Concorso dirigente: duecentosettanta candidati denunciano il Miur alla procura

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Centinaia di aspiranti presidi, bocciati al concorso da dirigente, si rivolgono alla Procura della Repubblica. Dopo un mese dagli esiti, gli interessati dicono di non sapere ancora perché siano stati bocciati.

Nonostante le richieste e l’accesso agli atti non sanno ancora perché non abbiano superato la prova espletata a ottobre 2018. Duecentosettantuno candidati al “Corso-concorso nazionale, per titoli ed esami, finalizzato al reclutamento di dirigenti scolastici presso le istituzioni scolastiche statali”, bandito con decreto del Direttore Generale per il Personale Scolastico n. 1259 del 2017 del 23 novembre 2017, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 90 del 24 novembre 2017, rappresentati dagli avvocati Pierpaolo Dell’Anno e Giuseppe Murone, hanno presentato, in data 17 aprile 2019, un esposto alla Procura della Repubblica di Roma avente ad oggetto circostanze relative all’espletamento dello stesso.

L’esposto, spiegano i promotori, “sottopone all’attenzione dell’Autorità Giudiziaria plurime violazioni regolamentari, ridondanti in vantaggio di pochi in danno di tanti, essenzialmente afferenti al mancato espletamento della prova in data unica e in contemporanea, alla divulgazione in tempi diversi dei quadri di riferimento, alla diversa formulazione dei quesiti rispetto a quelli stabiliti dal bando di concorso, ai criteri di attribuzione delle prove nel procedimento di correzione, ai criteri di abbinamento codice/candidato, alle diverse percentuali di ammessi Regione per Regione, alle effettive modalità di espletamento della prova scritta nelle diverse sedi e ai differenti controlli ivi espletati, alla composizione e ai mutamenti delle commissioni esaminatrici, ai corsi di formazione, alle possibili fughe di notizie e al software Cineca”.

Gli esponenti hanno richiesto, alla stregua di ogni opportuno approfondimento investigativo, anche di carattere tecnico, e previa acquisizione di ogni utile incartamento concorsuale, “che venga svolta ogni più incisiva indagine volta ad accertare le eventuali responsabilità penali correlabili alle violazioni e ai vantaggi in oggetto. Ciò allo scopo di comprendere le ragioni per le quali si sia inteso connotare di permeante oscurità un concorso pubblico improntato per legge ai parametri di legalità e trasparenza e determinare evidenti e inaccettabili disparità di trattamento tra i candidati”. Gli esponenti intendono fornire il proprio contributo agli inquirenti nell’accertamento della verità, anche per il tramite dell’espletamento di attività investigativa difensiva, e desiderano estendere a quanti si trovano nella stessa posizione la possibilità di costituire voce unica e condivisa. Per ora, dicono gli interessati, si sa che un candidato su tre tra coloro che avevano superato la prova preliminare con 100 sono stati bocciati, uno su due tra coloro che avevano conseguito un punteggio tra 90 e 100 e questo, dicono, lascia l’amaro in bocca. “Abbiamo studiato il diritto”, insistono, “e sappiamo quanto sia importante il valore della trasparenza”.

Va segnalato, in ogni caso, che le accuse sono tutte da dimostrare e che il Miur è ancora nei tempi di legge per rispondere ai quesiti esposti dai candidati con l’accesso agli atti.

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