Concorso dirigenti scolastici, Buongarzone: “questo concorso ha dato fastidio a molti. Ma non era da tutti superarlo”

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“È incredibile e ingiusto che i diritti acquisiti di tante persone oneste che hanno sostenuto il concorso con sacrifici di ogni genere, siano danneggiati dalle pretese di concorrenti che non lo hanno superato”.

Roberto Buongarzone, 54 anni, insegnante di ruolo di lettere e latino al liceo scientifico “Leonardo Cocito” di Alba, in provincia di Cuneo, non ci sta alle accuse rivolte contro la gestione del concorso per dirigente scolastico, finita nell’occhio del ciclone, prima a seguito di ricorsi ed esposti, poi a seguito dell’ordinanza di annullamento del concorso emessa dal Tar del Lazio, annullamento a propria volta sospeso dal Consiglio di Stato, con successiva ammissione con riserva dei candidati che lo avevano superato. Tra questi ultimi, che rappresentano il 15 per cento del totale dei candidati, c’è appunto Buongarzone, che non ha preso bene il contenuto di una nostra recente intervista alla professoressa e avvocato Pamela Nastasi, candidata e a propria volta bocciata al concorso. La legale aveva sottolineato, tra l’altro, alcuni gravi dubbi circa la gestione dell’anonimato delle prove e presunte anomalie statistiche legate alla sproporzione tra concorrenti bocciati e concorrenti ammessi nelle varie sottocommissioni.

Professor Roberto Buongarzone, facciamo un passo indietro. Lei sostiene che l’adozione di una griglia da parte di tre commissari ritenuti incompatibili dal Tar, per avere tenuto dei corsi di preparazione al concorso, non possa inficiare il lavoro di centinaia di concorrenti.

Di fronte alla presenza di centonovanta commissari e trentotto sottocommissioni il fatto che ci sia una presunta incompatibilità, peraltro ancora tutta da da verificare, di un sindaco e di altri due commissari che sono stati in precedenza dei formatori, questo non è possibile”.

Si spieghi meglio

A fronte di trentotto sottocommissioni costituite da cinque membri ciascuna, per un totale di centonovanta commissari, un sindaco e due commissari che sono stati formatori, avendo partecipato il 25 gennaio 2019 alla redazione o meglio all’adozione della griglia di correzione dello scritto, una griglia piuttosto generica, avrebbero compromesso l’imparzialità di centottantasette commissari e di trentacinque sottocommissioni, oltre a quella delle loro tre sottocommissioni? Non si può pensare che questo sia stato possibile. La griglia di per sé non può essere fatta ad personam su circa novemila concorrenti allo scritto e con centonovanta commissari. Al di là di questo, la cosa che mi ha urtato di più, anche della sentenza del Tar, è stato l’annullamento totale della procedura. Annullamento che non tiene conto dei diritti acquisiti di persone oneste che hanno fatto un concorso che peraltro è stato il più trasparente che sia mai stato fatto”.

Eppure si continua a sostenere da più parti che ci siano state delle criticità

Se facciamo il confronto con il concorso del 2011, che fu regionale e non nazionale, con prove scritte sostenute quindi ciascuno nella propria regione, si scriveva a mano e non al computer e questo davvero non garantiva l’anonimato dei concorrenti e delle prove. Stavolta anche l’orale è stato fatto fuori regione. Un sistema oggettivo ci ha assegnati a random a una sottocommissione. Ad esempio, il mio scritto è stato corretto in Puglia e l’orale l’ho fatto a Napoli. In base a questo sistema a random, solo pochissimi e solo per puro caso, hanno avuto la fortuna di sostenerlo nella propria regione”.

Potevate conoscere qualche giorno prima la sede dell’esame?

Il sistema di assegnazione alle commissioni per l’orale era stato talmente oggettivo che i concorrenti sapevano già dove sarebbero andati. Bastava fare l’elenco dei codici fiscali. Facendo dei calcoli sapevo già prima. Io a Napoli non conoscevo nessuno, non avevo alcun contatto. Rispetto al concorso del 2011 dove si poteva in astratto conoscere qualcuno, l’anonimato è stato davvero garantito e se ci fosse stata una falla, come quella denunciata dei commissari incompatibili, perché non andare a verificare la legittimità della loro posizione? Se tra le persone esaminate da loro ci fossero state delle persone conosciute che abbiano partecipato ai loro corsi, perché non cercare di individuarle? Non è giusto invalidare una procedura che è costata fatica e denaro, un biglietto aereo, un albergo e tanto altro. E tutto questo perché ci sono stati tre commissari incompatibili su centonovanta?”

Nastasi dice che il Tar ha esaminato solo uno degli undici motivi di ricorso e che ora probabilmente il Consiglio di Stato esaminerà gli altri.

Tutti quei motivi di ricorso sono stati rigettati e potevano forse essere più validi rispetto a quello accolto, relativo alla compatibilità dei tre commissari. Penso ad esempio a quanto accaduto in Sardegna, dove le prove sono state rimandate di due mesi. Pensavamo davvero che la Sardegna sarebbe stata un problema per noi. Trovo invece assolutamente improprio che la procedura venga invalidata non qualche mese dopo lo scritto fatto in Sardegna, ma addirittura quasi alla fine della procedura. Peraltro, la portata degli effetti invalidanti va rapportata non tanto a un danno che l’annullamento può portare al sistema scuola, ma alla lesione dei diritti acquisiti di quelle persone oneste che hanno studiato e che hanno portato a termine positivamente tre prove difficili senza alcun tipo di raccomandazione. Insisto: molti hanno preso periodi di aspettativa non retribuita, o il part time per un anno intero. Molti altri hanno speso tanti soldi in corsi a pagamento oltre che in viaggi. Tanti sacrifici e tanto stress. Ognuno di noi ha fatto i salti mortali. Io avevo una classe quinta da portare agli esami ed ero pure stato nominato presidente di Commissione agli esami in un’altra scuola, ma ho chiesto solo sei giorni di ferie. E nonostante abbia avuto l’esame orale al concorso il 15 giugno scorso, sono tornato in sede da Napoli il 16 e il 17 ho presieduto la riunione plenaria. Alcuni colleghi candidati hanno fatto l’esame anche dopo”.

Che cosa pensa in merito alle denunciate anomalie sul piano statistico? Si sostiene che ci sia stata un’eccessiva sproporzione di bocciati e promossi nelle varie sottocommissioni.

Ho letto che l’avvocato Nastasi sostiene che con la sua preparazione avrebbe dovuto per forza passare lo scritto. Innanzi tutto non so come lei abbia potuto sapere che in alcune sottocommissioni il 90 per cento dei candidati sia stato promosso mentre e che in altre sia successo il contrario, visto che ogni candidato poteva e può conoscere solo il numero di quanti hanno superato la prova il giorno in cui quel candidato l’ha sostenuta. Non so se abbia promosso un accesso agli atti presso il Miur. Per forza di cose ci possono essere queste sproporzioni. I commissari sono uomini e donne con i propri difetti, la propria cultura, ci può essere in loro severità o mancanza di severità. Sarebbe come se si pretendesse che in tutte le classi delle scuole d’Italia ci fossero le stesse percentuali di alunni promossi e bocciati. Ma questo spesso non succede nemmeno all’interno della stessa scuola. E allora come facciamo, da insegnanti, a meravigliarci del fatto che le percentuali di promossi al concorso siano diverse nelle varie sottocommissioni? Questo aspetto fa parte dell’umanità dei commissari. La stessa estrazione a random dei quesiti può avere determinato quesiti più difficili a un candidato e quesiti più accessibili ad altri”.

Qual è il suo giudizio sul punto?

Vedo in questa storia la contestazione dei propri giudici, che è diventata una sorta di sport nazionale. Se è vero che ci sono grandi differenze tra le percentuali di ammessi vuol dire che la griglia del 25 gennaio, che si contesta, non è stata certo decisiva, perché, come succede agli esami di Stato, la soggettività di chi corregge diventa molto importante. C’è chi, per decidere il futuro della scuola italiana, vorrebbe una sola prova, come quella preselettiva a quiz, che è stata certo oggettiva. Ma questo non ha senso perché quel tipo di prova è basato sulla memorizzazione di quattromila quesiti e poi sulla risposta a cento quesiti a risposta multipla. Dunque bastava studiarsi a memoria quattromila quesiti”.

Ma era davvero possibile mandare a memoria migliaia di quesiti?

Certo. Infatti io e altri lo abbiamo fatto. Abbiamo imparato a memoria quattromila quesiti. Ma una prova come la preselettiva potrebbe mai essere in grado di stabilire se un dirigente sia in grado di ricoprire il ruolo complesso di dirigente scolastico? Credo di no. E’ una prova che ha messo in gioco la pura capacità di memorizzare migliaia di quesiti. Ma in uno scritto bisogna dimostrare di saper scrivere, cosa non da tutti, nemmeno da tutti gli insegnanti. E in un orale bisogna saper dimostrare di reggere lo stress, di essere chiari, di saper argomentare, di sapersi porre in modo positivo di fronte a problemi complessi. La mia commissione non ha valutato solo quel che io sapevo ma anche come ragionavo e come sapevo argomentare, questo è stato valutato. Non solo se conoscevo la pedagogia, le leggi e il contratto. Per noi la prova orale è stata la più difficile, è durata più di un’ora. Ho parlato venti minuti senza essere interrotto e commissari hanno fatto bene bene, poiché così hanno compreso se ero psicologicamente adatto, se avevo la capacità di affrontare, da solo, un argomento complesso, argomentando davanti a cinque commissari. Anche questo non è da tutti, come invece sembra essere sempre più da tutti, come dicevo prima, contestare i propri giudici, che siano i propri insegnanti o i propri commissari in un concorso pubblico. Questo senza nulla togliere a coloro che sentono di essere stati lesi nel proprio diritto di essere giudicati con equità. Io sono stato soddisfatto di come è stata gestita la mia prova. Mai nessun commissario si è alzato prima che io avessi finito, li ho trovati molto preparati e dunque penso che infangare il concorso per fini personali non sia corretto”.

Torniamo alla denunciata e almeno per ora mai dimostrata violazione dell’anonimato legata anche al fatto che il materiale presente sul monitor dei candidati potessero essere visibile a terzi.

Io ricordo quel che è successo nella mia aula. Avevamo un tempo prestabilito. Era un tempo breve. Quando i minuti son finiti mi si è oscurato lo schermo, è comparso un codice alfanumerico che il tecnico è venuto a copiare separatamente dal codice fiscale. In quella mezz’ora il mio computer era nero quindi non capisco come qualcuno possa dire che le prove fossero visibili”.

Lei parla di “avvocati senza scrupoli” che in qualche modo spingono a fare ricorso. Ma si può addossare ai legali la responsabilità di questa situazione?

Lo dico a maggior ragione con riferimento al recente concorso per Dsga. Alcuni concorrenti che conosco sono stati contattati da un team di avvocati, già prima dei risultati. Puntare all’annullamento del concorso significa non avere scrupoli nel calpestare i diritti dei concorrenti onesti che in tutti questi mesi hanno investito energie e soldi. Il fatto è che è stato dato fastidio a molte persone che fin dall’inizio pensavano di avere il diritto di passare il concorso da dirigente scolastico”.

Si spieghi meglio. A chi si riferisce?

Vede, sono tanti i collaboratori dei dirigenti che non lo hanno superato. Questo è un concorso in cui tante persone che rivestivano il ruolo di vicepresidi non hanno passato lo scritto o la preselettiva semplicemente perché nessuno conosceva i titoli e le esperienze professionali dei candidati e nello specifico il ruolo di vicepreside è stato valutato solo alla fine della prova orale, poiché anche all’orale i candidati erano dei perfetti sconosciuti. Se un candidato era vicepreside non lo si poteva sapere, non si è tenuto conto di questi aspetti. Io non sono giovanissimo, ma hanno superato il concorso molti giovani, e questo è un bene. Questi giovani nel 2011 non lo avrebbero passato. Sono tanti i fattori che incidono sullo scritto e bisogna accettare i risultati. Il concorso è stato superato dal 15 per cento del totale dei candidati. È chiaro che all’interno dell’85 per cento dei non promossi ci sono tante persone degnissime. Ma se io stesso non lo avessi passato non avrei recriminato, fa parte del gioco, specie quando ci si trova di fronte a un concorso molto selettivo”.

Mi perdoni la domanda. Allo stato delle cose, dopo la sospensiva del Consiglio di Stato, e in attesa di una sentenza che chiuda definitivamente la questione, lei tra poco entrerà in una graduatoria, poi sarà chiamato a dirigere una scuola attualmente priva di un dirigente scolastico. Ma non le mancherà l’insegnamento? Perché un insegnante a un certo punto della carriera decide di fare il preside?

L’insegnamento mi mancherà, non posso dire che non mi mancherà insegnare. Ma in certi momenti della vita bisogna cambiare strada. Io mi sono deciso a partecipare a questo concorso non perché non volessi più insegnare, ma perché ho visto qualche dirigente uscito dagli ultimi concorsi, non dico non preparato sulla conoscenza delle leggi, ma non portato a fare il dirigente dal punto di vista delle capacità psicoattitudinali. Spinto anche dai miei colleghi, l’ho fatto anche perché c’è bisogno nella scuola di dirigenti preparati e anche di persone che abbiano attitudine a lavorare in collaborazione con gli altri, ad essere proattivi, a motivare i colleghi. Il dirigente scolastico ha un compito difficile, deve coordinare dei professionisti, i docenti e gli Ata. Non si tratta di comandare, ma di coordinare una comunità di professionisti. Io consiglierei al ministro dell’istruzione di inserire, in un prossimo concorso, un test psicoattitudinale perché è importante l’attitudine a svolgere il compito. Ho visto dei dirigenti che non sono adatti a questo tipo di responsabilità”

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