuosi di parenti , amici, semplici conoscenti .

Perciò è sommamente importante sapere che la prova “oggettiva” non è una vera e propria “prova “ nel senso concorsuale , tanto che il suo esito “non concorre alla formazione del voto finale” art.8 , c.5, ma è disciplinata da un articolo a parte , tra le norme procedurali , prima delle vere e proprie prove.

Insomma siamo dentro un’antinomia classica , come del bugiardo che non dice di esserlo o quella del barbiere del villaggio che non può farsi la barba . Il candidato, per dimostrare di saper fare il dirigente , deve rispondere “No”; ma poi dirigere effettivamente con giudizio una scuola deve inventarsi un “ Si”.

E a questo punto, cerchiamo di non essere fatalisti in assalto, indirizziamo lo studio sulle aeree di interesse dove la memorizzazione è ragionevole previsione, dove l’incertezza diventa certezza, verso una professione per il mondo che cambia.

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