“Concorsi-Ricorsi”, “ Il Tar … una sospensiva non la nega mai a nessuno”. Lettera

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Inviato da Luigi Giulio Domenico Piliero Dirigente scolastico – Ricorrere contro le procedure di un qualunque concorso pubblico per il reclutamento di personale è divenuto, nel nostro Paese, una pratica strutturale e nessuno si stupirebbe se, d’ora in poi, i prossimi concorsi fossero chiamati direttamente e fuori da ogni ragionevole dubbio “Concorsi-Ricorsi”.

Si ricorre a prescindere, sostenuti dalle leggende metropolitane assunte a verità assolute e tradotte nel detto divenuto ormai popolare che “ il Tar… una sospensiva non la nega mai a nessuno”.

Sull’onda dell’ottimismo e invogliati dalle proposte degli studi legali, sempre più disponibili ad offrire la loro competenza professionale al personale scolastico, i ricorrenti tentano l’ultima spiaggia, dopo che hanno fallito le prove concorsuali.

Il concorso per DS è solo l’ultimo clamoroso caso di questa attitudine italiana che vede colleghi, l’uno contro l’altro armati, come nella migliore tradizione storica che, senza troppi sforzi mnestici, rimanda alle fatidiche lotte tra guelfi e ghibellini.

La sentenza del TAR del Lazio, del 2 luglio scorso, accolta con soddisfazione dai ricorrenti lascia basiti i vincitori.

Viene spontaneo chiedersi, senza entrare nel merito delle ragioni e delle scelte individuali, se le regole di un bando debbano valere per i partecipanti a un concorso solo fino a quando “non si è bocciati” (per semplificare attingo a un lessico scolastico un po’ desueto ma più efficace) e se questo accade si ha voglia poi di “mandare tutto a carte 48” e ricominciare daccapo…come se il nuovo concorso ci risparmierebbe le due inevitabili categorie dei “promossi” e dei “bocciati” e, quindi, di nuovo la miriade dei ricorsi dei secondi contro i primi.

Per evitare che la selezione del personale diventi una battaglia senza fine, credo sia necessario ripensare alle regole, alle modalità ed alle procedure di reclutamento, da un lato, e alla formazione ad hoc per i commissari, dall’altro, affinché i futuri dirigenti siano individuati per le loro competenze e non per gli esiti di questa o quella sentenza.

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