Concorso 2019: come sarà valorizzato il dottorato di ricerca?

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inviato da Dott. Daniele Iannotti – I Dottori di Ricerca scrivono al Sottosegretario Giuliano per avere notizie sulla reale volontà del governo di valorizzare il più alto titolo accademico.

Anche questo governo, come i suoi predecessori, sembra non voler prendere in considerazione con serietà il problema dell’inserimento stabile dei Dottori di Ricerca nella Scuola Secondaria, financo di una valorizzazione del personale già in forza ed in possesso del titolo.

I segnali, contenuti nella bozza della legge di bilancio, sono chiari:

  •  per le aziende private vengono previsti incentivi per l’assunzione di chi consegue il titolo nel solo Anno Accademico 2018-2019 e non ha superato i 34 anni di età;
  • nel concorso per la Scuola secondaria, vi è l’impossibilità di cumulare al punteggio del Dottorato (Ph.D) i punteggi di altri titoli accademici legalmente conseguiti, poiché il massimo riconoscimento ai titoli culturali è pari a 20 punti, lo stesso attribuito al Ph.D; da questo consegue
    che o si fa valere il Dottorato oppure altri titoli, “scartando”così una formazione culturale  professionale rilevante – compresi i 24 CFU in discipline antropologiche e psico-pedagogiche.

Da tempo molti Dottori di Ricerca si sono uniti nel Comitato per la Valorizzazione del Dottorato di Ricerca nella Scuola Secondaria, che fin dalla sua formazione, ha predisposto proposte e partecipato ad incontri per una valorizzazione del titolo all’interno del settore scolastico pubblico, con interventi caratterizzati dalla non volontà di apparire in prima persona, ma
cercando dialogo e confronto con le compagini governative e parlamentari per far valere le proprie proposte.

Le risposte ottenute, purtroppo, sono vaghe e sempre subordinate ad altri interessi politici e/o di altre categorie del mondo della Scuola – magari più numerose ed agguerrite. Si è pazientato a lungo con la consapevolezza che proprio alcune “cose” avessero la precedenza per un avvio il più
possibile ordinato dell’Anno Scolastico; la pazienza però è stata mal ricompensata.

Molti Dottori di Ricerca, docenti precari di Terza Fascia, hanno anche sostenuto gli esami per il conseguimento dei 24 CFU; si è così dimostrato, ove ve ne fosse bisogno – ed anche ad alcune categorie di colleghi un po’ diffidenti -, che non spaventano né lo studio di contenuti e competenze didattiche né il dover superare un ennesimo esame pensato per neolaureati.

Chi ha un Dottorato umanistico, inoltre, si è molto spesso dovuto sottoporre all’umiliazione di dover sostenere esami in discipline che potrebbe insegnare all’Università, poiché si è organizzato un meccanismo perverso di riconoscimento di esami già sostenuti demandato alla sola autonomia
degli atenei di provenienza, con evidenti ed inevitabili schizofrenie ed iniquità.

Che altro dobbiamo fare? Attraverso i mezzi di comunicazione tutti si sbracciano per denunciare la fuga di cervelli che continua, mentre nella realtà vigono ignoranza, indifferenza e diffidenza da ogni parte. Perché i Dottori di Ricerca devono continuare a essere vittime da 10 anni
di una normativa sul reclutamento che non solo cambia, mostrando evidenti patologie, ma mortifica anche tutti gli sforzi fatti per divenire docenti migliori?

Vige ancora molta disinformazione sul fatto che non tutti i Ph.D conseguono il titolo per rimanere in Università; molti, infatti, cercano in esso un necessario e doveroso completamento della propria formazione
accademica.

Per questi motivi, il Comitato per la Valorizzazione del Dottorato di Ricerca nella Scuola secondaria attende risposte da parte del Sottosegretario all’Istruzione, con delega alla Scuola, Salvatore Giuliano, nonché dal Ministro Marco Bussetti e dal Senatore Mario Pittoni, con i quali
si sono avute diverse interlocuzioni, fin qui però sfociate in splendide dissertazioni sul Nostro sistema formativo. Vogliamo risposte serie, anche negative ed oppositive, sulla reale volontà di questo Governo, di valorizzare il merito e il più alto titolo di studio a livello europeo.

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